Ancona - Un’occupazione da instant book

Scaffale. «Casa de’ nialtri», le storie allucinanti di una comunità di moderni miserabili ad Ancona diventano un libro

24 / 7 / 2014

Ad Ancona, una tren­tina di senza casa e atti­vi­sti per il diritto all’abitazione hanno occu­pato uno sta­bile disa­bi­tato in via Cial­dini, nel cen­tro del capo­luogo mar­chi­giano, deno­mi­nan­dolo «Casa de’ nial­tri 2.0», per­ché in con­ti­nuità con l’occupazione inver­nale di un’ex scuola materna, chia­mata appunto «Casa de’ nial­tri».

L’esperienza inver­nale, ini­ziata sotto Natale, il 22 dicem­bre, e finita con uno sgom­bero mili­ta­riz­zato all’alba del 5 feb­braio scorso, ha saputo rac­co­gliere il soste­gno di par­titi, cen­tri sociali, asso­cia­zioni e cen­ti­naia di cit­ta­dini, non­ché di intel­let­tuali locali e nazio­nali, come Dario Fo, Ugo Mat­tei, Aldo Nove e Wu Ming, tanto da tra­sfor­marsi in un libro. Casa de’ nial­tri. Sto­ria di un’occupazione (ed. Italic/peQuod, pp. 100, euro 12) è il rac­conto dei 44 giorni di occu­pa­zione dell’ex scuola materna di via Ragusa, da parte di un col­let­tivo for­mato per­lo­più da «per­sone dispe­rate, rima­ste senza lavoro, senza casa, molti senza fami­glia».

Memo­riale pre­zioso, que­sto instant book è un docu­mento di micro-storia che, seb­bene pro­venga dall’ottica par­ti­co­lare di una cit­ta­dina di pro­vin­cia, testi­mo­nia per­fet­ta­mente i riflessi mate­riali, sulla carne viva, delle dina­mi­che di esclu­sione che carat­te­riz­zano la società glo­ba­liz­zata. Al cen­tro ci sono loro: i migranti senza casa pro­ve­nienti da mezzo mondo – Afgha­ni­stan, Alge­ria, Bur­kina Faso, Costa d’Avorio, India, Marocco, Nige­ria, Niger, Paki­stan, Por­to­gallo, Repub­blica Dome­ni­cana, Roma­nia, Soma­lia, Sudan, Tuni­sia – e i nostri stessi con­na­zio­nali, finiti in mise­ria. Sog­get­ti­vità diverse, anche con­flit­tuali, che «si sono tro­vate unite a par­tire da un biso­gno pri­ma­rio, la casa. Un diritto prima ancora che poli­tico e sociale, umano», come sot­to­li­neano gli Autori vari dell’opera. I pro­ta­go­ni­sti di quest’avventura anta­go­ni­sta ave­vano alle spalle sto­rie tanto «allu­ci­nanti», secondo gli Autori, quanto «emble­ma­ti­che della situa­zione sociale del Paese»: migranti arri­vati con le imbar­ca­zioni di for­tuna a Lam­pe­dusa e altri ormai stan­ziali; cit­ta­dini occu­pati nell’edilizia che, «con la crisi del com­parto hanno perso prima il lavoro e poi la casa», alcuni dei quali costretti a dor­mire nel pro­prio camion, «di giorno alla dispe­rata ricerca di un qual­cosa da fare, di notte ran­nic­chiati den­tro l’unica cosa di pro­prietà rima­sta­gli»; ma anche quat­tro ita­liani, tutti maschi, di cui uno impie­gato come bidello in una scuola supe­riore. A soste­nere que­sti moderni «mise­ra­bili» è stata una col­let­ti­vità varie­gata: anar­chici e Sel, Cen­tri sociali e Pdci, asso­cia­zioni di estra­zione cat­to­lica e non, assieme a «vec­chi» mili­tanti dei movi­menti. Que­sta com­pa­gine anta­go­ni­sta ha pro­vato a con­trap­porre la legit­ti­mità dell’occupazione sociale di un edi­fi­cio pub­blico abban­do­nato alla lega­lità, che «tutela i forti a disca­pito dei deboli. Casa de’ nial­tri è un rac­conto corale, che rimanda al rea­li­smo indi­gnato dei nostri grandi nar­ra­tori, da Hugo a Silone fino a Stein­beck e oltre. Que­sto pic­colo dia­rio rie­sce a man­te­nere, come que­gli scrit­tori, lo sguardo pun­tato e con­cen­trato sulle con­di­zioni dei poveri, di chi è costretto a cer­care rico­veri di for­tuna per soprav­vi­vere. Tut­ta­via, i pro­ta­go­ni­sti della grande nar­ra­tiva rea­li­sta erano sin­goli indi­vi­dui o tutt’al più fami­glie, men­tre in que­sta «sto­ria vera», in que­sto dia­rio si tratta di estra­nei, che hanno pro­vato a creare una comu­nità spe­ri­men­tando, anche gra­zie ai pro­gressi della demo­cra­zia par­te­ci­pa­tiva, una sorta di anti-epica della soli­da­rietà, ovvero un’epica senza biso­gno di eroi.

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