Giovedì
i lavoratori delle catene dei fast-food saranno in picchetto davanti
ai loro posti di lavoro in 200 luoghi, un anno dopo il loro primo
sciopero. Gli organizzatori dicono che le azioni si svolgeranno in
tutto il paese per sostenere la richiesta di portare a 15 dollari
l'ora il salario minimo per i lavoratori e il diritto a formare un
sindacato, senza il pericolo di subire ritorsioni.
Solo a New
York ci sono più di 57.000 lavoratori impiegati nei fast-food e il
salario medio è di $ 8.89 l’ora, il più basso fra tutti i lavori
nell’area metropolitana.
Con il supporto di gruppi sindacali
come la Service Employees International Union, le proteste
organizzate nei fast-food sono cresciute notevolmente nel corso
dell'ultimo anno. Le prime proteste partite a New York nel mese di
novembre 2012 sono cresciute lentamente portando a mobilitarsi
migliaia di manifestanti, con azioni in altre sette città,
nell’estate di quest’anno.
Si
è trattato di una mobilitazione che ad agosto ha coinvolto più di
cinquanta città comprese le zone del sud che sono storicamente
restie alla partecipazione ad azioni sindacali.
I lavoratori
coinvolti hanno età differenti ma quello che li accomuna è la media
salariale di 7,25 dollari l'ora. In molti casi si tratta di
dipendenti che hanno famiglie allargate e devono far ricorso ai
sussidi come i buoni pasto per sbarcare il lunario e non hanno la
possibilità di accesso al sistema sanitario se non quello pubblico
di base.
La
lotta dei lavoratori dei Fast-Food si ispira e si collega a quella
dei lavoratori a basso salario che coinvolge i servizi della
distribuzione e della logistica.
“ Sempre più lavoratori si sentono in dovere di partecipare agli
scioperi , se non altro per dimostrare che il cambiamento è
possibile”
dichiarano gli attivisti
“Il
problema è che non possiamo più sopravvivere con questi salari,
molti hanno problemi a pagare le bollette e a volte quando si riceve
la busta paga questa non è sufficiente nemmeno a coprire l'affitto”
concludono
che "Siamo
stanchi di vivere alla giornata. Non possiamo vivere così".
Molti
adetti ai fast-food, lavorano part-time, anche poche ore al giorno,
un lavoro duro, che non è equamente compensato nè tutelato, anche
per questo in tanti stanno partecipando agli scioperi nonostante la
paura delle ritorsioni minacciate. “Lavoriamo
in un industria che fa profitti mostruosi frutto del duro lavoro di
tanti precari; c’è chi pensa che lavorare in un fast-food è un
“lavoretto” e quindi merita un salario basso, ma bisogna rendersi
conto che queste imprese non posso fare profitti senza i lavoratori.
Questo è il nostro potere”
C’è
chi ha partecipato agli scioperi da quando sono cominciati nel
novembre 2012 e ha visto questo movimento crescere e divenire più
forte.
"All'inizio
c’era paura. Non si sapeva cosa sarebbe successo. Molti non
sapevano nemmeno cosa fosse un sindacato e come ci si organizza: ora
guardano con entusiasmo quello che sta succedendo. Abbiamo iniziato a
New York il 29 novembre 2012, con 127 lavoratori che hanno deciso di
lottare per chiedere un salario di 15 dollari l’ora e la
possibilità di formare un sindacato. Ora sono 200 le città dove si
svolgeranno azioni, ci stiamo diffondendo in tutto il paese, stiamo
difendendo i nostri diritti, il nostro futuro e non siamo soli".
A una settimana dalla mobilitazione dei lavoratori della Wall-Mart anche la lotta dei dipendenti dei fast-food pone negli Stati uniti il problema di una rivendicazione salariale che combatta la povertà e la precarietà ma anche la conquista di diritti e tutele suoi luoghi di lavoro contro lo strapotere delle Corporation con forme di azione diretta e autorganizzazione sui luoghi di lavoro.
Il punto di forza delle mobilitazioni degli addetti alla logistica, distribuzione e ai fast food è il nodo del salario minimo orario che è bloccato da molti anni a quota circa 7$ per una grandissima parte dei lavoratori a bassa qualificazioni di tutti i settori. Un tema all'ordine del giorno a tutti i livelli, che lo stesso presidente Obama ha preso in mano avanzando la proposta di portarlo per tutti a 10$, incontrando l'opposizione delle grandi centrali sindacali e padronali, tanto che l'iniziativa di Obama viene commentata sarcasticamente come una 'boutade' per recuperare consenso sulla pelle dei lavoratori poveri.