Venezuela, i perché di un golpe anomalo

Intervista a Edgar Serrano, docente venezuelano presso l’Università di Padova

29 / 1 / 2019

Mentre ancora la situazione in Venezuela si sta evolvendo, GlobalProject ha incontrato Edgar Serrano, docente presso il Master in Local Develpoment all’università di Padova, venezuelano ed in costante contatto con il suo Paese. In questo colloquio Edgar analizza il tentato colpo di Stato alla luce della drammatica situazione politica ed economica determinatasi dopo la morte di Hugo Chavez ed esplicita il ruolo chiave di questo Stato sudamericano nello scacchiere geopolitico globale.

GP: Edgar, che cosa sta accadendo in queste ore in Venezuela?

Secondo la stampa internazionale starebbe accadendo un tentativo di colpo di stato. Le cose di fatto non stanno così: c'è un tentativo da parte di Donald Trump di creare una alleanza tra Paesi sudamericani per provocare un colpo di stato da parte di questi Paesi in Venezuela, con l’aiuto indiretto da parte degli USA.

Maduro rappresenta per gli USA un problema, perché il  Venezuela continua ad essere un punto di riferimento - nonostante i suoi problemi interni - per quei pochi Paesi che ancora oggi mantengono politiche a sfondo fortemente sociale.

Siamo consci del fatto che la geopolitica continentale si è modificata negli ultimi tre anni: governi che erano progressisti hanno lasciato il passo alla destra ultraconservatrice, vedi Brasile, Cile, Argentina, Colombia e Perù. Un tempo c'era un rapporto di amicizia tra Venezuela e Perù, ora non siamo più in questa condizione.

Io caratterizzerei la situazione in Venezuela sotto due aspetti: uno interno, di cui parleremo dopo, e un altro esterno. Gli USA hanno riconosciuto come Presidente della Repubblica Juan Guaidò, attuale presidente dell'Assemblea Nazionale, la camera dei deputati venezuelana. Questo Guaidò è una persona sconosciuta: la stessa opposizione ufficiale venezuelana è rimasta sorpresa quando questo ragazzo di 35 anni si è autoproclamato Presidente della repubblica, è diventato oggetto di presa in giro, gli dicevano "chi sei tu?"; la sorpresa è stato l'appoggio di Trump quando lo ha riconosciuto come Presidente.

Internamente questo ragazzo non ha una legittimazione né sociale né politica da parte del resto dell'opposizione. Altri Paesi hanno seguito l'indicazione di Trump, e lo hanno riconosciuto  come “Presidente eletto ad interim”; ma sotto il profilo operativo, concreto, a partire dalla compravendita del petrolio, il Venezuela resta nelle mani di Maduro. Gli USA acquistano il 15% del loro fabbisogno petrolifero dal Venezuela: Trump ha dovuto negoziare con Maduro (lunedì 27 gennaio Guaidò ha annunciato di aver preso il controllo dei beni all'estero del Paese, ndr).

GP: Edgar, ci stai dicendo che Trump indica formalmente questo giovane Guaidò come Presidente, ma continua materialmente a trattare con Maduro riferendosi a lui come vero interlocutore.

Assolutamente sì. Secondo aspetto di questa situazione paradossale: se il governo USA non riconosce più Maduro come Presidente legittimo – e ricordo che le elezioni furono osservate da una commissione internazionale presieduta da Jimmy Carter, che certificò la legittimità e regolarità del voto - allora perché i diplomatici USA hanno obbedito all'ordine di Maduro di abbandonare il Venezuela? Maduro diede 72 ore di tempo a tutto il personale diplomatico per lasciare il Paese, tre ore dopo tutti se ne andarono. Chi governa? Maduro!

Vedi come la situazione è contraddittoria, paradossale. Ma purtroppo qui in Europa non se ne parla e nessuno dice nulla: l'informazione che arriva è fortemente filtrata.

GP: ed è ridotta, semplicemente, alla narrazione di "violenze nella Capitale"

Ah, sì, certamente. La cosa che non dicono è che questa violenza che mostrano in TV o di cui scrivono sui giornali si concentra in una sola zona di Caracas, la zona est, dove risiedono sostanzialmente le élite, la classe alta, e il ceto medio. E dove hanno sede gli interessi USA. Questo è ciò che fanno vedere i media, ciò che non fanno vedere è che il 21 gennaio, quando Mike Pence, il vice di Trump, fece una diretta TV chiamando i militari venezuelani a non riconoscere Maduro e di fatto a compiere il golpe, quella sera scesero dalle favelas centinaia di migliaia di persone che hanno accerchiato il palazzo del governo per proteggerlo, esattamente come accadde nel 2002 con il tentato golpe ai danni di Chavez. Questo nessuna TV tranne la BBC ha mostrato queste immagini. Anche questo è un aspetto della situazione.  

GP: Edgar, tu pensi che questo accada perché sul quadro internazionale sia necessario rappresentare un cambiamento legittimato e desiderato dalla popolazione insofferente rispetto al governo di Maduro, alla corruzione, ad un progressivo accentramento di poteri prodotto da Maduro che aveva cambiato lo schema di governo rispetto a Chavez?

Detto in altri termini, gli USA debbono legittimare agli occhi del mondo una transizione di governo in Venezuela pilotata da Washington?

Certamente sì. è vero che ci sono stati e ci sono errori interni molto seri: il modello di governo della strategia di Chavez non è lo stesso che ha attuato Maduro. Il programma politico-culturale di Chavez era la costituzione del cosiddetto "stato comunale", che è un modello politico estremamente interessante. Maduro abbandonò questa linea; allontanò progressivamente il personale più esperto che governava assieme a Chavez, per circondarsi di amici, alleati, che non avevano molta conoscenza di alcuni aspetti della gestione delle istituzioni importantissime del Venezuela come le imprese in mano allo Stato.

Questo ha permesso l'estensione spaventosa della corruzione: bisogna ammetterlo, il punto centrale della crisi venezuelana non è tanto l'inflazione - galoppante anche per i 15 aumenti salariali concessi da Maduro lungo il 2018, come strumento di consenso. È stato il meccanismo clientelare nel nominare amici ai posti chiave a spingere il paese in una spirale di corruzione estesa. Per me il grande cancro del Venezuela è la corruzione, e l'assenza totale di controllo di questo aspetto.

GP: Il Venezuela quindi è pienamente immerso in quel clima di corruzione ed accentramento del potere statuale che pervade tutto il Sud America in questa fase

Si. Una cosa è il linguaggio rivoluzionario con cui si comunica, altro l’azione di governo. Certamente le politiche sociali ancora si mantengono, ma la corruzione è il problema: dando in mano ai militari le principali istituzioni - il Presidente della principale industria venezuelana del petrolio è un generale - si produce di fatto un meccanismo fuori controllo. Tutti i prodotti base vengono importati, anche grazie a sussidi statali, e vengono poi rivenduti sul mercato nero a prezzi moltiplicati migliaia di volte. Il militare che controlla l'ingresso della merce nel Paese vende agli speculatori tutto il prodotto, quindi lo Stato non ha un meccanismo di distribuzione delle merci, ma sono i privati a farlo speculando del 1000%. Ecco la spiegazione dei prezzi impressionanti dei prodotti base e della super-inflazione. La gente è conscia di questa cosa, denuncia i "bachaqueros", cioè i contrabbandieri, ma questi sono protetti dalla polizia e dai militari.

GP: Insomma, dal punto di vista economico, il Venezuela è una immensa riserva di beni primari, oltre al petrolio abbondano i minerali metallici, che vengono completamente esportati mentre tutto ciò che serve alla vita quotidiana deve essere importato. Allora un ceto mercantile si arricchisce grazie alla speculazione compiuta sotto la protezione dello Stato, che impone materialmente il mercato nero.

Esatto, la questione è ancora più grave: l'assenza totale di imprenditori veri e la mancanza totale di controllo. Lo Stato sostiene e sovvenziona questi commercianti attraverso concessione di dollari a tasso di cambio agevolato, 1$ a 6 Bolivares[1] mentre in borsa il cambio è 1:250 ; i prodotti importati vengono rivenduti invece al tasso di cambio di mercato.

La stessa cosa avviene per i prodotti la cui importazione e distribuzione è gestita direttamente dallo Stato: i funzionari dei punti di rivendita gestiti dall’amministrazione si prestano alla stessa identica operazione degli speculatori mercantili, per cui la situazione diventa che un Venezuelano sta fregando un altro Venezuelano. E anche se ti lamenti con le autorità, nessuno dice nulla perché polizia e militari a fine giornata riscuotono "il pizzo" per la protezione a bachaqueros e funzionari statali.

La diretta conseguenza di questo è la scarsità di ogni prodotto, perché la gente fa incetta ogniqualvolta vede arrivare alla vendita beni di prima necessità, nella paura costante di restare senza per lunghi periodi. Ovviamente molta parte poi viene rivenduta al mercato nero a prezzi decuplicati, ampliando ancora di più la faglia delle diseguaglianze ed il senso di "lotta tra poveri". È una spirale perversa, con la complicità di polizia, militari e funzionari pubblici.

GP: Questo meccanismo perverso si è dato sotto la gestione Maduro?

Soprattutto sotto la gestione Maduro sono nati i bachaqueros, all'epoca di Chavez non c'erano queste situazioni. Secondo me deviare dallo schema strategico dello Stato Comunale è alla base di questa deriva.

GP: tornando invece ad un punto di vista geopolitico, quali prospettive ha davanti il Paese ora? Paradossalmente io sono convinto che Trump abbia favorito Maduro disconoscendolo. Trump ha fallito nell'aizzare i militari e la gente contro Maduro, la CIA ha sbagliato completamente diagnosi sulla situazione interna del Paese.

Io vedo due possibilità. La prima è che gli USA provochino un conflitto armato tra Venezuela e Colombia, così da innescare un'alleanza regionale di appoggio alla Colombia contro il Venezuela e così si compirebbe il colpo di Stato indiretto. La seconda è un negoziato per accorciare i tempi del mandato presidenziale e creare un governo di transizione.

Comunque è finita l'era del Chavismo e si aprirà definitivamente il post-Chavismo.

GP: Questa fase anomala di “colpo di stato in divenire” mette un punto alla successione a Chavez, e definitivamente svela Maduro come un finto continuatore di quella politica. Maduro ha attuato una politica di accentramento del potere e sfruttamento delle risorse naturali, mantenendo però un altissimo investimento nelle politiche sociali. Gli USA quindi vedono come problematico uno Stato dove molte loro imprese hanno investito parecchi dollari nel settore minerario. Ma non sono certo gli unici.

Esatto. C'è un grande dibattito interno: Paesi come Canada, Russia, Cina, Giappone, Corea India, Sudafrica hanno grossi investimenti in Venezuela. Ecco, un tentativo di invasione USA - in Venezuela lo chiamano "golpe diretto" - implicherebbe la necessità di negoziarne l'opportunità preventivamente con questi altri protagonisti globali. Non credo che succederà mai quanto accaduto a Panama con Oriega, non succederà mai una cosa del genere. Ciò che preoccupa è che stanno consegnando riserve importantissime di oro, gas e petrolio a potenze come Russia e Cina, anche con la modalità del pagamento del debito estero che il Venezuela ha con questi Paesi. Anche l'Iran ha grossi investimenti.

Questo è un pericolo perché sta generando un disastro ecologico in molte zone del Paese. Se una concezione rivoluzionaria di società non considera l'aspetto ambientale come uno degli aspetti fondamentali da salvaguardare, vuol dire che è una concezione sbagliata. Lo sfruttamento di vaste zone anche dell'Amazzonia venezuelana per la ricerca di oro, minerali strategici e petrolio devastando l’ecologia è un grosso problema. Nota che se parliamo di Amazzonia il discorso ovviamente si allarga. L'epicentro è il Venezuela, ma anche il Brasile e l'Argentina sono coinvolti in questo, anche per le politiche agricole a favore del latifondo che stanno determinando una vera guerra armata contro gli indigeni, esemplare è la vicenda dei Mapuche.

Tornando al Venezuela, la questione ecologica è davvero un grosso problema, ma Maduro non dice nulla perché ritiene importante estrarre per poter pagare il debito estero.

GP: insomma una visione prettamente economicista.

Molto economicista, liberista per grandissimi aspetti. Non c'è rispetto per la Natura, perché prevale  "il prodotto", la voglia di avere più risorse da vendere.

Maduro ha persino fatto nascere una valuta virtuale, il "petro", una sorta di bitcoin legato all'andamento delle estrazioni. Non so come Maduro abbia potuto creare di fatto una moneta sovrana negoziata sul mercato delle valute. Questo per me è un  mistero. Ma è rappresentativo del tipo di politica attuata per fronteggiare ad un tempo crisi interna ed attrarre capitali. Ma chi va ad investire in un Paese politicamente instabile?

GP: Politicamente instabile e politicamente isolato: la rete regionale di solidarietà creata da Chavez non esiste più.

Esatto, il Venezuela è isolato nella regione, ma conta a livello globale sul sostegno di Russia, Cina, Iran, e - posso dire purtroppo? - dello stesso Erdogan, che sostiene Maduro inviandogli una lettera dove scrive "resisti, fratello". Veramente ... mi sono sentito male quando ho saputo di questo appoggio!

GP: Possiamo dire che il Venezuela è l'epicentro del riassestamento complessivo della governance globale, il luogo dove gli interessi USA si scontrano con quelli dei loro competitor?

Sì, Trump pensa che distruggendo il Venezuela finisca definitivamente l'era di un'ideologia "comunista", come la definisce; diciamo di stampo progressista, che contempla investimenti nel sociale e la nazionalizzazione di alcune imprese strategiche. Questo tipo di politica era preso ad esempio da altri Paesi sudamericani (Ecuador, Bolivia tra gli altri). Distruggendo il nucleo centrale tu smantelli il resto: Nicaragua e Bolivia ancora acquistano dal Venezuela petrolio a prezzo agevolato. Ecco perché il Venezuela è epicentro di una crisi che Trump stesso vuole risolvere, in modo che tutto quanto il continente ritorni ad essere il “patio trasero” [il giardino di casa, ndr] degli USA, come negli anni '70, con tutti gli Stati alleati anche ideologicamente degli USA.

GP: D'altra parte l'intervento di Russia, Cina e Turchia pongono il Venezuela nella stessa posizione della Siria: anche lì petrolio, una situazione esplosa contro Assad quando le primavere arabe sconvolsero l'intera regione. Che ne pensi?

Non è un segreto per nessuno che Trump, scommettendo per il fossile, sia interessato al quinto Paese del mondo per riserve petrolifere.

Ma le alleanze internazionali allestite da Chavez e gli interessi degli investitori internazionali gli creano un problema. Sarà difficile che gli USA possano mettere le mani sulle imprese estrattive del Venezuela, anche se diverse compagnie americane hanno concessioni qui - seppur in misura molto minore di altri - e sono contrarie alla politica di Trump.

Ripeto: Trump ha fatto un grande favore a Maduro internazionalizzando questa situazione. Io sono convinto che Trump uscirà sconfitto.

Il Venezuela dimostrerà la falsità di tutto ciò che stanno affermando Donald Trump, Mike Pence e tutto lo staff della Casa Bianca che è dietro a questa operazione. E la stampa italiana dovrà essere costretta a dire le cose come stanno e a non falsificare più le notizie come stanno facendo oggi.

GP: I Paesi UE quale posizione hanno assunto?

La Francia è stata la sola a schierarsi con Trump e riconoscere Guaidò.

Tutti gli altri stanno a guardare e propendono per un negoziato ed una transizione, mentre L'Italia non si è espressa apertamente.

[1] Dal 1 gennaio 2008, il governo venezuelano ha decretato un cambio di valuta corrente, mettendo fuori corso il Bolivar Venezuelano e creando il “fuerte venezuelano del Bolivar” (VEF), al tasso di scambio di 1:1000. Questa operazione è stata necessaria sia per la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione, sia per “neutralizzare” l’immensa mole di denaro drenata dai contrabbandieri fuori dal Paese, impiegata in speculazioni attraverso il tasso di cambio agevolato per l’importazione di beni di prima necessità.