Il suono della Primavera a Barcellona

4 / 6 / 2014

LATO A

Non è mia abitudine fare resoconti tediosi delle vacanze o dei viaggi, ma lo scorso week end mi è capitato di essere a Barcellona, Spagna, Europa con l'intento di godermi un evento di cui tanto ho sentito parlare e che ero veramente curiosa di vedere con i miei occhi: il Primavera Sound, festival di musica a 360 gradi che dura quattro giorni e che mette insieme un bel po' di esibizioni dal vivo di molti progetti musicali internazionali interessanti. Quindi sono arrivata nel centro della Catalogna che si prepara al referendum sull'indipendenza con l'intenzione di godermi tapas e cerveza e ascoltare tanta musica. Non avevo fatto programmi su visite alla città, non avevo guardato mappe o studiato il contesto in cui mi apprestavo a immergermi.

Accade così, avviandomi verso la casa degli amici che gentilmente mi ospitano, di trovarmi improvvisamente immersa in un clima surreale di militarizzazione che all'inizio mi spiazza. Non capisco il senso di quegli elicotteri che sorvolano le nostre teste, dei reparti della polizia schierati in antisommossa e del clima teso del quartiere che sto attraversando. Dopo poco scopro di essere nel Barrio di Sans, a pochi metri dalla sede appena sgomberata e parzialmente demolita del Can Vies, storico centro sociale catalano che da 17 anni è punto di riferimento per i movimenti cittadini e spagnoli. Velocemente cerco di acquisire informazioni tramite il web e mi scorrono davanti agli occhi le immagini del centro sociale parzialmente demolito da una ruspa, data alla fiamme dai manifestanti. Vedo le immagini degli scontri e leggo che da tre giorni, nel barrio ci sono scontri con la polizia, guerriglia urbana e una grande resistenza da parte della popolazione che con determinazione lotta per la difesa del Can Vies. "Benvenuta a Barcellona" mi dico, stesse scene di violenza e repressione che vedo nelle nostre piazze, "Benvenuta in Europa" penso.

Il giorno dopo sfoglio i giornali e vedo che tutte le prime pagine parlano degli scontri, non capisco molto il catalano ma il dibattito mi sembra di condanna alla violenze. Il solito trito e ritrito tema sui manifestanti violenti e non violenti, con tanto di editoriale che dice: valorizziamo la rete sociale del Can Vies ma isoliamo i violenti!. Sorrido e penso che gli editorialisti dei quotidiani, anche in Spagna, avrebbero bisogno di stare un po' in strada, nel barrio e non davanti a un computer a snocciolare soluzioni. La notizia è che il sindaco ha fermato lo sgombero e la demolizione del Can Vies e che sabato ci sarà una grande manifestazione con presenze da tutta la Spagna. La sera faccio un giro a Sans e vedo la piazza piena di giovani, anzi giovanissimi: tante ragazze e ragazzi, seconde generazioni, meticce e indignate. Parlano, discutono, si organizzano, fanno cori contro la polizia che è molto presente e minacciosa. La strada è chiusa dai reparti dei “mossos” ed è subito evidente che la tensione è alta, dopo 4 giorni di scontri e resistenza si sente che la determinazione della gente è forte e che questa lotta è vera e potente.

LATO B

Dopo alcuni anni di attesa, tanti racconti e molte aspettative, varco i cancelli del Parc del Forum, Zona Porto di Barcellona e passo sotto la luccicante insegna bianca e semovibile del Primavera Sound. Più o meno mi immaginavo cosa mi sarei trovata difronte, ma la verità è che è tutto molto più enorme e strabiliante di come me lo aspetto: l'area è enorme, puntellata da sette palchi coperti dalle diverse dimensioni, tutti allestiti in modo grandioso e apparentemente impeccabili. Centinaia di stand con etichette, merchandising, riviste di musica, radio, operatori da tutto il mondo, decine e decine di stand allestiti a bar – mi hanno colpito perchè erano veramente tanti – e moltissimi chioschi dove mangiare di tutto: dalla cucina thai alla giapponese, dalla pizza all'hamburger, dal falafel alla cucina portoghese passando per molte specialità tipiche catalane e spagnole. Ci sono anche in fila per 3 col il resto di 2: Coca Cola, Red Bull, Illy Caffè con le tazzine brandizzate Expo Milano 2015, Heineken con 2 palchi dedicati, Sony con il palco principale dedicato, Adidas con relativo palco, Ray Ban con relativo palco – quasi un palco a sponsor e altri dedicati ad alcune testate musicali come l'autorevole Pitchfork, l'internazionale Vice e il promoter britannico Atp.

Insomma non manca niente, tutto perfetto: centinaia di concerti su quattro giorni, una selezione artistica che punta alla musica e non al grande nome, un lavoro di rete europea di grande livello, moltissimi giovani da tutta Europa e dal resto del mondo. Ho visto e ascoltato delle esibizioni di grandissimo impatto: Johnatan Wilson, GoodSpell You! Black Emperor, Caetano Veloso, Nine Inch Nails, Mogwai, Chromeo, Cut Copy e la qualità degli italianissimi Junkfood. Solo per nominare alcune esibizioni del sabato.

Mi ha colpito molto questo Primavera Sound. E' sicuramente cresciuto moltissimo negli ultimi anni e ha saputo mantenere una coerenza di proposta culturale e artistica, attirando moltissime persone senza dover per forza investire tutte le risorse in grossi nomi di richiamo, ma costruendo la sua fortuna sulla tessitura di una rete, coinvolgendo operatori preparati e sensibili - non a caso il festival per l'Italia è seguito da Sfera Cubica e A buzz Supreme – investendo sulla qualità e la novità della proposta artistica, fidelizzando un pubblico di veri appassionati della musica suonata in tutto il continente e oltre. Premiando in qualche modo la relazione e la costruzione dell'evento, non l'evento in se. Il paragone con i grossi festival all'italiana è inevitabile, anche perché in contemporanea a Bologna si svolgeva Rock in Idro, osannato come il festival dell'estate, con un cartellone di grandi e grandissimi nomi, che con la costruzione di rete c'entra ben poco: trapiantato senza fare un check di compatibilità, direttamente da Milano alla neo-arena Joe Strummer. Un evento che “dovrebbe indicare la via per la rinascita dei festival estivi in Italia” e “riqualificare il rock come motore per l'economia cittadina”. Come dire: trapiantiamo il fegato malato di una persona su un'altra persona così guariscono tutte e due? Il metodo Stamina della cultura è servito. 

E i brand direte voi? E come si fa a investire risorse in questo momento di tagli alla cultura e al welfare? Risponderebbero loro.

B-Side

Sono ripartita da Barcellona con un sacco di domande nella testa, apprendendo che alla manifestazione in difesa del Can Vies c'erano 20mila persone e che il Primavera Sound ha registrato 190 mila presenze su 4 giorni. Se non fossi piombata per caso in mezzo al quartiere di Sans non avrei mai saputo di questa lotta, come probabilmente è capitato al 90% degli appassionati di musica presenti in questi giorni. Però la lotta del Can Vies è stata una potente anomalia per la Barcellona del Primavera Sound.

Mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile – per non dire impossibile - costruire un evento culturale indipendente, sicuramente di rete, ma che non sia ingurgitato dagli sponsor e dal mercato dell'evento.

Mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile e per niente scontato costruire le lotte, vincerle e provare a immaginarsi un futuro non brandizzato.

Mi ha fatto riflettere su quanto sia alta la sfida e che l'Europa ci aspetta.

LINK UTILI

 - Per una precisa cronaca in italiano sullo sgombero del Can Vies leggi: Barcellona, Cronache di una settimana di resistenza su Zic.it

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