2018. I migliori writer di tutto il mondo si danno appuntamento in una città d'Europa per trasformarla completamente nel corso di una sola notte. Luogo e data sono segreti per tutti, ma non per un'organizzazione terroristica che intende approfittare dell'occasione per compiere un attentato dalle conseguenze potenzialmente disastrose. Una serie di delitti rivela a tre ragazzi - un ex artista e le due figlie di un gallerista di successo - l'esistenza del piano, ma non i suoi tempi e le sue modalità. Per ricostruirli, i tre dovranno calarsi in due mondi tanto lontani quanto complementari: quello dei writer, orgogliosi e precari, e quello dei critici, artisti, galleristi e degli altri pesci che nuotano nell'acquario dell'arte contemporanea.

Addio, ragazze d'Avignone

Addio Ragazze d’Avignone (Edizioni Pendagron), di Giuseppe Chili

21 / 4 / 2014

Chi è l'autore di questo saggio romanzo? Uno strano tipo che nella sua vita ha miscelato con continuità la rigidità della modellistica matematica con la filosofia (politica e non), l'arte di fare andare le cose tipica degli ingegneri carpentieri con la curiosità per le arti figurative e la musica.

Giuseppe E.T. Chili è quindi un intrigante tipo che ha pubblicato per Pendragon, piccola e combattiva casa editrice di Bologna, un romanzo dalla turbolenta categorizzazione: un po' thriller, un po' saggio.

L'intreccio si dipana lungo l'attesa di un gigantesco evento d'arte contemporanea che, per chi lo convoca, ha l'ambizione di essere L'evento definitivo, invitando centinaia di crews di writers da tutta Europa per conquistare tutta una città tedesca. E reinventarla con lo shock della disobbedienza contemporanea di tutte le crews che per essere presenti dovranno aspettare lunghi mesi, ricevere e decodificare messaggi criptati, rispettare una rigidità organizzativa molto precisa.

Per arrivare a quest'evento si attraversano un paio di centinaia di pagine che ci permettono di avere una divertente descrizione del business dell'arte figurativa contemporanea, del comportamento dei galleristi, dei collezionisti, degli artisti; viene raccontata con ironia e sapienza la filiera di produzione del valore di una merce arte che si sostanzia sul possibile (vale ciò che potrà valere), sul futuro (vale ciò che varrà) e su quanto diranno che vale.

L'autore ci fa capire con cortese moderazione che il pricing dell'arte contemporanea è del tutto analogo a quanto avviene per i prodotti derivati complessi del mercato finanziario e, possiamo dire non a caso, spesso gli attori di entrambi i mercati sono gli stessi -anche per note ragioni di elusione fiscale e di ricilaggio.

Non vi è da stupirsene; Michelangelo dipingeva la Sistina a titolo di liberalità gratuita? Raffaello "pittava" le stanze ora dei Musei Vaticani liberamente ispirato dallo Spirito Santo?

Warhol ha avuto il pregio di fare outing teorico.

Un thriller, abbiamo detto, ma il lettore inciampa in molta cultura, in Hirst, Cattelan -chi recensisce è tossicamente dipendente da quest'ultimo-, Fontana, Abramovich, Viola, Bansky.

E, per non tenere nascosto nulla, vi è anche la comparsata del magnifico Roger Sid Barret, artista che non ha avuto bisogno del valore di scambio per essere il Sid dei Pink Floyd.

Ben scavato E.T.! Bel lavoro e se si può essere franchi c'è anche troppo materiale per un libro solo.

Da leggere senza dimenticare che i writers sono gli artisti dell'oggi, che vengono perseguitati dalle polizie municipali di tutte le città perchè regalano la loro arte a tutti, forzando per sempre il rapporto di scambio con il fruitore ed impedendo che il loro lavoro sia recintato da qualcuno o qualcosa.

L'arte è tornata sovversiva.