In serata alla Casa dei beni comuni affollato incontro approfondisce le radici dello sfruttamento globale nel tessile

Treviso - Conferenza stampa davanti a Benetton:chi è responsabile della tragedia del crollo del Rana Plaza si assuma le sue responsabilità

Parlano i sopravvissuti per denunciare come nessun marchio italiano, tra cui Benetton, ha ancora versato un soldo nel fondo di risarcimento.

3 / 4 / 2014

Non è certo un posto a caso quello in cui si svolge la conferenza stampa, che apre la giornata, dedicata a denunciare lo sfruttamento che avviene nel settore tessile a livello globale: si tratta infatti della piazza in centro a Treviso dove si trova il negozio di Benetton, noto marchio globale del tessile. E' stato possibile seguire la conferenza stampa e l'incontro della sera presso la Casa dei Beni Comuni grazie a sherwood.it

I numerosi interventi rilanciano la mobilitazione perchè tragedie come quella del Rana Plaza non avvengano più. Chiara la richiesta: chi è responsabile del crollo del 24 aprile risarcisca come atto di responsabilità i sopravvissuti e le famiglie di chi è morto. Benetton, come altri marchi italiani non ha ancora versato neanche un soldo nel Fondo per i risarcimenti. E' una vergogna inaccettabile.

Ad aprire la conferenza stampa Monica Tiengo dell'Associazione Ya Basta che introduce Deborah Lucchetti della Campagna Abiti puliti che racconta come la tappa di Treviso sia la conclusione di un tour europeo per lanciare l'iniziativa #PayUp. All'indomani del crollo del Rana Plaza - il vergognoso dramma la cui responsabilità sta nel sistema di sfruttamento dei marchi globali - associazioni e sindacati hanno iniziato a mobilitarsi raccogliendo più di un milione di firme e costringendo  le grandi company a siglare un accordo sulla sicurezza che riguarderà 160 marchi e 2000 fabbriche. Oltre a questa importante tappa la mobilitazioni ha portato a dicembre ad un accordo che prevede il risarcimento per le vittime e i sopravvissuti ad opera dei marchi che erano al Rana Plaza di 40 milioni di dollari.

Questo accordo stabilisce una responsabilità diretta sul fatto che chi controlla la produzione ne deve garantire la sicurezza;  il risarcimento è un diritto. 

La testimonianza di Shila, sopravvissuta al crollo, accompagnata da Deborah ripercorre i momenti drammatici del 24 aprile al Rana Plaza. La costrizione a lavorare in condizioni non sicure, il crollo, la morte di più di 1300 persone. "Proprio quel giorno i padroni hanno costretto i lavoratori ad entrare nonostante ci fossero le crepe nei muri" denuncia la lavoratrice. Quando il soffitto è crollato Shila  è rimasta sotto le macerie per un giorno. Quando è stata soccorsa e portata all'ospedale le hanno dovuto asportare l'utero per le lesioni. "Si fanno milioni di guadagno in questo genere di strutture e poi a pagare è chi vi lavora a cui si vorrebbe dare la colpa di quanto è successo.". Ed ancora Shila continua dicendo che "non avrebbe mai immaginato di dover venire fino in Italia per chiedere un diritto: quello di essere risarcita". Con il suo misero salario Shila faceva vivere i suoi figli, così come molti altri che si trovavano nel crollo del Rana Plaza ed adesso da più di un anno non hanno niente con cui vivere. Il risarcimento è un fatto di civiltà, nessuno può sottrarsi alle sue responsabilità.

Alcune company hanno aderito al fondo ma tutte le aziende italiane comprese Benetton ancora tacciono e non hanno versato niente per risarcire le persone, le famiglie coinvolte del crollo del Rana Plaza.

Monica Tiengo dell'Associazione Ya Basta ha voluto ricordare come non sia la prima volta che ci si trova a protestare davanti a Benetton. "L'appropriazione indebita delle terre dei Mapuche in Argentina è un'altra faccia di una company che è responsabile dello sfruttamento globale. Le realtà sociali, associative di Treviso proprio per questo non solo sostengono ma fanno  proprie le richieste della campagna Abiti Puliti. Esiste un'altra Treviso che ha differenza di Benetton mette i diritti e la dignità delle persone al primo posto" ha voluto ricordare l'attivista trevigiana.

Francuccio Gesualdi uno dei promotori della campagna Abiti puliti riporta l'attenzione sulla necessità dell'impegno collettivo dei consumatori per premere sulle multinazionali. "Scegliere i prodotti e lasciare sugli scaffali quelli che sono "marchiati" dalla mancanza di diritti" significa affrontare le condizioni di lavoro a casa nostra che peggiorano proprio perchè le imprese possono spostarsi per sfruttare altrove.

Guido Viale ha portato alla conferenza stampa un saluto della Lista Tsipras perchè i diritti dei lavoratori avanzino in tutta Europa: "i diritti di chi vive altrove sono connessi con i nostri".

Said Chaibi ha voluto, come consigliere comunale dell'amministrazione della città di Benetton, "chiedere scusa per quel che è successo al Rana Plaza" ed aggiungere come rappresentante del mondo associativo l'importanza di una mobilitazione per i diritti ovunque.

Sergio Zulian AdlCobas ha sottolineato come essere presenti all'iniziativa parta da un sentimento che è di condivisione non di compassione. "Le persone che sono oggi a Treviso non stanno chiedendo l'elemosina stanno chiedendo un risarcimento, cioè un diritto di fronte a colpe gravissime che sono il prodotto di una organizzazione mondiale del lavoro. Tutti sappiamo che De Longhi, Benetton, le grandi imprese del trevigiano, del grande nord-est hanno delocalizzato che significa lasciare a casa i lavoratori per andarne a sfruttare altri, dove si possono pagare di meno. Le distanze nella globalizzazione scompaiono per le merci. Vestiamo ed usiamo merci che sono prodotte a chilometri di distanza. Allora la stessa cosa deve valere per le persone. Proprio perchè non stiamo parlando di commiserazione o di compassione ma di diritti, l'unico modo per affermarli è continuare le battaglie: qui dove Benetton ed altri fanno cassa integrazione, esuberi e licenziamenti ed in Bangladesh ed in qualsiasi altra parte del mondo."

Sergio ha voluto anche ricordare come proprio a pochi giorni dal crollo della Rana Plaza, in occasione di un'iniziativa in centro città con la partecipazione di Ugo Mattei, l'AdlCobas insieme ad altre realtà come ZTLWakeUp abbia dato vita ad un presidio spostandosi davanti al negozio di Benetton. "Quel giorno sono state tirate delle uova piene di vernice rossa per indicare il sangue versato in Bangladesh di cui le grandi e belle vetrine sono il prodotto. Per questo siamo stati denunciati ed avremo un processo.

Ha poi concluso: "io personalmente sono orgolioso di averlo fatto e poi non mi si venga a parlare di legalità o di violenza per due uova rosso sangue o perchè abbiamo fatto una manifestazione non autorizzata dall'altra parte della strada fino a qui quando la vera violenza è di chi porta avanti questo sfruttamento e provoca migliaia di morti."

A chiudere la conferenza stampa non a caso una donna, Gaia di ZTL WakeUP, dopo che Deborah ha voluto ricordare il tema delle donne, sottolineando come non sia un caso che a Treviso ci siano Shila e Safia: "nel settore del tessile internazionale le donne sono quelle che fanno la differenza, sono il massimo fattore di sfruttamento delle imprese multinazionali perchè chiaramente costituiscono la mano d'opera più flessibile e meno sindacalizzata. Molto spesso le donne in questi paesi hanno il compito di nutrire la famiglia, di portare al casa il reddito principale. Ma le donne sono anche al centro delle capacità di resistenza e di gestione di conflitto e di rivendicazione. Se oggi sono qui loro non è un caso. Questa campagna è fatta in gran parte da donne per le donne, Affrontare il tema del risarcimento e delle condizioni di lavoro nel tessile globale significa affrontare una questione di genere."

Gaia del collettivo ZTL WaKeUp ha voluto ringraziare della possibilità di intervenire al fianco di chi non ha fatto una cosa semplice uscendo dal proprio paese per denunciare un dramma così duro, dovendo ripetere più volte il racconto di un trauma difficile da immaginare.

"Siamo stati tra i primi a mobilitarci, come si diceva prima dopo il crollo e qualcuno ci ha definiti violenti per le uova lanciate a Benetton. Confrontandoli con 1300 morti la nostra azione è stata ben poco. Noi collettivamente siamo attivi proprio contro ogni attacco alle donne e sulle questioni di genere, come abbiamo fatto con le mobilitazioni contro gli integralisti davanti all'Ospedale della città." Concludendo Gaia ha sottolineato come sia necessario un impegno costante su questi temi proprio perchè Treviso per fortuna non è solo la città di Benetton.

La giornata continua la sera con un affollato incontro presso la Casa dei beni comuni, in cui vengono approfonditi i temi dell'iniziativa.

Treviso - Intervista a Deborah Lucchetti

Treviso - Intervista dal Bangladesh