"I movimenti in Francia tra Loi Travail e Nuit Debout" a Sherwood 2016

18 / 6 / 2016

Giovedì 16 giugno si è svolto, all’interno del ciclo di incontri di Sherwood Books & Media, un dibattito con alcuni esponenti dei movimenti protagonisti del ciclo di lotte apertosi in Francia in questi ultimi mesi contro la nuova legge sul lavoro.

Ad aprire la discussione è stato Sergio Zulian (AdlCobas) il quale ha specificato che l'attenzione con la quale abbiamo guardato alla Francia non è di mera solidarietà, non è stata spinta da una sorta di “turismo delle lotte”: l'interesse che abbiamo avuto nei confronti dei movimenti francesi si rifà agli intrecci fondamentali delle espressioni europee del dissenso. Quello che accade in Francia è interessante per noi soprattutto per le forme nuove attraverso le quali il precariato sociale si approccia alle lotte, reinventando la pratica della sciopero e di blocco economico del Paese. La forza della composizione precaria in Francia ha infatti avuto il merito di intrecciarsi con il lavoro dipendente tradizionale, che adesso rischia di diventare anche formalmente precario, che era già organizzato nelle strutture sindacali.

Come il Job's Act, la Loi travail – detta anche El Kohmri - è un dispositivo di estensione della precarietà al mondo del lavoro e del non lavoro garantito con la forza del diritto.

 

Per Irène Bonnaud (CiP – IdF) la Loi travail è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La critica sindacale e dei movimenti si è concentrata sull'articolo 2, che permette alle varie imprese (di diversi settori) di poter decidere direttamente rispetto a salari, orari e condizioni di lavoro dei prorpi dipendenti. Viene di fatto demolito il Codice del lavoro [Code du travail] francese, che è stato conquistato con decenni di lotte, facendo ricadere le nuove norme sia sui lavoratori che sui disoccupati. Proprio perché la legge attacca direttamente i diritti di lavoratori, precari e disoccupati che sono sempre stati – in maniera diversa – difesi da plurimi movimenti e organizzazioni, questi si sono trovati già preparati nel costruire un movimento di opposizione allargato. Appena è stato reso pubblico il testo della legge, nel mese di febbraio, è circolato in rete una petizione che ha visto centinaia di migliaia di condivisioni. Attraverso la rete tanti precari e lavoratori hanno iniziato a raccontare le proprie esperienze di sfruttamento, che hanno fornito da subito una fotografia delle condizioni sociali francesi che ha suscitato molto clamore.

La base sindacale ha imposto ai vertici di indire una prima mobilitazione per il 9 marzo. A partire da quella giornata ogni settimana ci sono state mobilitazioni in tutta la Francia, anche nelle città più piccole, dove storicamente non ci sono mai state lotte. La forza trainante del movimento sono stati liceali e studenti, che sono stati i primi ad accorgersi della pericolosità del provvedimento legislativo e a imporre pratiche radicali in piazza. Dall'inizio del ciclo di lotte precari, studenti e lavoratori non sindacalizzati hanno preso l'abitudine di prendere la testa del corteo e di trainare il movimento.

 

Infine Margot Vasques ha spiegato il funzionamento di Nuit Debout, ed in particolare della Commission Grève Générale di cui lei fa parte. A seguito delle prime manifestazioni contro la Loi Travail tantissimi giovani decidono di occupare Place de la Republique dopo i cortei, per costruire un nuovo momento di socialità istituente; la proposta è partita da un giornale di sinistra francese dopo la manifestazione del 31 marzo. Da questo appello è partita l'occupazione della piazza, che ha avuto un enorme successo, con migliaia di persone che si sono unite sotto lo slogan “convergenza delle lotte” e “rifiutiamo la loi travail ed il suo mondo”: un' indicazione dell'intersezione delle lotte che hanno avuto voce in questa piazza, da quella anti-capitalista a quella femminista e dei rifugiati. Nuit Debout ha il suo cuore nell'assemblea popolare, che ha poi formato le commissioni (mensa, logistica, dibattiti, spettacoli). Le commissioni “tematiche” non hanno organizzato solo dibattiti, ma hanno fatto proposte su azioni pratiche da fare in città. Nuit Debout, in ogni caso, non può essere considerato un movimento omogeneo o che si è data un collettivo di direzione politica lineare: la sua eterogenità molto spesso ha causato diversi passaggi assembleari, dalle commissioni più piccole alle AG [Assemblée Générale], per prendere una posizione, comunque mai univoca, su alcune questioni, prima fra tutte il dibattito “violenza-non violenza” imposto dalla costante presenza delle forze dell'ordine. Una cosa complessa da capire è stato il rapporto tra Nuit Debout ed altre anime del movimento sociale francese, con le quali si è creata in taluni casi la convergenza nei momenti di mobilitazione. Nella seconda fase del ciclo di lotte, che stiamo vedendo da fine aprile ad oggi, diversi sindacati si sono posti il problema di come interagire con Nuit Debout. Un altro dei problemi che ha attraversato la discussione di Nuit Debout è stato quello di come indire sulle scadenze di piazza in maniera autonoma dai sindacati, nonostante in questa fase la composizione precaria, studentesca e gli attivisti di Nuit Debout stiano attraversando le date di sciopero convocate in primis dall CGT. La realtà più recente di Nuit Debout ci parla di una piazza meno partecipata, sia per problemi di organizzazione interna sia per l'alto livello di repressione che sta incontrando questo movimento sociale. Questo svuotamento non implica uno svuotamento del movimento, ma il fatto che si stanno formando nuove forme e spazi di convergenza delle lotte, nonché di autorganizzazione fuori dalla classica Place de la République.