Kerry ha definito legittimo il colpo di Stato militare che ha portato alla deposizione del presidente Morsi, in quanto richiesto da milioni di egiziani.

USA e Al Qaeda nello sporco gioco egiziano

Manifestazioni ed allarme ambasciate

3 / 8 / 2013

La polizia ha sparato gas lacrimogeni ed intervenuta in molte città contro un gruppi di sostenitori dell'ex presidente Mohamed Morsi che hanno messo in atto manifestazioni di protesta in cui si chiedeva la liberazione del deposto presidente Morsi.  Al Cairo la folla ha tentato di fare irruzione in un sobborgo della capitale nella Media Production City, il centro che ospita gli studi di diversi canali satellitari, la polizia ha caricato pesantemente ci sono stati feriti ma la manifestazione non è degenerata in uno scontro aperto e a tutto campo.
Per il venerdì di preghiera erano previste 33 manifestazioni così come anunciato dai portavoce delle associazioni legate ai Fratelli mussulmani: Il portavoce dell'Anti-Coup Alliance, Allaa Mostafa, ha detto che i manifestanti continueranno "con i sit-in e le manifestazioni pacifiche contro il golpe", aggiungendo che i sostenitori di Morsi hanno rigettato l'offerta dell'attuale ministro degli Interni di "un'uscita di sicurezza": quella di terminare subito le proteste, per evitare ulteriori interventi repressivi della polizia e per ottenere piena protezione.

"Chiedo ai manifestanti nelle piazze di Rabaa al-Adawiya e di Nahda di lasciar prevalere la ragione e l'interesse nazionale - aveva detto ieri il ministro - e di andarsene subito. Garantiamo piena sicurezza e protezione a chi risponderà a questo appello". Ovvero, finitela con la protesta e nessuno si farà male. Secondo i media egiziani, infatti, la polizia egiziana ha pianificato una serie di azioni per impedire ulteriori sit-in.

A livello diplomatico - mentre l'inviato europeo Leon e il ministro degli Esteri tedesco Westerwelle raggiungevano il Cairo per chiedere la fine delle proteste e l'avvio di una transizione pacifica - ieri Kerry ha definito legittimo il colpo di Stato militare che ha portato alla deposizione del presidente Morsi, in quanto richiesto da milioni di egiziani, sia attraverso le manifestazioni di piazza che con la raccolta di firme della campagna Tamarod. È la prima volta che Washington si dichiara vicina all'esercito, dopo la presa del potere, lo scorso 3 luglio: "Milioni e milioni di persone hanno chiesto all'esercito di intervenire - ha detto Kerry - Tutti loro temevano di finire nel caos e nella violenza. E i militari non sono subentrati al potere, secondo il nostro giudizio. A guidare il Paese c'è un governo civile. Per cui hanno riportato la democrazia".

Probabilmente queste dichiarazioni sono state lette ed interpretate anche da Al Qaeda che ha diffuso un video comunicato in cui al-Zawahiri che accusa gli Stati Uniti di aver "complottato" con l'esercito egiziano per far destituire Morsi. "I crociati, i laici e l'esercito americanizzato si sono messi d'accordo grazie al denaro dei Paesi del Golfo e a un complotto degli americani per rovesciare il governo di Morsi", ha detto Zawahiri, egiziano succeduto a Osama Bin Laden.

A questo può collegarsi l’allarme generale lanciato dagli USA a protezione delle sue ambasciate in Asia, Africa e Medio Oriente.