Irriverenti e libere

Un libro di Barbara Bonomi Romagnoli che ci racconta frammenti di percorsi e storie delle donne in movimento

6 / 4 / 2014

Il libro Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio (Editori Internazionali Riuniti) di Barbara Bonomi Romagnoli è arrivato nelle librerie in questi primi giorni di aprile e lo trovate anche online scontato qui. Vi proponiamo uno stralcio della presentazione di Lidia Carpignano da comune-info.net 

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E qui si intravede, tra le brume di una perdita di memoria collettiva crescente nella nostra società, il tratto di corso storico che sembra aver molto contribuito alla fisionomia di queste generazioni femminili. Molte di queste donne hanno vissuto all’interno di gruppi di protesta e di lotta, come si suol dire, misti: contro le guerre, contro il razzismo e lo sfruttamento delle persone immigrate, contro la globalizzazione liberista. E per la verità ne hanno costituito la parte più attiva. Hanno dunque patito anche le sconfitte, e i traumi, uno dei quali per più versi irreparabile: a Genova nel luglio del 2001, quando le forze dell’ordine si scatenarono in un interminabile orrore sui cui esiti, specie sui ragazzini e le ragazzine di allora, non si mediterà mai abbastanza. In ogni caso hanno visto – e lo dicono – la decadenza di una parte politica, la sinistra, i cui valori fondativi di eguaglianza e giustizia sociale, promozione umana e culturale, sono stati profondamente sentiti, rielaborati e fatti propri.

È lecito interrogarsi sulle conseguenze di questo vissuto nelle scelte politiche e personali, e, per la verità, non solo per quanto riguarda le donne in questione: è lecito, ma non è facile. Perché non esistono spazi pubblici sufficienti né stimoli, provocazioni, domande collettive sufficientemente durature da incoraggiare questa riflessione che è politica, nel senso che pretende di proiettare davvero l’esperienza personale e singolare su un orizzonte molto vasto, tanto passato quanto futuro. Come si vedrà leggendo le pagine che seguono, qualche tentativo in questo senso lo si fa, e lo si fa prevalentemente tra donne o per loro iniziativa. Ma tutto ciò che si tenta è frutto di aggregati piccoli e volatili, la quantità di “scioglimenti”, alla fine di un’impresa a volte anche notevole, come una grande manifestazione, o dopo una performance culturalmente rilevante e innovativa, non si contano. E portano tutti il segno della prudenza: mai (o quasi mai) contare su un associarsi politico permanente, più capace di accumulazione, stratificazione e diffusione. Anche un’assemblea è rischiosa in questo senso.

Per ora. Perché stiamo parlando di un quadro in continuo mutamento ed è difficile resistere alla tentazione di evocare gli scavi della famosa vecchia talpa, traducendola nell’immagine di una miriade di giovani talpe. Le quali a volte inforcano gli occhiali e si dedicano alla documentazione di ciò che fanno, di ciò che avviene, di ciò che passa sull’orizzonte. Così che le esperienze non vadano perdute, che servano da bagaglio, leggero quanto si voglia, per transitare in un’epoca più promettente. Ed è il caso di questo libro e del suo messaggio pronunciato con voce gentile, questo messaggio: che occorre rispetto per capire la realtà, che il rispetto è una qualità culturale fondamentale per la ricerca, che il rispetto oggi è rivoluzionario.