Alla fine, dopo un mese di tensioni internazionali e scontri di piazza, Putin ha fatto a Kiev quell’offerta all’Ucraina di Ianukovich che non si può rifiutare, lo ha fatto per salvare il suo piano di consolidamento della Grande Russia, per bloccare l’espansione della Nato ad est.
Già, la Nato, poco nominata dalle cronache giornalistiche, si muove all’ombra dell’espansionismo economico europeo verso est. Una grande base è in avanzato grado di realizzazione nella regione ad est di Varsavia, in Polonia, se fosse stato raggiunto un accordo di cooperazione economica con l’Ucraina si sarebbe spalancata una porta per l’Alleanza atlantica quasi alle porte di Mosca.
Un matrimonio che non si ha da fare, dunque, quello tra l’Europa e l’Ucraina.
Sono moniti pesanti quelle che arrivano da Kiev all'indomani dell'intesa raggiunta a Mosca da Putin e dal presidente ucraino Viktor Ianukovich con cui la Russia ha concesso all'Ucraina un forte sconto sul prezzo del gas (da 400 a 265 dollari per 1000 mc) e comprato 15 miliardi di dollari di titoli di Stato ucraini.
Per il presidente Ianukovich e il
premier Mikola Azarov si tratta di un accordo "storico", che permette
di salvare l'economia ucraina dal "fallimento", mentre firmare ora
l'accordo di associazione con l'Ue avrebbe portato "alla bancarotta e al
collasso sociale". E intanto Mosca torna all'attacco, con il ministro
degli Esteri Serghiei Lavrov che accusa l'Occidente di tentare di esercitare
pressioni sull'Ucraina nonostante gli accordi di ieri.
Già oggi - sostiene Azarov - avremmo dovuto soddisfare le richieste dell'Fmi,
cioè raddoppiare le bollette, svalutare drammaticamente la moneta nazionale,
ridurre le spese, cancellare gli aiuti del governo all'agricoltura, congelare
salari e pensioni". A dare manforte al premier è il ministro dell'Energia,
Eduard Stavitski, secondo cui con il nuovo accordo sul gas Kiev risparmia più
di 5 miliardi di euro l'anno.
E intanto, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ribadisce che l'offerta
di un accordo Ue-Ucraina "rimane sul tavolo", la Russia torna a fare
la voce grossa: "Suscitano stupore - ha tuonato Lavrov - i tentativi di
esercitare pressioni evidenti sul governo ucraino, che proseguono nonostante le
decisioni prese ieri a Mosca”.
Certo l'obiettivo finale del Cremlino è quello di inglobare l'Ucraina nella sua
sfera d'influenza facendola entrare nell'Unione doganale guidata da Mosca e
appropriandosi dei suoi gasdotti, da cui passa buona parte del metano russo
diretto in Europa. Ma un'esplicita intesa di questo genere ora rischierebbe di
far esplodere piazza Indipendenza, a Kiev, ancora occupata permanentemente
dagli 'europeisti'. I manifestanti che ormai da quasi un mese scendono in
piazza a migliaia accusano il presidente di aver "venduto" il Paese
alla Russia, e – le agenzie internazionali lo raccontano – che, questa notte
hanno, rafforzato le barricate attorno le principali piazze di Kiev.