Il mondo capovolto e i "complotti" secondo Leonardi Bianchi

Cronaca del talk tenutosi a Sherbooks Winter Festival lo scorso 30 gennaio

5 / 2 / 2022

Domenica 30 Gennaio si è tenuto al CSO Pedro di Padova, nell’ambito del Festival di Sherbook, la presentazione del libro “Complotti, cronache del mondo capovolto” di Leonardo Bianchi, intervistato da Antonio Pio Lancellotti.

La presentazione inizia parlando dei fatti di Capitol Hill del 6 Gennaio 2021, quando un gruppo di sostenitori del presidente uscente Donald Trump ha fatto irruzione nel Congresso, sede del Parlamento nord Americano, nel tentativo di protestare contro presunti brogli elettorali.

Bianchi inizia parlando di come i fatti di Capitol Hill lo abbiano spinto a contattare la casa editrice, la romana Minimun Fax, e a iniziare la stesura del libro. La sommossa, o come la definiscono alcuni cronisti, il “tentato colpo di stato”, non era, secondo Bianchi, qualcosa di inaspettato. Infatti, in quello che lui definisce “ecosistema mediatico dell’estrema destra” già da tempo si parlava e ci si preparava ai fatti di Capitol Hill. Si trattava di portare un universo che fino ad allora era rimasto relegato a imageboard come 4Chan nel mondo reale.

Le assurdità che da osservatori esterni possiamo notare nei fatti del 6 Gennaio, come ad esempio Jack Angeli finito agli onori della cronaca per il suo folkloristico vestito da “sciamano”, sono semplicemente il prodotto della trasposizione di una realtà che, rompendo la gabbia del web, comincia ad avere effetti sul reale. Non dobbiamo stupirci della simbologia peculiare di questi movimenti, soprattutto se pensiamo che sono nati e si sono sviluppati in contesti al di fuori della nostra visione del reale.

Una caratteristica importante di questo tipo di cultura è il dualismo che si viene a creare tra la dimensione del “movimento dal basso”, esplicitata nella mancanza di organizzazione e nella spontaneità dei movimenti cospirazionisti che quindi si diffondono in circuiti alternativi ai media del cosiddetto mainstream, e la strumentalizzazione che molto spesso è il potere stesso ad attuare, al fine di utilizzare questi movimenti per mantenere la propria egemonia. A tal proposito, un esempio sicuramente significativo sono state le dittature di destra come il fascismo, il nazismo e il più recente pinochetismo. Senza scomodare sanguinari dittatori, anche il 45° presidente degli Stati Uniti Trump ha fatto largo uso di questo tipo di teorie ai fini puramente elettorali, così come la cosiddetta sostituzione etnica viene rilanciata anche da noi in Europa dai partiti di destra.

Per iniziare da un po' di storia, la nascita stessa dell’espressione “teoria del complotto” è essa stessa una teoria del complotto. Infatti negli ambienti cospirazionisti è credenza comune che l’espressione sia stata coniata dalla CIA nel cosiddetto “Rapporto Warren”, un dispaccio interno all’agenzia statunitense in cui si esprimeva preoccupazione per quanto riguarda la nascita di teorie del complotto sull’ omicidio di Kennedy. In realtà, come spiega Bianchi, l’espressione esisteva già da prima ed è iniziata a circolare nella società americana soprattutto col cosiddetto maccartismo, il periodo in cui, negli anni 50’, si sviluppò negli States una smisurata paranoia nei confronti di chiunque si sospettasse di simpatie socialiste o comuniste.

Facendo un passo indietro, prima della 2GM erano proprio le teorie del complotto a costituire la narrazione ufficiale degli stati, in un’era in cui gli stessi cause belli venivano costruiti ad arte e la versione ufficiale era diversa tra stato a stato. Curioso come molti statisti dell’epoca, come l’ex primo ministro britannico Churchill, fossero antisemiti. Dopo la 2GM e dopo che il mondo prese atto dell’esistenza dell’Olocausto, le teorie del complotto sono state progressivamente escluse dal dibattito pubblico. Attualmente, per Bianchi siamo in una situazione di coabitazione, in cui le teorie del complotto risultano essere sia legittime che rigettate.

Una spinta significativa al diffondersi di cospirazionismi è stata sicuramente la pandemia di coronavirus. Per molte realtà, specialmente legate alla destra, si trattata di un evento programmato da fantomatiche élites (leggasi ebrei) al fine di varare misure sempre più autoritarie e controllare la popolazione mondiale, ma il fine può cambiare da teoria a teoria. Difatti una caratteristica peculiare degli ambienti in cui si sviluppano le teorie del complotto è proprio la loro eterogeneità e la mancanza di una narrazione comune. La nascita di una teoria del complotto non risulta esser comunque fortuita, bensì si muove in quelle zone d’ombra in cui anche la narrazione ufficiale fa fatica ad imporsi. Bianchi fa l’esempio dell’origine del coronavirus e di come, nonostante la comunità scientifica tenda per imputarlo ad un cosiddetto “salto di specie”, non si può dire con certezza se effettivamente non sia nato in un laboratorio. È proprio la configurazione delle teorie del complotto a renderle soluzioni false a problemi reali, e a svilupparsi nelle “zone d’ombra” che le versioni cosiddette “ufficiali” lasciano.

Una delle teorie originatasi dalla pandemia che ha avuto un impatto significativo negli ultimi tempi è quella del cosiddetto “Grande Reset”, nata in senso ad una proposta del World Economic Forum per un cambio di paradigma economico nel pieno della pandemia di Covid-19 nel 2020. L’analisi di questo caso ci risulta esplicativa comprendere le motivazioni che portano un certo tipo di cospirazionismo a costituire una retorica anti sistema solo di facciata.

Il WEF, insieme ad altre istituzioni internazionali come il FMI, sono da sempre criticate dalla sinistra per le controverse politiche di debito nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Nel 2021, ad esempio, il governo svizzero ha dovuto ridurre i fondi per l’organizzazione del Forum di Davos, definito da Bianchi come “la fashion week del neoliberismo”. In questo caso ad una critica di sinistra si unisce quella cospirazionista che, ribaltando totalmente l’assunto del “Grande Reset”, va a teorizzare che una delle organizzazioni che più supportano politiche diametralmente opposte a quelle socialiste o comuniste possa, al contrario, cospirare nell’ombra per implementare un sedicente governo mondiale comunista.

Anche qui, la rivisitazione di teorie vecchie come la Red Scare assume una connotazione molto più favorevole al mantenimento di un certo potere, anche di carattere economico. Si parte da un problema reale effettivamente percepito, ovvero l’influenza di associazioni internazionali neoliberali sulle politiche economiche, e si risponde andando contro l’unica forza politica, che è la sinistra radicale, che crea da sempre un profilo critico nei confronti di questi Think Tank. La narrazione elaborata da destra risulta pertanto non solo fuorviante, ma è un vero e proprio tentativo di appropriarsi di un tipo di analisi che niente ha a che vedere con l’ideologia di destra.

Un altro tema rilevante quando si parla di cospirazionismi è quello della cosiddetta “singolarità complottista”, ovvero la convergenza di un gruppo di comunità e sottoculture eterogeneo accumunato da un’idea cospirazionista della realtà. In questo campo un ruolo centrale lo ricopre la cultura New Age, la quale natura millenarista sul Grande Risveglio ad opera dell’Era dell’Acquario si presta molto bene al cospirazionismo e alle teorie sul Nuovo Ordine Mondiale. In effetti tutto quell’humus culturale che si rifà alla spiritualità e alle discipline orientali ha supportato e continua a supportare i cospirazionismi. Tolta la fiducia nella tecnica e nelle istituzioni, a queste persone non resta che affidarsi alla Natura, concetto che per quanto astratto sembra godere di un’aurea di credibilità a priori. A tal proposito, Bianchi spiega come sia nato un termine ad hoc per descrivere questo connubio tra spiritualità e cospirazionismo, appunto conspirituality, tradotta in italiano col termine cospiritualità.

La presentazione si conclude con Bianchi che ci spiega come, se da un lato i metodi più classici come il debunking o la censura risultano poco efficaci, è invece assai utile da una parte il focus sullo sviluppo di uno spirito critico e dall’altra la creazione di movimenti dal basso. I movimenti dal basso costituiscono negli individui un aumento dell’agency e della consapevolezza di avere una rilevanza legittima in quanto soggettività politica. Portando il potere reale direttamente nelle mani dell’organizzazione, i movimenti contribuiscono ad una presa di coscienza delle problematiche da affrontare e rendono superfluo l’adesione a idee cospirazioniste.

Bianchi ci fa l’esempio di come il pluridecennale complotto delle scie chimiche abbia scoperto una riduzione di potere come narrazione politica proprio con l’avvento dei grandi movimenti di massa di stampo ecologista. Anche qui si può notare come il ricorso al cospirazionismo sia in prima battuta risultante della sfiducia nelle istituzioni e della loro mancanza di prendersi in carico la risoluzione delle problematiche sociali, tra qui quelle ambientali. È proprio nello sviluppo dei movimenti dal basso che sta la soluzione al diffondersi dei cospirazionismi. Un gruppo di persone coeso e con una chiara agenda politica può, con l’aiuto degli strumenti della Teoria e di una prassi ben consolidata nel tempo, costituire una forza d’avanguardia radicale e radicata che possa svilupparsi coerentemente in risposta alle debolezze del sistema, un sistema che è sicuramente più vicino all’ultraliberismo che al socialismo o al comunismo.