Un grido dall'Argentina al Cile. Organizzarsi per una lotta al di là dei confini

Incontro con gli studenti e le studentesse cilene iscritte all'università di Buenos Aires.

31 / 3 / 2020

Le distanze in America Latina hanno una connotazione particolare, i paesi che ne fanno parte sono infatti considerati l'emblema della disuguaglianza: sono grandi le distanze tra ricchi e poveri, sono le distanze geografiche, dove da nord a sud trovi nuovi mondi, sono le distanze sociali.

Eppure, c’è chi, in maggioranza tra le nuove generazioni cerca invece di ribaltarle queste distanze, oppure che cerca tra le differenze di trovare dei nessi comuni. 

Per esempio, capita che a Buenos Aires, un venerdì di fine gennaio abbiamo avuto modo - poco prima che iniziasse la carovana di Yabasta Êdî Bese, “pueblos contra el terricidio” - di partecipare all’iniziativa presso il Consolato del Cile. 

Innanzitutto, c’è da dire che esistono alcune differenze fondamentali tra i due Pesi latinoamericani, per quanto riguarda il diritto allo studio: in sintesi, mentre in Cile, l'offerta formativa e il sistema universitario in generale rispecchiano totalmente l'impostazione economica di stampo neoliberista, con accesso limitato da esami di ammissione e prestito d'onore, con conseguente indebitamento degli studenti secondo il modello statunitense; in Argentina la formazione universitaria rimane quasi del tutto gratuita (salvo alcune facoltà, come Giurisprudenza e Medicina). Anche per questo motivo - ma anche considerando il carovita che, negli ultimi anni sta mettendo in ginocchio la classe media cilena - molti giovani, pur restando legati alle loro origini e alle loro famiglie, scelgono di spostarsi per studiare all'estero, frequentemente proprio in Argentina, dove il costo della vita, in assoluto, è certamente più accessibile.

Abbiamo raccolto le parole, le giovani voci presenti in piazza per dare un quadro più chiaro della situazione rispetto al mondo della formazione e dell’istruzione.

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Valentina - Siamo un gruppo autogestito di studenti e studentesse che si è costituito in occasione delle prime manifestazioni del 18 ottobre 2019, quando tutto era appena iniziato: i militari erano già schierati nelle strade del Cile e noi qui a Buenos Aires abbiamo organizzato un cacerolazo sotto la nostra Ambasciata. Da quel momento in poi abbiamo continuato a riunirci, mettendo in atto diversi tipi di azione, principalmente cortei, le prime due settimane tutti i giorni, poi dandoci appuntamento ogni venerdì, fuori dal Consolato, con l'obbiettivo di far luce, a livello internazionale, su ciò che stava accadendo nel nostro Paese. Non solo sul terrorismo di Stato e sulle politiche repressive del governo Piñera, ma anche per dare visibilità al processo di trasformazione che si sta portando avanti. Non solo per denunciare le violenze, dunque, come se fossimo soltanto delle vittime, ma anche per mettere in evidenza la vivace resistenza che ha preso vita, il processo di riappropriazione della dignità da parte di un popolo intero, per esempio, sul tema della riforma delle pensioni, sul sistema educativo, la volontà collettiva di recuperare il senso dei beni comuni e la riflessione sul rispetto dell'ambiente naturale.

Daybelis - Come si sono autoconvocati i nostri coetanei in Cile, così ci siamo organizzati anche noi a Buenos Aires, con strumenti e obbiettivi ben diversi da quelli di un partito politico: a noi interessa ciò che si sta vivendo nelle strade, focalizzare l'attenzione sull'importanza della lotta per la dignità, questo è il nostro intento primario. Tenete presente che gennaio è un mese particolare (n.d.r. equivale ad agosto nel nostro emisfero) la maggior parte dei nostri colleghi ritornano a casa, dove resistono alla crisi con le proprie famiglie, ma coloro che rimangono qui sentono il dovere di continuare questo lavoro di sensibilizzazione, denunciando il fatto che in Cile si tortura, si stupra, si reprime ferocemente ogni manifestazione. Questa è stata la politica del governo Piñera de facto: ha ignorato le istanze poste del popolo, al contrario ha emanato sei nuove leggi che riguardano solo la repressione di queste sollevazioni. Ancora oggi in Cile si chiede che si almeno delegittimata la Costituzione del dittatore Pinochet, ancora in vigore.

Karla - Il governo non ha preso nessun provvedimento, né applicato alcuna sanzione nei confronti della polizia, che utilizza regolarmente torture e metodi antidemocratici contro gli stessi cittadini che dovrebbe tutelare. Al contrario, Piñera appoggiato questo modo di agire, argomentando sui comportamenti individuali, mai ammettendo la responsabilità istituzionali, e non ha mai rimosso vertici dei corpi militari o di polizia. Anche in materia di educazione e in materia di diritti umani, persino la ministra dell'Istruzione (Marcela Cubillos Sigall) non ha mai preso posizione (n.d.r. si tenga conto che le proteste sono state mosse in primo luogo dagli studenti), non ha mai dichiarato alcuna volontà di riforma del sistema. Sappiamo che hanno cambiato la composizione chimica dei gas lacrimogeni sparati dai blindati e i liquidi erogati dagli idranti e questo ci procuro molto: il governo sta inasprendo di giorno in giorno le suddette pratiche di terrore. Sebbene i media possano tentare di normalizzare la situazione, in realtà non c'è alcun rispetto della libera espressione né della democrazia.

Daybelis - Si conta una perdita di più di trecento bulbi oculari (n.d.r. purtroppo a febbraio sono arrivati a quattrocentocinquanta) a causa di esplosioni e di bombe lacrimogene dirette al volto, gli idranti sono stati potenziati con l'aggiunta di soda caustica, che colpisce direttamente i corpi dei manifestanti per giunta sono arrivati in maniera molto disinvolta a sparare ad altezza d'uomo, ma lo Stato continua a negare ogni tipo di tortura sistematica verso i manifestanti. La logica del "nemico interno" si rafforza: credo valga la pena raccontare che, due o tre settimane fa, gli studenti solidali si sono organizzati boicottando l'esame di ammissione all'università. Si tenga presente che in Cile l'accesso agli studi universitari è condizionato dal rendimento di questi test. Si aggiunga il fatto che questo modello educativo è pensato solo in base a una logica di mercato, per la quale tutte le università fanno affari nel proprio esclusivo interesse di tipo privatistico. La A.C.E.S. (Assemblea di coordinamento degli studenti e studentesse del ciclo secondario) ha invitato a boicottare queste selezioni, riuscendo con successo i un'età iniziativa di massa. La risposta dello Stato nei confronti degli assegnatari di borse di studio è stata l'applicazione della legge di sicurezza interna, una legge scritta durante la dittatura, che si applicò in casi molto rari negli anni Novanta, pensata appunto secondo la logica del "nemico interno", pensata per disarmare dunque qualsiasi iniziativa presa verso l'ordine costituito. Si vuole applicare questa legge: dovranno infatti presentarsi di fronte a un giudice accusati del rato di cospirazione contro lo stato. Per questo vogliamo far sapere ciò che accade e fare pressione a livello internazionale, affinché si smetta di considerare normali queste azioni di sanzione, repressione e tortura. Non si possono applicare questi metodi di persecuzione politica in uno Stato cosiddetto democratico.Vogliamo sottolineare la nostra piena solidarietà a questi studenti della A.C.E.S. (Victor Chanfreau e Ayelén Salgado).

Mauricio - Vorrei aggiungere che, oltre a constatare il collasso di questo modello economico, ci pare chiaro che ormai viviamo una vera e propria dittatura, senza alcuna mediazione con le organizzazioni di base che stavano riuscendo, nel corso degli anni passati, a costruire un nuovo Cile. Ma la società di oggi sembra addormentata, anestetizzata, spaventata dal ricordo degli orrori della dittatura, che durò diciassette anni. Questo è un governo di imprenditori, di top manager. Recentemente, durante la COP25 (n.d.r. Programmata in Cile, è spostata a Madrid, dicembre 2019 proprio a causa dei disordini) la ministra dell'Ambiente, Carolina Schmidt Zaldívar, ha fatto una figuraccia, mancando totalmente di capacità, come di interesse concreto per le politiche ambientali. Questa ministra è una imprenditrice, un'economista: che ci fa in un Ministero dell'Ambiente? Così come la ministra dell'istruzione è completamente inadatta, non ha nessuna competenza in campo educativo. Inoltre si può definire una "ereditiera" della dittatura: suo padre infatti aveva un ruolo istituzionale di rilievo. Non si riesce ad uscire dalla logica dittatoriale, laddove coloro che lavoravano al fianco del dittatore terrorista Pinochet, restano attivi tuttora esercitando ruoli e influenza politica. Non si è concretizzato, come per esempio in Argentina, un processo nei confronti dei responsabili dei terroristi di Stato. In sostanza, nonostante l'esistenza di tanti movimenti sociali dal basso, stiamo vedendo applicate le stesse forme che caratterizzavano la dittatura, dunque per quanto sulla carta questa sia una democrazia, è la cosa più simile alla dittatura che ci possa essere. Le vittime non sono dei violenti, Gustavo Gatica, uno studente di psicologia, era un fotografo che stava documentando una manifestazione autorizzata e gli hanno sparato in faccia senza alcuna giustificazione, rendendolo completamente cieco. Fabiana Campillai, madre di tre figli, mentre stava spettando l'autobus per andare al lavoro, è stata colpita da una bomba lacrimogena, che le ha provocato danni neurologici irreversibili e cecità. C'è una violenza irrazionale perpetrata da corpi militari e polizia organizzati dallo Stato. Lo Stato è responsabile, lo Stato è il vero terrorista, Piñera è un criminale.

Karla - L'impegno, adesso, per noi che siamo a Buenos Aires, è riportare tutto quello che accade ogni giorno in Cile e insistere con le istituzioni affinché si impieghino delle misure a livello diplomatico, da parte dell'Argentina, per far sì che venga ascoltata la voce del popolo e per uscire da questa tragica situazione.Inoltre stiamo inviando kit medici, a Santiago, Valparaiso, Antofagasta, in tutti i luoghi maggiormente animati dalle proteste e dove la repressione tocca anche le brigate di soccorso autoconvocate, ossia i volontari che offrono assistenza medica ai manifestanti. Cerchiamo così di appoggiare concretamente la lotta. Sappiamo di un tentativo di invio, da parte del Belgio, di questi materiali, rifiutati dal governo che nega l'esistenza di una crisi sociale in atto. Non potendo inviare liberamente questi aiuti, ci siamo inventati altre vie per fare arrivare i kit a destinazione.

Genevieve - Piñera è un assassino che si nasconde dietro a un dito di fronte alle sue responsabilità. Si rifiuta infatti di dare spiegazioni al mondo per il massacro che sta facendo del suo stesso popolo. Com'è possibile tutto ciò? Diciamo basta con il terrorismo di Stato in Cile! Oltre a tutto quello che succede ogni giorno ai manifestanti nelle città lo sterminio del popolo mapuche è in atto da cinquecento anni questa parte. Questi popoli resiste nelle campagne, nei territori cui appartengono da sempre, al genocidio operato, per mano dello stato coloniale prima, e ora dei militari, gestiti e manipolati dall'attuale governo. Nel sud del Paese stanno continuando a piantare pini e eucalipti, piantagioni alloctone e infestanti, che, come è ormai noto, provocano l'inaridimento del suolo. Diciamo basta all'inquinamento delle acque, causato dallo sfruttamento, per scopi industriali ed estrattivi. L'acqua è vita, ne abbiamo bisogno come in qualsiasi parte del mondo. Quel terrorista di Piñera tratta il popolo come se fosse stupido è ignorante, cercando di manipolare le informazioni, come fanno certe compagnie imprenditoriali, prima fra tutte l'Enel, in nome di un falso progresso: altro non è che espansione capitalista e sfruttamento delle nostre vite.

Anche da Buenos Aires, oltre i confini, oltre le Ande si sentono gridare quegli slogan che descrivono al mondo lo stato di preoccupazione per le condizioni di forte iniquità sociale e di crisi democratica, oltre che economica del proprio Paese d'origine."Cile non mollare! "; "Vedrete: tutte le pallottole ritornano indietro!"; "Mapuche cileni, non abbassate la bandiera, qua siamo disposti ad attraversare la Cordigliera!”.

** Ph. Credit: Massimiliano Dittadi