Ucraina: "frozen conflict" tra nuovi profughi e squilibri mondiali

Intervista al giornalista Simone Pieranni

11 / 2 / 2015

Vi proponiamo la trascrizione di questa intervista registrata nei giorni scorsi al giornalista Simone Pieranni che ringraziamo per la disponibilità. 
Mentre pubblichiamo questo testo è corso a Minsk il summit tra Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande sul nuovo piano di pace per il sud-est ucraino.

Ci puoi spiegare in tre punti: la situazione dopo 15 mesi di tensioni, una proposta di modifica dei confini che risale a settembre ma intanto riscontriamo pesanti avanzamenti  sul piano militare, e non solo nel territorio ucraino. La Nato spinge per aprire nuove basi, Putin pochi giorni fa ha dislocato 30mila uomini, gli USA spingono per un'escalation di guerra e John Kerry in visita a Kiev prometteva pochi giorni fa armamenti letali e pesanti mentre l'intervento delle diplomazie sta cercando di arginare questa corsa allo scontro. In tutto questo noi ci poniamo il problema dei profughi generati da bombardamenti ed eserciti.

La situazione è complessa e chi sta subendo sono praticamente i civili, soprattutto a Donetsk dove venerdì scorso è stato raggiunto un accordo per un corridoio umanitario che permetta alla popolazione di uscire dalla zona di guerra. Le due parti in causa, l'esercito di Kiev ed il battaglione di volontari (formati molto spesso da gruppi di estrema destra) da una parte e l'esercito di ribelli filo russi, non sono sostanzialmente affidabili: un accordo di pace era già stato raggiunto a settembre ma poco sono ripresi i combattimenti. Il Governo vuole riunificare il Paese così da poter ottenere i prestiti internazionali, dal canto loro i separatisti ci han preso gusto ad avere la possibilità di creare un'altra entità territoriale, in un gioco di conflitto congelato. Si sta combattendo una guerra per procura a cui sia alla NATO che a Putin conviene tenere un profilo basso; il vero nodo è il tentativo della NATO di spostarsi ad Est, sfruttando l'inizio di una protesta [piazza Maidan, ndr] che fu popolare che poi divenne tutt'altra cosa. Si è passati da un oligarca ad un altro, nessuna delle riforme promesse è stata attuata. L'entrata dell'Ucraina nell'orbita UE era un rischio che la Russia non voleva correre, e questo ha generato come conseguenza la situazione attuale, la Crimea in mano a  Putin e la guerra nell'Est Ucraina. Non ci sono a mio avviso buoni o cattivi, anzi sostanzialmente chi gestisce la situazione militarmente e politicamente a Donetsk non è peggiore di chi la gestisce a Kiev.

Puoi dirci qualcosa di più di questo corridoio umanitario?

Il corridoio umanitario più importante è stato quello che è stato aperto nella zona di Debaltseve, il luogo dove ultimamente si è combattuto di più. Secondo i dati forniti dall'Alto commissario per i rifugiati dell'Onu venerdì scorso quasi tremila persone sono state evacuate da questa zona e dovrebbero essere rimaste solo 7.000 persone su una popolazione che, mi pare di ricordare, fosse di 25mila abitanti.

Moltissimi sono già rifugiati in Russia dove tra l'altro sono stati accolti nei giorni scorsi, e noi lo abbiamo scritto sul Manifesto, anche moltissimi militari ucraini che disertano. Dal punto di vista umanitario la situazione è assolutamente deficitaria.

Nei giorni scorsi ho sentito delle organizzazioni mediche internazionali, da Medici Senza Frontiere ad altre, e la situazione sanitaria in queste città è delirante. Non ci sono medicine, i servizi sono al minimo, in molti posti manca l'elettricità perchè sono sottoposti a bombardamenti. Nei giorni scorsi è stato colpito anche un ospedale a Donetsk. L'emergenza umanitaria è impressionante: in questa guerra, molto vicino a noi, ci sono già stati 4.000 morti.

Si può riscontare un nuovo protagonismo della NATO, che negli ultimi anni aveva avuto un ruolo di secondo piano nelle tensioni internazionali. La situazione che ci stai descrivendo riporta alla mente la guerra fredda: la situazione di "frozen conflict" è da inquadrare in un rinnovato scenario globale?

Sì, la NATO è ultra attiva perché dopo la fine della "guerra fredda" si è espansa verso Est, proprio là dove ora si manifestano le tensioni più importanti. In Ucraina come in altre aeree del mondo la confusione è tanta, dove cambiano un po' tutti gli assetti, e quindi potenzialmente in futuro potrebbero cambiare anche alleanze. La NATO lavora allo scopo di isolare la Russia dai Paesi dell'Est Europa; Putin viene visto ora come il principale rivale degli Stati Uniti. Questo vale anche nei rapporti con l'Unione europea: fin da dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica la NATO ha aumentato la propria presenza nell'Europa dell'est, ed ora che si sta negoziando in segreto il TTIP le forme di alleanza militare acquistano nuova importanza come strumenti di pressione interna. Inoltre proprio da quando è iniziato il conflitto ucraino sono aumentate le esercitazioni, e nella settimana scorsa sono state dislocate le "forze di intervento rapido" (spearhead force) di stanza in Lettonia, in questo momento sotto comando dell'aviazione italiana. Ecco perché nei giorni scorsi due ministri, Gentiloni e la Ministra della Difesa Pinotti, hanno confermato di essere contrari all'invio di armi a Kiev pur non mettendo in discussione le esercitazioni NATO che avvengono ai confini della Russia. Lo scopo di queste manovre è di costituire un forte elemento di pressione, ma è anche un gioco pericoloso perché dall'altra parte un politico come Putin recepisce e rilancia sul piano muscolare. Il rischio di un incidente aereo è molto alto: in quel caso diventerebbe molto più pericoloso tutto perché a una situazione di tensione se ne aggiunge un'altra.

Ciò che avviene non mi sorprende tanto dal punto di vista politico quanto sotto il profilo mediatico. È come se la NATO, per bocca di Merkel e Hollande, avesse rilasciato dichiarazioni a senso unico nel momento in cui si sta per andare da Putin per cercare un accordo di pace. La situazione che si sta configurando non conviene neanche a Obama: di fatto costituisce un motivo di pressione e di spinta all'isolamento della Russia attraverso le sanzioni commerciali che impattano sull'economia USA. Invece a Putin questa modalità del "frozen conflict" conviene perché in questo modo l'Ucraina non può compiere passi decisivi come potrebbe essere l'adesione alla NATO, posto che abbiamo già visto nei giorni precedenti la Francia e la Germania pronunciarsi contro questo passo, che sarebbe in effetti una provocazione oltre modo grave.

In tutto questo come vedi il ruolo politico dell'Unione europea?

L'Unione Europea ha avuto un comportamento completamente succube alla Nato ed agli Stati Uniti, che sono stati i promotori delle sanzioni commerciali, fin dalla mobilitazione di piazza Maidan. Una divisione dell'Unione europea è stata più che evidente, potremmo individuare la "vecchia Europa" con Germania, Francia e - per certi versi - l'Italia, che con la Russia ha rapporti commerciali molto forti: sulle sanzioni questi Paesi hanno avuto posizioni più moderate, mentre la "nuova Europa" delle ex Repubbliche Sovietiche con la Polonia in testa hanno invece posizioni a favore della NATO e di una risposta molto forte a Putin. Da rimarcare che la Polonia ha sempre spinto per un intervento diretto attraverso anche le armi degli Stai Uniti.

Germania e Francia, pur avendo votato tutte le risoluzioni Nato ed anche le ultime sanzioni, mettono in campo una piccola spaccatura nell'alleanza con gli Stati Uniti attraverso l'azione diplomatica condotta in prima persona da Hollande e Merkel. Qualora riuscissero ad ottenere un cessate il fuoco stabile e duraturo segnerebbero un punto importante, ma l'arco di tempo su cui misurare la riuscita di questa operazione è molto più lungo. Intanto però dire no all'Ucraina nella NATO, rifiutare l'invio di armi a Kiev sono comunque elementi di contraddizione rispetto alla posizione finora assunta da Germania e Francia dentro l'alleanza atlantica.

Prima ci parlavi di una situazione non riconducibile alla vecchia guerra fredda perché all'epoca erano due i blocchi contrapposti mentre ora  ci troviamo in una situazione multipolare. Puoi approfondire gli aspetti geopolitici internazionali rispetto a questa crisi?

Ovviamente non è molto semplice riuscire ad avere una coerenza di lettura perché lo scenario è molto complicato. Vediamo che la guerra in Iraq ha cambiato il mondo, soprattutto in alcune regioni, e alterato equilibri ed alleanze. Un esempio è proprio la situazione in Ucraina, ed abbiamo già visto come Germania e Francia già si siano un po' smarcate dalla posizione americana. Russia e Cina hanno fatto un'alleanza strategica  proprio a partire dalla crisi in Ucraina, seppure nella zona asiatica restino fortemente "competitors".

In questi tempi le alleanze sono molto più fluide, non ce ne sono di fisse perché nuove potenze sono emerse in varie regioni come può essere la Cina in Asia, l'Iran nella sua zona di influenza, la Russia stessa; potenze che su scala regionale portano avanti una politica di potenza. La conseguenza è che viene a cadere quella contrapposizione tra imperialismo e anti-imperialismo che si poteva fare tempo fa. Tutte queste forze regionali secondo me hanno un "istinto egemone" anche se poi viene applicato più o meno a seconda delle circostanze: ad esempio la Cina continua a ripetere di voler attuare una scelta pacifica però nella zona del Pacifico fa la voce grossa, così come Putin fa l'uomo di pace ma poi in Ucraina attacca militarmente.

Stiamo assistendo al declino di quello che era la potenza mondiale statunitense, dopo la guerra fredda gli USA si erano abituati ad un mondo unipolare ed ora stentano molto a comprendere il nuovo assetto multipolare. Quindi con la decadenza di chi fino a poco tempo fa era la sola forza mondiale assistiamo al sorgere di nuove potenze non così forti come gli USA un tempo, ma sufficientemente affermati per fare sì che non sia più possibile l'egemonia di un solo Paese.

Nella zona di Debaltseve la situazione è la più critica, è avvenuta questa evacuazione di massa che forse rappresenta l'episodio più critico dal punto di vista umanitario. Hai notizia di iniziative di ONG? Le parti in causa come si pongono di fronte ad interventi umanitari?

In questo momento io non ho notizie. Sono certo che alcune organizzazioni internazionali stanno provvedendo per cercare di sostenere i civili che hanno la sfortuna di vivere in un paese geograficamente conteso ed utilizzato per scopi geopolitici più grandi. Ma al momento a questa domanda posso solo risponderti con una supposizione. Se l'accordo è vicino come pare, credo che si stiano già muovendo Medici Senza Frontiere ed altri. Non è facile intraprendere operazioni umanitarie perché le due parti in campo hanno dimostrato che il rispetto per la vita è molto poco. Sono morti dei giornalisti - tra cui Andrea Rocchelli un fotoreporter italiano -, sono stati bombardati ospedali, i civili sono considerati sostanzialmente un obiettivo. Non mi sembra molto facile operare per le organizzazioni umanitarie internazionali.