Vienna: let's block it!

Editoriale della carovana delle facoltà ribelli.

13 / 3 / 2010

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L'11 Marzo Vienna ha visto scendere in piazza migliaia di studenti e precari dell'università provenienti da tutta Europa, in occasione del decennale del Bologna Process. Erano previste celebrazioni e festeggiamenti da parte di 46 Ministri dell'Istruzione europei, così, anche noi, insieme a chi ogni giorno vive e fa vivere l'università e i luoghi della formazione e della ricerca, abbiamo  pensato di “onorare questa data”.

Il corteo ha rappresentato il punto di non ritorno rispetto al piano europeo del conflitto. Molteplici le realtà che hanno attraversato e inondato le strade di Vienna; dai cortei selvaggi ai blocchi metropolitani, le pratiche di lotta in comune e in osmosi con quelle dell'onda anomala hanno rotto con ritualità stantie e aperto la possibilità, ancora tutta da realizzare, di un nuovo ciclo di lotte europeo che parli della necessità e del desiderio di protagonismo di tutte quelle soggettività che, tanto la crisi finanziaria, quanto quella dell'università, vorrebbero mettere a tacere ed escludere da qualunque piano decisionale.

Non era possibile  tenere sotto controllo Vienna: ogni schema è saltato e una marea di corpi ha ridisegnato con la sua eccedenza l'architettura della città. Azioni molteplici e incontrollabili si sono diffuse in maniera molecolare per ogni strada ed ogni vicolo; la manifestazione selvaggia ha continuamente fatto impazzire la circolazione e l'ordine pubblico viennesi: paralizzate le principali strade della città, preso d'assedio il parlamento, bloccati i mezzi che trasportavano alcuni delegati dei ministri,  circondato un hotel in cui alloggiavano alcuni ministri impedendone l'uscita.

Siamo riusciti tutti insieme a determinare dei punti di contatto, reali ed efficaci, verso la conquista di una dimensione del comune, del sapere e del conflitto a livello europeo. Insieme all'eccedenza e alle pratiche anche spontanee che ieri si sono date, l'elemento più interessante e ricco che si è prodotto qui a Vienna è stato quello di una capacità potente, tanto di farsi contaminare da altre realtà, quanto di condividere la ricchezza dei linguaggi e delle esperienze che in questi anni siamo riusciti a produrre e a disseminare nelle università italiane.

Da ieri sono iniziate le assemblee e i workshop tematici all'Unicampus della Wien Universität. Quello che sta emergendo è il desiderio forte di condivisione di tutti quei discorsi e di quelle pratiche che, dall'interno dello stesso Processo di Bologna, tentino di immaginare delle linee di fuga che rompano con i dispositivi che caratterizzano le riforme delle università a livello globale. Al di là delle differenze di linguaggi, di pratiche e di contesti, si sta aprendo uno spazio che ha come comun denominatore la capacità di stare dentro e contro l'università riformata. Essere contro il Bologna Process non significa desiderare un ritorno nostalgico verso l'università del passato, ma, al contrario, avere la capacità di immaginare attraverso l'autoformazione, l'autogestione del percorso formativo e l'autonomia della ricerca, dei punti di avanzamento e di innovazione.

Il Bologna Process ci ha consegnato uno spazio comune che è quello di un'università dequalificata, soggetta a continui tagli, produttrice di precarietà; noi, all'interno di questo, abbiamo e stiamo creando un nuovo spazio altrettanto comune, in grado di produrre, però, delle forme organizzative innovative, in cui tutte le soggettività precarie del mondo della formazione riprendano la parola nei luoghi della decisione, per costruire nuove istituzionalità che corrispondano ai nostri desideri. Innanzitutto l'esigenza che è stata sollevata da più voci e da più paesi è quella di inventare e reclamare nuove forme di welfare, sia nei luoghi in cui esso è completamente inesistente, sia in quelli in cui esso viene smantellato dai colpi della crisi. Un welfare che sia adeguato alle forme di lavoro contemporaneo, che sempre meno si distingue dal momento formativo vero e proprio, - determinando una sovrapposizione ed un' alternanza tra formazione e lavoro - e sempre più invece, si ridisegna attraverso le forme di intermittenza e di povertà giovanile diffusa.

Si tratta, dunque, di ritrovare un modo per generalizzare i frammenti di resistenza che si producono, attraverso la sottrazione dei crediti, la conquista di spazi di autonomia, la produzione di innovazione nel campo del sapere. E questo desiderio di generalizzazione e di condivisione delle lotte si sta dando in questi giorni a Vienna, non solo con gli studenti e i precari della formazione austriaci, ma anche con la maggior parte delle realtà europee. Ieri i Ministri delle università europee hanno festeggiato un fallimento, fatto di propositi malriusciti in termini di mobilità, di continuità tra formazione e lavoro e di eurocompatibilità. Migliaia di studenti, invece, in questi giorni stanno costruendo un nuovo spazio europeo con la convinzione e la speranza che questo sia solo l'inizio di un nuovo ciclo di lotte.

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Uniriot Network - carovana delle facoltà ribelli