Arrevuoto

progetto del Mercadante Teatro Stabile di Napoli a cura di Maurizio Braucci e Roberta Carlotto

9 / 10 / 2009

 "Arrevuoto si fa in cinque"

Concluso il felice triennio 2006-2008 che, dopo tre articolati percorsi laboratoriali, ha condotto più di cento adolescenti delle scuole medie e superiori del centro e della periferia a portare in scena la Pace! di Aristofane, Ubu sotto tiro di Alfred Jarry e L’immaginario malato di Molière, Arrevuoto, il progetto dello Stabile napoletano curato da Roberta Carlotto e Maurizio Braucci, per la stagione 2008-2009 ha ampliato il numero dei partecipanti e dei quartieri coinvolti, estendendosi sempre più nella città e nelle sue zone limitrofe.

I gruppi di ragazzi che hanno partecipato ai laboratori - napoletani, rom ed immigrati - sono passati da quattro a dieci, per un totale di circa duecentocinquanta, contro i cento degli anni precedenti. Anche le “guide” si sono moltiplicate con l’obiettivo di mettere in scena non più un solo spettacolo, con una regia unica, ma ben cinque, diretti da altrettante coppie di artisti. Ognuno dei cinque spettacoli è il frutto del lavoro di due diversi gruppi di ragazzi e ragazze provenienti da due differenti aree della città.

Il criterio che aveva fatto incontrare scuole e associazioni della periferia di Scampia con quelle del centro cittadino, pertanto, è rimasto immutato, ma ha dilatato notevolmente le aree di interesse, collegando in una rete sempre più fitta realtà e persone capaci di cooperare per il conseguimento di obiettivi comuni. Così, nel corso di tutto l’anno scolastico, hanno partecipato ai laboratori anche gli adolescenti di Ponticelli, di Barra - S. Giovanni, dei quartieri Vomero, Montesanto e Foria. Un passo in avanti significativo e assolutamente coerente con l’ideazione iniziale del progetto: i primi tre anni – infatti - sono serviti a sperimentare un metodo, quello della non-scuola proposto dal Teatro delle Albe di Ravenna, e adattato alla realtà napoletana. Ora, aperta una breccia, s’è provato a “contagiare” con il teatro di Arrevuoto altre zone, altre scuole e altri immaginari. I teatranti che avevano coadiuvato Marco Martinelli, organizzati per coppie, sono diventati i nuovi riferimenti registici che hanno condotto due laboratori in vista delle rappresentazioni di testi classici e moderni, “riscritti” sul campo, anche tenendo conto delle “improvvisazioni” dei ragazzi e delle ragazze dei vari gruppi.
In questa direzione è proseguita anche quest’anno la collaborazione con Punta Corsara, il progetto formativo sviluppatosi proprio dall’esperienza di Arrevuoto e che ora cura anche la programmazione dell’Auditorium di Scampia, restituito al quartiere proprio nel 2006 con la prima rappresentazione di Pace!.Alcuni degli attori/allievi protagonisti dei precedenti movimenti e oggi “corsari” sono entrati a far parte di questa nuova fase, affiancando i registi nel lavoro di costruzione dei cinque spettacoli e poter essere in futuro essi stessi parte attiva delle successive rassegne “arrevuotesche”.
L’allargamento delle aree cittadine coinvolte nel progetto ha fatto sì che ai tre spazi già utilizzati per la rappresentazione degli spettacoli finali – l’Auditorium di Scampia, il Mercadante e il San Ferdinando – quest’anno si aggiunga il Cinema Teatro Pierrot di Ponticelli, dove saranno rappresentati due dei cinque spettacoli in programma: il calendario, infatti, tiene conto delle aree di pertinenza dei gruppi, ma verrà poi interamente riproposto in una due giorni al San Ferdinando e in una maratona finale al Mercadante che si articolerà lungo l’intero arco di una giornata .
La sfida di questa stagione – dunque - non è sicuramente delle più facili: sono in campo nuove energie, ma anche nuove problematiche; tuttavia l’eredità dei successi passati, l’esperienza acquisita, la disponibilità e l’entusiasmo dei teatranti e dei gruppi che animano il progetto, insieme alla voglia incontenibile degli adolescenti di vivere il teatro, ci incoraggiano a pensare che anche il quarto anno di Arrevuoto avrà il suo buon esito finale.
I testi proposti ai registi - sebbene di autori diversi come Brecht, Schwarz, Tolstoj, Sternheim - hanno tutti in comune una tematica che traccia un filo rosso tra i vari spettacoli: la verità e le sue brutte copie, in un discorso critico sulla mistificazione, l’inganno e la manipolazione delle coscienze umane.
Non ci resta altro che continuare questa splendida avventura, augurando al teatro, alla città di Napoli e ai suoi giovani, che l’incontro tra arte e realtà, tra basso ed alto, tra centro e periferia serva a generare quello spirito comunitario che solo può superare la grande crisi che stiamo vivendo.

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