S.a.L.E.-Docks. Venezia. 12 e 14 ottobre

Due nuovi incontri del ciclo "Oltre la crisi. Per la pratica del comune"

Le primavere Arabe e la riflessione sull'immagine ai giorni nostri

6 / 10 / 2011

Riprende il ciclo seminariale: "Oltre la crisi per la pratica del Comune", organizzato da S.a.L.E.-Docks in collaborazione con l'Institut Ramon Llull di Barcellona.

Il ciclo si concluderà il 22-23 ottobre con un appuntamento, ricco di ospiti internazionali, sui paradossi della via cinese al capitalismo.

Ma già la prossima settimana, precisamente mercoledì 12 e giovedì 14 ottobre, sono in programma due nuovi incontri da non perdere.

Vi aspettiamo al S.a.L.E.

Mercoledì 12 ottobre 2011, ore 18.

CAMBIARE IL MONDO AL TEMPO DEL NUOVO "DIS-ORDINE MONDIALE" #1
Il terremoto nordafricano che sta cambiando lo spazio euro-mediterraneo.

Issam Heni (blogger – Tunisia) autore delle fotografie che documentano scontri e violenze della polizia pubblicate in Dégage Dégage. Issam fa parte di una delle neonate associazioni che iniziano a mappare la situazione di disoccupazione e precarietà del sud del paese.

Dalì (writer, artista – Tunisia) è un 27enne molto attivo nel suo territorio ed in Egitto e Siria. Ora vive a Parigi in seguito al conseguimento di un Dottorato.

Faten Hamdi (giornalista di Radio Kalima – Tunisia) giornalista/attivista di una radio indipendente tunisina.

Sofia Baraket e Rhania Dourai (collettivo Artocracy – Tunisia) alla caduta delle effigi del ex dittatore Ben Alì, mentre la rivoluzione era in piena fase espansiva hanno tappezzato pubblicamente la città di ritratti di tunisini, scatenando dibattito per le strade e non poche polemiche.

Michael Hardt (Filosofo) è professore associato nel dipartimento di letteratura alla Duke University. Tra i suoi lavori importanti vi sono Impero (2002), Moltitudine (2004), Comune (2010).

Focus

Le insurrezioni democratiche del mondo Arabo disegnano una mappa complessa di diverse intensità, fuochi di rivolta e di repressione, tumulti e momenti di distensione, ripresa della protesta,istanze di modernizzazione e “contro-rivoluzione”. In alcune nazioni, specialmente in Tunisia e in Egitto, la transizione post-regime è un processo complesso e per nulla scontato. L’incontro che proponiamo cerca dunque di tracciare, assieme ad alcuni protagonisti di questa “primavera araba”, linee di orientamento che sappiano superare stereotipi ed ideologie.
Quando sono esplose le prime proteste in Tunisia, i mezzi di informazione parlavano di “rivolte del pane” ed è certo che la crisi alimentare sia uno dei detonatori di questi eventi. Allo stesso tempo il ruolo delle reti (che va indagato anch’esso fuori da schemi semplificatori) e il protagonismo di una giovane generazione altamente scolarizzata disegna un trait d’union suggestivo con le proteste studentesche (e non solo) di tutta Europa, quelle scatenatesi di fronte all’acuirsi della crisi finanziaria.
Ci pare necessario chiedersi quali siano i problemi di una transizione che non sembra destinata a compiersi con la stessa fulminea velocità con cui i regimi sono caduti. Quale sia il ruolo dell’esercito, della classe dirigente, dei partiti e delle organizzazioni islamiche, ma anche quali spazi vanno aprendosi per le soggettività laiche, democratiche e femministe.
Ciò che è certo è che, per i movimenti europei, le primavere arabe hanno implicato un cambiamento nella percezione tradizionale dello spazio politico.
Blogger, studiosi, attivisti ed artisti si danno appuntamento al S.a.L.E. per provare ad attraversare criticamente questa nuova geografia euro-mediterranea.

Venerdì 14 Ottobre 2011, ore 18.

DOPO LO SPETTACOLO
Riflettere sullo statuto dell’immagine ai giorni nostri.

David G. Torres: Curator. Co-director y co-fundador de A*DESK. Instituto Independiente de Crítica y Arte Contemporáneo. Comisario Pabelló Català i de les Illes Balears a la Bienal de Venecia 2011.

Andrea Lissoni (Storico d'arte e curatore): affianca all’attività di ricerca una pratica critica e curatoriale. Si occupa di arte contemporanea con particolare interesse per interdisciplinarietà e ricerche nell’ambito delle moving images.

Mabel Palacin (artist): began her career in the early nineties, and since then her projects have focused on two issues: the status of images in today’s world and forms of artistic output. She has thus been concerned with reflecting on the image as universal language: how new systems of production and dissemination (from mobile phones to social networks) have allowed global access to images, and how these have taken a central role that conditions, affects and explains the present-day social, economic and political reality.

S.a.L.E-Docks: Spazio indipendente e attivista per le arti contempoaranee (www.saledocks.org)

Florian Schneider: (filmmaker, writer, and curator). In his work he focusses on border crossings between mainstream and independent media, art and activism, theory and open source technology.

Gerard Vilar: profesor de Estética y Teoría de las Artes en la Universidad Autónoma de Barcelona, donde es catedrático desde 2002. Ha sido profesor invitado en el Instituto de Investigaciones Filosóficas de la UNAM de México, en el Institut für Philosophie de la Universität Potsdam, y en el Department of Philosophy de la Northwestern University. Es director de la revista de Estética Disturbis desde 2007, y coordinador del Máster de Estética y Teoría del Arte Contemporáneo Pensar el arte de hoy (UAB-Fundació Joan Miró-Museu Picasso). Desde 1995 hasta 2009 dirigió la revista de filosofía Enrahonar.

Focus

Si tratta di fare il punto sullo statuto dell’immagine oggi. Del resto questo è il focus su cui insiste “180”, l’installazione di Mabel Palacin esposta al S.a.L.E fino al 30 ottobre 2011. Con sempre maggior frequenza gli artisti si interrogano sui confini tra video e fotografia, tra produttore e consumatore. Molti riflettono sul ruolo delle tecnologie rispetto alla percezione, sulla molteplicità dei possibili punti di vista, ecc.
Cruciale, inoltre, è il tema della proprietà dell’immagine che va affrontato non solo in termini giuridici, ma illuminando le dinamiche odierne della valorizzazione della cosiddetta dimensione immateriale. Il titolo “Dopo lo spettacolo” allude esattamente a questo aspetto, alla necessità di ripensare l’assunto debordiano per cui lo spettacolo è definibile come “il capitale ad un tale grado di accumulazione da farsi immagine”. Oggi questo paradigma va re-interrogato alla luce della centralità dell’investimento sulle forme espressive del contemporaneo, un investimento che spesso guida lo sviluppo socio-economico di intere porzioni metropolitane