Ani Difranco: folksinger contro

La cantautrice americana ha appena concluso il tour in Italia proprio nei giorni in cui ricorreva l'anniversario dell'11 settembre 2001.

16 / 9 / 2014

Famosa per il suo modo particolare di suonare la chitarra. Apprezzata in tutto il mondo per le sue potenti liriche anti-sistema. Ani DiFranco è appena tornata in Italia per presentare il suo ventesimo disco in studio che uscirà ad ottobre con il titolo "Allergic to water".

Da sempre impegnata come attivista politica, icona delle militanti GLBTQ negli anni 90, è più volte scesa in campo per difendere il diritto della donne di abortire, contro la guerra e per i diritti, la 44enne autrice di Buffalo è sicuramente anche la paladina del Do it yourself dal puntodi vista discografico con la sua etichetta Righteous Babe con cui ancora si auto-produce in barba a tutte le offerte delle major e alle regole del marketing discografico. "Stasera trovate un cd, dove dentro ci sono le canzoni del mio nuovo cd, anche se non è il cd: mancano le figure, ma voi comprate della musica e non delle immagini" così presenta una versione inedita del suo nuovo lavoro realizzata per il tour europeo che si è svolto prima che l'album fosse pronto.  

Un concerto dove Ani accompagnata dalle sue chitarre, da contrabbasso e batteria sfodera uno dopo l'altro i suoi cavalli di battaglia e a sopresa anche alcune delle sue poesie, lette anche in italiano direttamente dal libro Self Evident pubblicato solo nel nostro paese da Minimun Fax. "How can one speak on the role of politics in art when art is activism?" chiede citando uno dei suoi versi e immancabilmente viene voglia di andare a rileggersi proprio "Self-evident" un lungo poema accusa contro gli Stati Uniti, dopo il crollo delle Twin Towers l'11 settembre 2001. E viene da pensare che proprio il giorno del concerto, anniversario di quel dramma, il nuovo presidente afro-americano premio nobel per la pace, stava lanciando un'altra guerra nel deserto.

Ani Di Franco - Self Evident

Traduzione italiana a cura di Marina Petrillo per Patchanka - RadioPopolare 

Sì, noi gente siamo solo poesie 
per il 90 per cento metafore 
con una snellezza di significato 
che si avvicina all'iper-distillazione 
e un tempo 
eravamo luce di luna 
e scorrevamo giù per la gola di una giraffa 
sì, scivolavamo giù per il grande corridoio 
nonostante gli avvisi dagli altoparlanti 
correvamo giù per le lunghe scale 
con il whisky dell'eternità 
fermentato e distillato 
in diciotto minuti 
che ci bruciava in gola 
giù per il corridoio 
giù per le scale 
in un edificio così alto 
che resterà sempre là 
sì, è parte di un paio 
là sulla prua 
dell'arca di Noè 
la coppia più prestigiosa 
che scalcia parcheggiata 
contro un cielo perfettamente blu 
in un mattino beato 
nella sua brezza 
dell'estate indiana 
nel giorno in cui l'America 
è caduta in ginocchio 
dopo essersi pavoneggiata in giro 
per un secolo senza mai dire grazie o per favore 

e lo shock è stato subsonico 
e il fumo assordante 
tra l'inizio e la fine 
perchè quel giorno eravamo tutti puntuali al lavoro 
siamo tutti saliti sull'aereo per partire 
e poi quando gli incendi infuriavano 
ci siamo tutti arrampicati sul davanzale della finestra 
e poi ci siamo tutti presi per mano 
e siamo saltati nel cielo 

e ogni quartiere ha alzato la testa 
quando ha udito la prima esplosione 
e a quel punto qualsiasi film d'azione scemo 
è stato sommariamente sorpassato 
e l'esodo verso uptown a piedi e in automobile 
ricordava la guerra più di qualsiasi cosa avessi mai visto 
finora 
così fiero e ingegnoso 
uno spettro poetico così estremo 
da confondere tutti i mezzibusti 
lasciati a bocca aperta 
mormorando "mio dio" 
e "è incredibile" 
e così via, e così via 
e già che ci siamo ti dico 
che puoi anche 
mantenere il Pentagono 
che mantiene la propaganda 
e mantenere tutte le tv 
che cercano di convincermi 
a partecipare a dei progetti di vendetta 
da collegiali punk 
persino mentre l'azzurro fumo tossico 
della nostra lezione sulla vendetta 
aleggia ancora nell'aria 
e abbiamo cenere nelle scarpe 
e cenere nei capelli 
e c'è una patina di fango dappertutto 
da Hell's Kitchen a Brooklin 
e le strade sono piene di storie 
di miracoli e combinazioni fortunate 
e presto tutti i bar aperti 
sono pieni fino all'orlo 
di storie di disastri 
evitati per un pelo 
e il whiskey scorre 
come mai prima d'ora 
mentre in tutto il paese 
la gente scuote la testa 
e si versa da bere 

perciò un brindisi a tutti quelli 
che vivono in Palestina, 
Afghanistan, 
Iraq, 
El Salvador 
un brindisi a coloro 
che vivono nella riserva di Pine Ridge 
sotto lo sguardo gelido delle sculture del Monte Rushmore 

un brindisi alle infermiere, ai medici 
che ogni giorno danno una scelta alle donne 
perseguitati da una minaccia 
grande come Oklahoma City 
solo per ascoltare la voce di una giovane 

E un brindisi alle persone 
che in questo momento sono nel braccio della morte 
in attesa della ghigliottina del boia 
e che sono incantenate dalla paura 
e che possono fuggire solo con la mente 
per trovare la pace sotto forma di sogno 

perchè toglieteci le Playstation 
e siamo solo una nazione del terzo mondo 
schiacciata da un erede di sangue blu 
che ha rubato lo studio ovale 
e quelle elezioni finte 
voglio dire, non ci vuole un esperto 
per capire che tempo fa 
Jeb disse che avrebbe conquistato la florida 
e per dio se l'ha fatto 

e queste verità per noi sono sicure: 
numero 1 George W. Bush non è presidente 
numero 2 l'America non è una vera democrazia 
numero 3 i media non mi fregano 
perchè io sono una poesia 
che si avvicina all'iperdistillazione 
e non ho spazio 
per una bugia così verbosa 
e io sto vegliando 
su tutta la mia famiglia umana 
e levando il bicchiere 
per l'ultimo brindisi al carburante fossile 

giuriamo di smetterla con questa salsa appiccicosa 
e di scacciare gli stormi 
degli aerei per pendolari 
e di ritrovare il biglietto del treno 
che avevamo perduto 
perchè un tempo la strada seguiva il fiume 
e sbirciava in tutti i cortili 
e il bucato sventolava al vento 
e i graffiti ci prendevano in giro 
dai muri di mattoni e dai ponti 
rotolavamo sugli altipiani 
e giù verso le valli 
sotto le stelle 
io sogno di andare in tour come Duke Ellington 
nella mia carrozza di treno 
io sogno di aspettare 
su alte panchine di legno biondo 
in una grande stazione 
illuminata di grazia 
e poi in piedi 
sul marciapede 
con l'aria che mi soffia sul viso 

Ridate alla notte il suo fischio lontano 
ridate all'oscurità la sua anima 
e finalmente mostrate il dito medio alle aziende petrolifere 
e imparate da capo il rock'n'roll 
sì, le lezioni sono tutt'intorno a noi ed è pronto 
un cambiamento 
è ora di raccogliere la spazzatura, di pulire le strade 
e di convincere il nostro governo a togliere quel suo grosso cazzo dalla sabbia 
del deserto di qualcun altro 
e a rimetterselo nei pantaloni 
e a piantarla con gli ipocriti canti di libertà 

quando un solo telefono solitario ha suonato 
nel duemila e uno 
dieci minuti dopo le nove 
sul nove uno uno 
che è il numero che tutti abbiamo chiamato 
quando quella cornetta è saltata dal muro 
e dalla nostra scrivania e giù nel corridoio 
giù per le lunghe scale 
in un edificio così alto 
che ha fatto voltare tutto il mondo 
per guardarlo cadere 

e già che ci siamo 
vi ricordate la prima volta la bomba? 
il camion? 
il parcheggio? 
la principessa che non si accorgeva del pisello? 
ti ricordi quando scherzavamo nel nostro appartamento sulla 
avenue D? 

"t'immagini quanti bicchieri di carta da caffè 
dovrebbero cambiare disegno 
per adattarsi a un paesaggio di New York 
fantasticamente rovesciato?" 

era uno scherzo, naturalmente 
era uno scherzo 
ed era solo pochi anni fa 
perciò andiamo pure a vedere cosa dicono i dossier 
che l'FBI sapeva tutto del caso 
che la trama era ovvia e davanti a tutti 
e a perlustrare la scena del delitto 
religiosamente 
sarà la CIA o il KGB? 
che commettono infiniti crimini contro l'umanità 
con questo tipo di eventualità come scusa 
per perpetrare costosi abusi su abusi 
e io non ne avevo idea 
guarda, un'altra finestra da cui guardare 
lassù 
al 104esimo piano 
guarda 
un'altra chiave 
un'altra porta 
10% letterali 
90% metafore 
circa tremila poesie mascherate da esseri umani 
in un giorno quasi troppo perfetto 
dovrebbero essere qualcosa di più che delle pedine 
nel gioco di passione di qualche stronzo 
perciò ora tocca a te 
e tocca a me 
fare in modo che serva 
fare in modo che non siano morti invano 
shhhhhh 
ascolta 
lo senti il treno? 

Leggi il testo in lingua originale

Ani Difranco - Self evident