Turchia - Blitz in 100 differenti località, decine di arresti, abusi sessuali e trame di inganni: il panorama turco si infittisce.

17 / 7 / 2013


Mentre la stampa internazionale, e in particolare quella italiana, tace per non entrare nel merito delle nefandezze compiute dal governo turco ( in modo da non inficiare i rapporti con una delle potenze mediatrici, ritenute complici, nel medio-oriente), le brutalità e gli abusi aumentano in modo vertiginoso.
I cortei che hanno ripreso in modo virale a costituirsi giorno dopo giorno durante la scorsa settimana, sono stati solo il piccolo assaggio della rabbia e dell' indignazione del popolo turco che nonostante il Ramadam, festa sacra per i musulmani, continua ad invadere le strade.
E la polizia turca non poteva non esimersi dal manifestare la propria frustrazione, la propria violenza, la propria cattiveria.
Gli ultimi due giorni sono stati lo scenario che ha sigillato la più articolata onda repressiva da parte delle forze di polizia.
In modo organizzato, sistematico e virulento hanno attaccato simultaneamente 100 differenti luoghi nella sola Istanbul. Parliamo di una serie indefinita di arresti; 55 mandati di cattura emessi dal giudice, ai quali sono seguiti circa 30 fermi.
Sono stati presi d'assalto in particolar modo i dormitori.
Gli studenti universitari sono divenuti dunque una delle valvole utilizzate dal governo per stigmatizzare e criminalizzare ogni atto come rivoluzionario e
terrorista.
Alle prime ore del mattino del 16 Luglio, alcuni membri della TGB (Turkish Youth Union, collettivo studentesco conosciuto per svariate proteste avvenute nel 2006) sono stati posti in stato di fermo e condotti nel ramo "sicurezza-antiterrorismo" a Vatan.
Tra gli arrestati ci sono anche studenti delle scuole superiori; gli avvocati denunciano immediatamente le modalità utilizzate, riferendo che sono state riscontrate delle irregolarità verificatesi durante l'arresto. é stato altresì confiscato ogni tipo di materiale contenente parole come "sciopero" o "resistenza", considerandolo elemento di prova.
Tutto ciò mentre due giornaliste, Derya Oktan, 32, e Arzu Demir, 38 anni, hanno denunciato gli abusi subiti dalla polizia durante un raid avvenuto il 18 giugno scorso. All' interno di un' operazione a livello nazionale relativa alle proteste anti-governative, la polizia fece irruzione nella sede degli uffici del giornale Etkin News Agency (ETHA) ed è proprio in tale occasione che si è perpetrata la violenza. "Non siamo le uniche" dice Demir, "ed abbiamo avuto il coraggio di dire pubblicamente ciò che è avvenuto in modo che non abbiano più luogo tali violazioni dei diritti umani. Ed è per questo che non mi vergogno di mostrare la mia identità." Con queste parole, piene di amarezza e coraggio, emerge la determinazione di queste giornaliste, pronte a continuare a lottare per la propria libertà.
Mentre si "mette a fuoco" uno scenario violento e pericoloso, Erdogan continua a tessere la sua trama di inganni. Ecco che riecheggia la solita pantomima relativa al fantomatico attacco da parte di "forze esterne" al fine di indebolire l'economia turca. Una scusa già sentita ma che continua ad esser riproposta in salsa diversa prendendo di mira, a sto giro, le lobby internazionali e il tasso d' interesse troppo alto da esse proposto.
"Chi ci ha guadagnato realmente dalle tre settimane di protesta? Le lobby finanziarie, i nemici della Turchia" ha affermato il primo ministro in persona in un discorso tenutosi ad Ankara il 16 Luglio.
Attacca così l'utilizzo sproporzionato delle credit-card; impiego istigato dalle banche al fine di far spendere ai cittadini turchi più di quanto essi possano permettersi.
All' interno di questo scenario, le uniche dichiarazioni che vengono dall' Unione Europea sono relative ad una sentenza di condanna emessa dalla "Corte Europea dei diritti dell'uomo" che ha ritenuto responsabile il governo turco di aver violato l' articolo relativo al divieto di tortura e maltrattamenti inumani o degradanti. Verdetto concernente un' episodio avvenuto nel 2006, durante uno scontro tra polizia e manifestanti. Una decisione che multa la Turchia al pagamento di 15.000 euro di risarcimento danni, più 5.000 euro di spese legali. Un giudizio che potrebbe esser ribaltato in fase di appello.
Ecco cosa rimane di tali abusi.
Questa è la risposta ( a mio parere troppo timida ed anche vergognosa) di una istituzione ormai intrisa di tecnicismi; un ente troppo antiquato (e non solo sulla cartina geografica), che si pone a garanzia e tutela dei diritti fondamentali.
Ecco l'ulteriore prova di un' Europa basata non su diritti, nè su democrazia, nè tanto meno sulla libertà....
ma solo su convenienza, confini e capitalismo....ciò, mentre tutto tace!