Diritto d’autore e proprietà intellettuale: il report del dibattito a Sherwood Festival

2 / 7 / 2021

Martedì 21 luglio a Sherwood Festival, nella giornata a cura del network di radio indipendenti Gemini, si è tenuto il dibattito su “diritto d’autore e proprietà intellettuale”, al quale sono intervenuti Francesca Gabbriellini (Gemini Network) e Adriano Bonforti (fondatore di Patamu).

Il diritto d’autore è un argomento che ci tocca e ci interessa tutti, in particolare chi, come Radio Sherwood e Gemini Network, ma non solo, si occupa di comunicazione. In questi ultimi vent’anni è diventato un tema centrale; questo perché gli strumenti di comunicazione indipendente si sono moltiplicati, ma anche perché c’è stato un cambio di paradigma. Le informazioni e la produzione di contenuti sono aspetti della società che vengono sempre più messi a valore.

Il diritto d’autore ha origini lontane, a partire dalla liberizzazione a livello europeo, e nasce per tutelare autori e creatori di contenuti. Purtroppo, è diventato poi uno scudo per la grande industria discografica e editoriale, e quindi occasione di profitto.

In questi ultimi mesi è un tema tornato nel dibattito pubblico, in quanto profondamente legato alla proprietà intellettuale anche scientifica, e quindi al brevetto sui vaccini.

Come ci dice Adriano di Patamu, è un tema ampio ed attuale, che presenta molte problematiche. La produzione scientifica non viene realizzata dalle case farmaceutiche, ma nasce soprattutto grazie a fondi pubblici. Anche per la produzione dei vaccini contro il Sars-CoV-2 le farmaceuticals hanno ricevuto moltissimi finanziamenti pubblici. Il dilemma è davvero grande, e finalmente si sta aprendo anche a livello degli Stati. Già una decina di anni fa, in India, l’azienda farmaceutica Novartis aveva usato la tecnica dell’evergreening, ovvero una volta scaduto il brevetto, questo veniva rinnovato grazie alla modifica di una parte non funzionale del farmaco. L’India protestò, ci fu una causa con la Novartis, che l’India vinse. Anche oggi l’India è in prima posizione nella richiesta di una moratoria sui brevetti. Nell’ultimo periodo anche alcuni stati capitalisti come gli Stati Uniti si uniscono a questa richiesta, in quanto negli ultimi mesi è risultato evidente che la salute comune è più importante dei brevetti. Questo dimostra come alcuni immaginari che vent’anni fa, ad esempio a Genova, sembravano irrealizzabili nel mainstream, ora si dimostrano l’unica strada possibile.

Francesca Gabbriellini, di Gemini Network, ci ricorda come sia necessario, parlando di diritto d’autore, risignificare la valorizzazione della proprietà intellettuale, non in senso economico, ma di tutela, di restituzione e di collettivizzazione. Un primo passo è considerare la salute come un bene comune, continuando a parlare di cura. Abbiamo visto in questi mesi quanto sia stata importante la campagna No Profit No Pandemic. È un’occasione per ricominciare a parlare di una serie di temi legati alla salute, come le disuguaglianze tra Paesi del mondo, l’impoverimento in generale, il concetto di cura, che è stato in questi mesi ripoliticizzato. È necessario poi risignificare gli ambiti in cui ci sentiamo oppressi dalla presenza di monopoli, come l’industria farmaceutica, su cui ci dobbiamo interrogare come cittadini.

Entrando nel merito del diritto d’autore, bisogna parlare della direttiva Barnier, provvedimento dell’Unione Europea del 2014 che prevede che gli autori possano affidare la gestione dei propri diritti di proprietà intellettuale alla società che preferiscono all'interno dell'Unione Europea. Fu molto controversa ma salutata con rispetto e fiducia. In Italia apre però ad un duopolio (SIAE e SoundReef). Il motivo per cui si è creato il duopolio è lo stesso per cui si è creato il monopolio delle case farmaceutiche. Non c’è capacità del sistema di finanziare no profit che gestiscano il diritto d’autore o i farmaci. L’UE quindi finanzia e appoggia preferibilmente quelle realtà che convergono verso una struttura da impresa

È necessario ritematizzare e attualizzare il rapporto tra soggettività politiche e diritto d’autore. Alcune esperienze (come la creazione di un vinile SIAE free da parte di Radio Roarr, di cui ci racconta Francesca Gabbriellini) dimostrano che è possibile un rapporto tra autore e distributori, quali sono le radio indipendenti. È una lotta che deve essere portata avanti inizialmente dal basso. Un esempio è creare, anche a partire da Gemini Network, in quanto le radio sono direttamente coinvolte in queste dinamiche, spazi che partano dalle nostre realtà, dalle lotte che caratterizzano la nostra comunità politica. Il tema importante, dice Francesca, su cui riflettere è come creare vertenza e organizzazione politica. È un continuo cammino, che si deve basare sulla condivisione e sullo sharing-knowledge che hanno sempre caratterizzato le lotte per i beni comuni. Gemini Network si chiama così in ricordo di Corrado Gemini, che si è sempre interrogato, in numerosi tavoli e spazi, con la rete CTRL, su quale potesse essere la forza di una rete, che possa sferrare un attacco forte al monopolio del diritto d’autore.

Per questo è importantissima la lotta portata avanti dai lavoratori dello spettacolo, perché consente di far prendere parola a tutti gli attori che agiscono nell’ambito, ad esempio, dei grandi eventi culturali, gestiti da grandi operatori e in cui i costi sociali sono scaricati sui lavoratori e le lavoratrici. Questo tema non può fare a meno poi di collegarsi con il tema sul reddito; non possiamo vivere il tema del diritto d’autore senza considerare insieme produzione, distribuzione e fruizione.

Adriano conclude dicendo che bisogna inoltre lavorare sul concetto di biodiversità, che non è presente nemmeno nel mondo scientifico, nel senso che le pubblicazioni scientifiche sono in mano alle case editrici che, come le etichette discografiche, fanno poco emergere questa ricchezza. La questione dei vaccini ha però aperto gli occhi sull’importanza del bene comune; diventa quindi possibile guardare concretamente a nuovi modelli, ritematizzando anche sostenibilità e profitto, che non deve essere profitto economico, ma profitto sociale e culturale.