Tunisia - Continuano le mobilitazioni che richiedono la caduta del Governo

Assalita da miliziani islamici la sede del sindacato Ugtt a Tunisi. Feriti e disordini. Corteo verso la Casba in risposta all’attacco.

5 / 12 / 2012

Nel primo pomeriggio di oggi la sede dell’Ugtt, il più grande sindacato tunisino, è stata presa d’assalto da un gruppo di miliziani della “Lega per la protezione della Rivoluzione”, che rappresenta sostanzialmente un’emanazione del partito islamico Ennadha, al potere in Tunisia dopo le elezioni del 23 ottobre 2011 che hanno fatto seguito alla Rivoluzione.

L’Ugtt si trovava in piazza per commemorare i 60 anni dell’assassinio di Farhat Hached, fondatore del sindacato, quando alcune centinaia di persone hanno aggredito i presenti con lanci di pietre. Alla risposta dei simpatizzanti e degli aderenti del sindacato si è scatenata una colluttazione che ha messo in fuga gli aggressori. Almeno 10 persone sono state portate in ospedale per essere medicate. La polizia, accusata negli ultimi giorni di un uso spropositato della forza in occasione dello sciopero generale a Siliana, è intervenuta solo dopo che i miliziani di Ennadha si erano allontanati.

Proprio i fatti di Siliana rappresentano uno tra i fattori che hanno determinato lo scatenarsi dell’assalto della sede sindacale e delle tensioni crescenti che nei prossimi giorni quasi certamente si svilupperanno in Tunisia. Infatti l’Ugtt ha promosso lo sciopero generale a Siliana principalmente per chiedere le dimissioni del governatore locale, esponente di Ennadha e nipote del primo ministro in carica, Jebali.

Le tre giornate di sciopero a Siliana, concretizzate in continue manifestazioni, poi sfociate in violenti scontri, sono proseguite fino a quando l’Ugtt ha siglato un accordo con il Governatorato locale, ottenendo il passaggio formale dei poteri dal Governatore al Primo Delegato. In questo modo, secondo la lettura comune, il sindacato ha vinto, ottenendo quello per cui stava manifestando. Questa prova di forza del sindacato, che al di la di ogni valutazione politica e con tutte le sue contraddizioni, rappresenta attualmente la più grande forza sociale de Paese, è stata considerata da Ennadha come una sconfitta politica. Questo sarebbe il motivo ultimo dell’assalto alla sede di Place Mohamed Ali a Tunisi. Un chiaro tentativo di rimettere al “proprio posto” il sindacato.

Immediatamente dopo l’assalto è stata chiamata una manifestazione a cui hanno aderito diverse migliaia di persone, e diverse organizzazioni della società civile tunisina. Il corteo è partito verso le 16:00 in direzione della Casba, chiedendo le dimissioni del Governo di Ennadha, giustizia per la popolazione di Siliana duramente colpita dalla repressione poliziesca, e ovviamente denunciando i fatti appena accaduti.

Il corteo ha raggiunto la Casba nella quale già sostavano alcune centinaia di militanti di Ennadha e della “Lega per la difesa della rivoluzione”, i quali hanno aggredito, in un primo momento solo verbalmente, il corteo. In seguito, nonostante l’impressionante spiegamento di polizia, si sono verificati alcuni disordini provocati dal lancio di oggetti da parte dei sostenitori del governo in direzione del corteo, che è stato circondato dalle forze di polizia. Si registrano alcuni feriti che vanno a sommarsi a quelli provocati nel primo pomeriggio dall'assalto alla sede sindacale di Place Mohamed Ali a Tunisi.

Terminata la manifestazione si sono succedute in rapida sequenza le notizie per cui le sezioni locali del sindacato, le UTR (Unione Regionale del Lavoro), hanno indetto a partire da domani scioperi generali regionali, in attesa della decisione del comitato centrale dell’Ugtt prevista per domani alle 13, in cui verranno decise le contromisure da adottare rispetto all’attacco subito nel pomeriggio di oggi.

Sembra quindi ci sia guerra aperta tra Ugtt e Ennadha, nonostante quest’ultima affermi di essere estranea alle aggressioni e in un comunicato diffuso alla stampa solidarizzi con il sindacato.

Al di là della necessità (e della legittimità della richiesta) di far cadere un Governo che rappresenta la parte meno progressista della società tunisina, e che non ha saputo minimamente rispondere a quelle stesse esigenze di cambiamento a livello sociale, economico e politico che hanno dato vita alla Rivoluzione, rimangono alcuni questioni che vanno poste e approfondite per non cadere in interpretazioni banalizzanti.

C’è da chiedersi per esempio chi pagherà per uno scontro politico che si è innescato in maniera diretta e sempre più pericolosa tra due poteri politici e sociali che godono entrambi di un forte sostegno popolare, ma che rappresentano soltanto e non sono identificabili completamente con la società tunisina. La popolazione si Siliana, che ha già pagato con oltre 200 feriti, tra cui 20 che rischiano di perdere la vista a causa della brutalità della polizia che ha sparato sulla folla con fucili da caccia caricati a pallini di piombo, potrebbe fornire qualche indizio in tal senso.

Pubblichiamo di seguito un articolo di Sabina Ambrogi tratto da La Repubblica in cui vengono descritte le brutali modalità repressive messe in atto dalla polizia a Siliana.

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