Sud Africa - I 270 minatori arrestati sono accusati della morte dei 34 colleghi uccisi

L'accusa si basa su una norma già utilizzata in passato nella repressione dei movimenti anti-apartheid che stabilisce la corresponsabilità dei manifestanti nella morte di qualcuno se la polizia è costretta a intervenire con la forza. Ancora nessun agente è stato incriminato per le uccisioni

31 / 8 / 2012

PRETORIA - I minatori della Lonmin arrestati due settimane fa, alle porte di Pretoria, in Sudafrica, dopo che la polizia aveva aperto il fuoco e ucciso 34 operai in sciopero nella miniera di Marikana, sono stati incriminati per la morte dei loro colleghi. Lo ha reso noto un portavoce della procura locale. L'accusa si basa su una norma della legge sudafricana, già in passato utilizzata contro i movimenti anti-apartheid, che stabilisce la corresponsabilità dei manifestanti nella morte di qualcuno se la polizia è costretta a intervenire con la forza per sciogliere manifestazioni.

Intanto, mentre prosegue il negoziato tra la società, terzo produttore mondiale di platino, e gli operai in sciopero, oggi si è presentato al lavoro meno del 7 per cento dei 28mila uomini che compongo la forza lavoro locale. L'azienda, che estrae a Marikana il 96% del platino prodotto, è stata costretto a chiudere l'attività tre settimane fa, a causa delle crescente tensione con il sindacato.

Oggi seconda giornata di trattativa a porte chiuse tra i quattro sindacati e il management aziendale. La morte di 34 operai, il 16 agosto, uccisi dai proiettili della polizia, ha ulteriormente irrigidito le posizioni dei minatori che adesso sembrano decisi a resistere fino a quando le loro richieste non saranno esaudite. L'accusa di omicidio è a carico dei 270 fermati sul luogo della tragedia con le armi. La prossima settimana verrà esaminata la richiesta di rilascio su cauzione. Ma la mossa della procura sembra destinata a infiammare la situazione.

Intanto, l'organismo di vigilanza del governo, l'Independent Police Investigative Directorate, ha fatto sapere di aver ricevuto oltre 200 denunce da parte dei minatori arrestati che sostengono di esser stati aggrediti o abusati mentre sono in stato di fermo.