Intervista a Fermin Muguruza, leader del gruppo punk basco Kortatu

L'intervista realizzata pochi giorni dopo la pubblicazione del libro "El estado de las cosas de Kortatu", scritto daRoberto Herreros e Isidro López

28 / 1 / 2014

Traduzione di Anna Irma Battino

Fermin Muguruza ha collaborato alla scrittura del libro di Roberto Herreros e Isidro Lopez. Tuttavia non condivide alcune loro opinioni e respinge l'idea che “Equilibrio” sia una canzone contro il Partido de la Gente del Bar (PGB), fondato da Carlos Azagra

Abbiamo parlato con lui del libro "El estado de las cosas de Kortatu" e della figura dei Kortatu.

Come avete vissuto il ricordo di quello che furono gli anni dei Kortatu?

Per fare un libro come questo ho avuto bisogno di una persona di fiducia, che sapesse molto bene di cosa si stesse parlando: in questo Roberto Herreros è stato fondamentale.

Penso che nessun'altra persona abbia avuto il coraggio di fare un libro di questo tipo, che ha al suo interno persino un'intervista con Mikel Antza (uno dei massimi dirigenti dell'Eta ndr), che si trova in una prigione di Parigi .

In una prima fase mi sono dedicato a recuperare i dati per rinfrescare un po' la memoria, ad ascoltare l'album (il titolo del libro è anche il titolo di un album della band uscito nel 1986 ndr), a rileggere ancora una volta le lettere, a rivedere ogni concerto che facemmo in quegli anni...

Poi siamo andati in tour e alla fine del tour mi hanno fatto un'intervista nella quale mi hanno chiesto cose molto concrete sul libro. Immagino che avessero già intervistato molte persone e volessero risposte precise, ma qui  hanno rovinato l'atmosfera anche perchè nel corso del tour avevo già fatto un'altra intervista. Anche loro si sono accorti che in quel secondo colloquio non ho collaborato troppo: sono molto metodico in queste cose.

In realtà, non ho fatto nessun'altra intervista su questo libro: la prima è con voi.

Ti sei sempre definito come un cecchino della parola, come vivi questa definizione oggi, dopo la tregua a tempo indeterminato dell'ETA?

Nel libro racconto il momento in cui ho preso le distanze da diverse strategie, come ad esempio la strategia armata, ma anche il fatto che in nessun momento io abbia messo in discussione ciò che chiamo " fronte culturale", cioè combattere attraverso la musica .In questo tour in particolare è successa una cosa molto bella: la prima strofa de “La línea del frente” l'ho fatta a cappella con la gente. Era incredibile vedere che tutti conoscevano la canzone.Sono molto orgoglioso di aver composto la colonna sonora di quegli anni. Quella canzone è come uno strumento di trasformazione sociale, che serve a denuciare, a sfondare...

Pochi mesi fa un ragazzo a Lavapies (importante piazza di Madrid ndr), al Bar Parrondo, davanti ad un bicchiere di vino mi disse: "Nella ultima manifestazione del 15M qui abbiamo fatto un sit-in davanti alla polizia, poi loro sono avanzati, abbiamo alzato tutti le braccia, loro hanno iniziato a manganellarci e picchiarci e noi abbiamo iniziato a cantare La línea del frente ". Mi ha ricordato quali fossero i movimenti per i diritti civili negli Stati Uniti, quanto questi abbiano influenzato il Sud Africa, ora che stiamo ciò che avvade a Mandela .Dopo aver ascoltato la canzone si ha la sensazione di vedere l'amore, la rivoluzione e l'autonomia come concetti inseparabili …

Sì, in effetti c'è un dettaglio molto interessante. Nella seconda intervista ho raccontato di quando sono andato a Victoria per conoscere Billy Bragg, poi ho ricollegato il fatto che Billy Bragg cantava di amore e di rivoluzione. "Eravamo sulla barricata in tre" era una frase di Bob Marley che, come "ti amo ", è una dichiarazione d'amore. D'altra parte parla proprio di questo, dell'elemento motore di qualsiasi tipo di espressione, quando sei innamorato, quando c'è una lotta della quale si è veramente appassionati. Poi arriva l'amore. Ti accompagna in questo processo rivoluzionari o. In questo senso , l' idea che l'amore e la rivoluzione vadano di pari passo credo sia riassunta in questa canzone .

Il libro sottolinea che i Kortatu hanno avuto un consenso diffuso, che sono stati catalizzatori delle varie anime della sinistra di tutto lo Stato

Non solo. Un gruppo come Los Fabulosos Cadillacs ricorda che, a parte The Clash e The Specials, sia stato influenzato molto dai Kortatu. Prima cantavano in inglese e, dopo aver ascoltato i Kortatu, hanno iniziato a cantare in castigliano. Stiamo parlando della band più importante che ci sia praticamente in tutta l'America Latina.

Più che un consenso, si tratta di creare un sentire comune all'interno del quale tutte le persone di sinistra, tutti quelli che erano “antipartidos”, tutte le persone che in quel momento si stavano realmente mobilitando, potessero riconoscersi insieme.

Anche l'antico presidente basco Patxi Lopez diceva di impazzire per i Kortatu. Kortatu faceva un lavoro di ponte. Questo è stato molto importante perché da un lato stavamo difendendo l'indipendenza del Paese Basco, ma dall'altro stavamo anche difendendo l'insubordinazione, che a quel tempo non era difesa da alcun settore della sinistra indipendentista .

Poi c'era la questione delle libertà personali, della libertà delle persone in relazione alla libertà collettiva, altre questioni di carattere anti-autoritario. Naturalmente siamo odiati dai fondamentalisti di tutti gli schieramenti. Che sia per la critica alla musica che facciamo o per il nostrio approccio politico .

Nel libro il concetto di rock radicale Vasco (RRV) appare come un termine che genera un consenso inamovibile.

L'etichetta la ripudiavamo tutti, perché non l'avevamo creata noi stessi e perché non ne avevamo bisogno. Soprattutto i Kortatu. Altri gruppi , può essere ... Ma non ho mai sentito nessuno dire " Kortatu è un gruppo di RRV ", lo sento dire adesso perchè si fa un'analisi di quell'epoca.

Io sono uno di quelli che ora accetta la definizione e l'ho inserita anche nel libro. In quel momento eravamo contro l'etichetta. Ora che tutti sono contro, io sono a favore. Perché è sbagliato? La gente dice: "Non è stato né radicale , né rock." “Cosa vuol dire? Era rock, era radicale ed era basco”.

Al momento si tratta di una etichetta utilizzata per comprendere un periodo, per definire un certo numero di gruppi che erano completamente diversi ma che avevano molto in comune, scenari di condivisione, ideologia, critica sociale e la solidarietà tra loro era molto forte . Con quello che ho passato negli anni '90, ho sempre guardato con nostalgia agli anni '80... " qualsiasi passato era meglio".

Nel libro, Ruso, ex cantante deiHechos contra el Decoro,dice che, a suo parer , i Kortatu hanno segnato una rottura con la sinistra istituzionale. Cos'era quella sinistra istituzionale che fronteggiavate ?

E ' difficile da analizzare e ... ci sono stati diversi elementi. Per prima cosa, io provengo dalla militanza politica. Ho lasciato la militanza perchè ero in disaccordo con le linee. All'inizio ero della Jarrai, quando si trattarono due questioni chiave come la ribellione e le droghe. Avevo delle divergenze con loro ed ho lasciato. Io sono per il potere dell'assemblea, il più orizzontale possibile, per distruggere la verticalità, ridurre la burocrazia .
All'interno della sinistra indipendentista c'è sempre una linea con cui mi sentivo in sintonia, che era la più eretica. Naturalmente ci sarà sempre critica ortodossa, ma è stato solo quando abbiamo spinto con forza l'eresia che siamo riusciti ad andare lontano. Quando ci hanno chiuso il passo, tutto si è bloccato. Ma noi siamo come un ariete ed abbiamo continuato a spingere. Ed è la parte più eterodossa della sinistra indipendentista che può unire tutti i movimenti sociali, ciò che si muove, ciò che non è dogmatico. Penso sia questo ciò che intende El Ruso, che mi conosce molto bene personalmente .

Con quali ipotesi sollevate dal libro non siete d'accordo ?

Sono venuti con una ipotesi dei '90 per discutere di un disco degli anni '80 e non credo che sia molto giusto ... non so quale parola usare, ' giusto' è troppo. Volete provare una tesi, ma state sbagliando il periodo. La tesi che l'ETA si chiude improvvisamente in ranghi e fa in modo che i movimenti sociali scompaiano è documentato che non sia vero. Il maggior numero di azioni non violente si verificano a partire dagli anni '90.
Non sono d'accordo con quel tipo di argomenti che parlano di un nuovo stile di musica, di organizzazione, che è sostenuta da alcuni sociologi che per me rimangono ancorati agli anni '80 e che non sono in grado quindi di adattarsi al nuovo contesto dei '90.

C'è stato un conflitto molto pesante sulla strategia, l'intera questione della socializzazione della sofferenza, che è qualcosa di terribile, che è anti-rivoluzionaria. Potremmo dire che c'è una crepa dal 2000. Una volta che si rompe la tregua di Garazi Lizarra. Qui possiamo parlare di un crack. Non che qualcuno sia colpevole ed altri no, ma c'è una crepa. Ma questo sarebbe un altro libro. Negli anni '90 i movimenti sociali sono stati più attivi che mai, perché avevamo imparato. Anche l'autoproduzione è stata più attiva, come nel caso di Esan Ozenki (etichetta indipendente militante basca nata nel 1991 ndr).

tratto da diagonalperiodico.net

  

Kortatu - La linea del frente