Nuova giornata di sangue in Egitto. Scontri violenti sono esplosi soprattutto al Cairo quando i Fratelli musulmani sono scesi in strada per contrastare i festeggiamenti organizzati dalle forze armate per il quarantesimo anniversario della guerra del 1973 contro Israele, quella conosciuta come la guerra del Kippur. Mentre sulla televisione di Stato scorrevano le immagini di bandiere sventolanti, manifestanti festosi, musica e gruppi folkloristici sui palcoscenici nelle piazze della festa, in particolare quella di Tahrir, simbolo della rivoluzione contro Hosni Mubarak, scelta per festeggiare la 'vittoria' del 1973, nelle zone accanto infuriava la battaglia.
Il bilancio della domenica di sangue al
Cairo e in altre città dell'Egitto è – per ora - 50 morti e 268 feriti.
Per tutto il giorno si sono scontrati forze di polizia e manifestanti dei Fratelli
Musulmani che sono tornati a chiedere la liberazione del presidente
islamista Mohammed Morsi deposto dal colpo di stato militare del 3
luglio e detenuto in una località segreta.
Obiettivo dei Fratelli Musulmani, estromessi con la forza dal potere e
dichiarati illegali, è stato anche quello di contrastare i festeggiamenti
organizzati dalle Forze Armate per il quarantesimo anniversario della guerra
del 1973 contro Israele.
Almeno una decina di marce pro Morsi si sono mosse in direzione di piazza
Tahrir blindata dalle forze di sicurezza che hanno reagito contro i cortei
degli islamisti sparando prima lacrimogeni e poi proiettili ad altezza d'uomo.
E' stato un massacro.
Ancora una volta l’esercito – forte dell’avallo internazionale – fa una strage mirata nei confronti delle masse mobilitate dai Fratelli Mussulmani, messi fuori legge circa un mese fa, lo fanno scientemente perché, in questa fase, sono gli unici che osano gridare quello che, in Egitto, sanno tutti e cioè che l’Esercito è la lobby economico-finanziaria che controlla il paese, dai forni che producono il pane a prezzo calmierato per i poveri ai settori strategici dell’industria.
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