Tunisia - Nella giornata di sciopero generale, la regione di Sidi Bouzid si proclama libera dal potere centrale e si instaura una cellula di autogoverno

Dal sud del paese l'appello a concretizzare la disobbedienza civile contro il governo

27 / 7 / 2013

Ieri giornata di sciopero generale in Tunisia. Le attività della capitale erano totalmente bloccate ed i sindacati nel dare le cifre dello sciopero parlano di un'adesione massiccia.
Intanto nel sud del paese nella zona di Sidi Bouzid i manifestanti che da giovedì, saputa la notizia della morte di Brahmi avevano iniziato a protestare ed attaccare il governatorato e le sedi di Ennadah, hanno continuato la protesta dichiarando decaduta l'autorità centrale e rimpiazzandola con una struttura autonoma, concretizzando così l'invito alla disobbedienza civile lanciata dal Fronte Popolare. Ancora una volta il sud della Tunisia, proprio dove pareva più forte il potere islamico,  si dimostra nelle sue forti contraddizioni un laboratorio reale dei percorsi del cambiamento.

LA LIBERAZIONE DI SIDI BOUZID
Il racconto delle giornate al sud viene riportato da France 24 attraverso il racconto di Slimane Rouissi :
"La notizia della morte di Brahmi ha scatenato la protesta a Sidi Bouzid. La gente è scesa in strada contro il governo ed Ennahdha, considerati responsabili, almeno politicamente della morte di Brahmi. I partiti islamici e le autorità hanno infatti lasciato che crescesse un clima di violenza che ha favorito questo genere di violenze ...
I manifestanti hanno bruciato la sede di Ennahdha a Menzel Bouzayan e Meknassi. A Sidi Bouzid, visto che non ci sono sedi di partiti, i manifestanti si sono diretti alla sede del Governatorato. hanno invaso i locali, bruciando alcune parti.
Nelle ore che sono seguite, si è svolta una riunione nella sede regionale dell'UGTT (principale sindacato del paese) a cui hanno partecipato rappresentanti politici, sindacalisti ed esponenti della società civile come il Front populaire, l’ordine degli avvocati, l'unione regionale degli agricoltori etc .. .
La riunione è continuata fino a notte tardi e alla fine abbiamo annunciato la "liberazione di Sidi Bouzid".
A partire da venerdì 26 luglio, Sidi Bouzid non riconosce più il potere centrale. La gestione amministrativa della regione sarà assicurata da una cellula costituita da 24 persone che si installerà nella sede del Governatorato.
Tutto questo si inscrive nella disobbedienza civile lanciata il giorno dell'assassinio di Brahmi da parte del Fronte Popolare.
Comunicheremo nelle prossime ore con i rappresentanti dell'esercito e della polizia per far loro sapere che questa cellula è la sola rappresentante legale della regione.
Continuerà a lavorare fino alle dimissioni del governo e alla dissoluzione dell'Assemblea Costituente.
Il governatore ha lasciato la regione.
Noi non abbiamo paura di produrre anarchia o cattiva gestione della regione durante il prossimo futuro perchè i membri della cellula hanno più esperienza sul terreno dei politici che ci governano.
Speriamo che altre regioni seguano la nostra strada."
Nei siti locali degli attivisti della comunicazione indipendente, che abbiamo conosciuto durante la Carovana Libertè e Democratie, viaggiano le informazioni su quanto sta succedendo. Ancora una volta si evidenzia l'importanza di un'informazione libera ed indipendente come quella costruita intorno ai tre media center che l'Associazione Ya Basta, GVC e Un ponte per .. stanno appoggiando nella regione.
BB sherwood.it

Per quanto riguarda il resto del paese vi proponiamo l'articolo di Giuliana Sgrena pubblicato su Il Manifesto del 27 luglio.
Brahamo il governo trema
L'assassinio in pochi mesi di due politici così popolari ha messo in evidenza la ferocia del potere, uguale a quella usata dalla dittatura
L'assassinio di Mohamed Brahmi, il secondo di un leader politico in meno di sei mesi, ha suscitato grande emozione in Tunisia, dove in molti si chiedono chi sarà il prossimo e soprattutto come impedirlo. Entrambe le vittime eccellenti appartenevano al Fronte popolare, lo schieramento che ha raccolto i vari partiti della sinistra.
A quasi sei mesi dall'assassinio di Chokri Belaid e a poche ore da quella di Brahmi, il ministro degli interni Lofti Ben Jallou ha affermato che i due leader politici sono stati uccisi con la stessa arma da estremisti salafiti. Il principale responsabile sarebbe Boubaker al Hakim, ricercato per importazioni di armi dalla Libia e individuato due settimane fa nella cité di al Ghazali, dove è stato assassinato Brahmi, ma poi sparito. Altri 14 jihadisti sarebbero coinvolti. Questa è l'ultima versione del ministro che ha anche detto che non risultano partiti coinvolti. Un tempismo ammirevole ma anche delle lacune sospette che sembrano dirette più a salvare il governo che a chiarire le responsabilità degli assassinii.
Contro l'assassinio di Brahmi il sindacato Unione generale dei lavoratori tunisini (Ugtt) ha indetto ieri uno sciopero con una massiccia adesione: nessun aereo è decollato dall'aeroporto di Tunis Carthage, per fare solo un esempio. Migliaia di persone ieri mattina si sono riunite nella piazza Mohamed Ali, di fronte alla sede del sindacato, nel centro di Tunisi, per poi dirigersi in corteo, con in testa l'ordine degli avvocati, verso avenue Burghiba, dove si trova la sede del ministero degli interni, sempre circondato da rotoli di filo spinato dai tempi della rivoluzione.
Lo slogan urlato dai manifestanti è lo stesso gridato dai rivoluzionari nel 2011 «dégage» (vattene), allora era contro il dittatore Ben Ali, oggi è contro il governo della Troika (formato dal partito islamista Ennahdha più i due partiti «laici»: il Congresso per la repubblica e Ettakatol) e contro l'Assemblea nazionale costituente. Dall'Ugtt a tutti i partiti della sinistra e Nidaa Tounes (che può essere considerato un po' schematicamente di centro-sinistra e viene dato in testa ai sondaggi elettorali) sono tutti concordi nel chiedere lo scioglimento del governo accusato di incapacità nel far fronte ai problemi economici e sociali, di svendere i beni del paese a stranieri, di coprire gli estremisti islamici. Tra le richieste dell'opposizione vi è anche lo scioglimento della Lega per la protezione degli obiettivi della rivoluzione che con la rivoluzione non ha nulla a che vedere e che colpisce le forze democratiche.
La famiglia di Brahmi vuole conoscere i mandanti dell'assassinio di Mohamed, avvenuto proprio nel giorno della festa della repubblica, così come continua a fare la moglie di Chokri Belaid, Basma Khalfaoui. Per molti la responsabilità è di Ennahdha, che ha sempre coperto i salafiti, gli estremisti islamici. Che dopo la preghiera del venerdì seguita nella moschea di al Fath in via della Libertà, quartier generale dei salafiti, hanno raggiunto a loro volta avenue Bourghiba per difendere la legittimità del governo e accusare l'opposizione di voler interrompere il processo di transizione.
L'Assemblea costituente era stata eletta il 23 ottobre 2011 con il compito di redigere la costituzione, sono passati quasi due anni e non c'è nessuna speranza che si arrivi presto ad un testo da sottoporre a referendum. Il tentativo degli islamisti di introdurre la sharia (legge coranica) è fallito, ma l'opposizione è troppo debole per far passare una propria proposta costituzionale. Alcuni deputati si sono dimessi e il costituente Mohamed Brahmi è stato assassinato. Anche il governo doveva rimanere in carica per il periodo costituente e nonostante la sua inettitudine rimane al potere.
La mobilitazione continuerà oggi con i funerali di Brahmi, che si svolgeranno in mattinata prima della sepoltura accanto a Chokri Belaid. Salirà anche la tensione che probabilmente è destinata a cambiare il corso degli eventi e a rimettere in moto un processo di transizione che rispetti i valori della rivoluzione, finora scartati dai partiti al potere.
L'assassinio di due uomini politici così popolari ha messo in evidenza la ferocia del potere che usa un sistema di repressione e di eliminazione fisica che rispecchia i metodi utilizzati dalla dittatura. Per Ennahdha sarà più difficile nelle prossime elezioni sfruttare il richiamo religioso per ottenere la vittoria elettorale (nel 2011 è risultato primo partito con il 37 per cento dei voti), dopo quasi due anni di governo il «doppio linguaggio» usato dai Fratelli musulmani per mantenere ufficialmente una immagine accettabile e nella pratica agire per instaurare una teocrazia si è rivelato in tutta la sua ambiguità.