Stati Uniti - Il giovedì dello sciopero dei Fast-Food

Continuano gli scioperi negli Stati Uniti. Questa volta tocca a i lavoratori delle catene dei Fast-Food per aumenti salariali e il diritto ad organizzarsi.

5 / 12 / 2013

Giovedì i lavoratori delle catene dei fast-food saranno in picchetto davanti ai loro posti di lavoro in 200 luoghi, un anno dopo il loro primo sciopero. Gli organizzatori dicono che le azioni si svolgeranno in tutto il paese per sostenere la richiesta di portare a 15 dollari l'ora il salario minimo per i lavoratori e il diritto a formare un sindacato, senza il pericolo di subire ritorsioni.

Solo a New York ci sono più di 57.000 lavoratori impiegati nei fast-food e il salario medio è di $ 8.89 l’ora, il più basso fra tutti i lavori nell’area metropolitana.
Con il supporto di gruppi sindacali come la Service Employees International Union, le proteste organizzate nei fast-food sono cresciute notevolmente nel corso dell'ultimo anno. Le prime proteste partite a New York nel mese di novembre 2012 sono cresciute lentamente portando a mobilitarsi migliaia di manifestanti, con azioni in altre sette città, nell’estate di quest’anno.

Si è trattato di una mobilitazione che ad agosto ha coinvolto più di cinquanta città comprese le zone del sud che sono storicamente restie alla partecipazione ad azioni sindacali.
I lavoratori coinvolti hanno età differenti ma quello che li accomuna è la media salariale di 7,25 dollari l'ora. In molti casi si tratta di dipendenti che hanno famiglie allargate e devono far ricorso ai sussidi come i buoni pasto per sbarcare il lunario e non hanno la possibilità di accesso al sistema sanitario se non quello pubblico di base.

La lotta dei lavoratori dei Fast-Food si ispira e si collega a quella dei lavoratori a basso salario che coinvolge i servizi della distribuzione e della logistica. “ Sempre più lavoratori si sentono in dovere di partecipare agli scioperi , se non altro per dimostrare che il cambiamento è possibile” dichiarano gli attivisti
Il problema è che non possiamo più sopravvivere con questi salari, molti hanno problemi a pagare le bollette e a volte quando si riceve la busta paga questa non è sufficiente nemmeno a coprire l'affitto” concludono che "Siamo stanchi di vivere alla giornata. Non possiamo vivere così".

Molti adetti ai fast-food, lavorano part-time, anche poche ore al giorno, un lavoro duro, che non è equamente compensato nè tutelato, anche per questo in tanti stanno partecipando agli scioperi nonostante la paura delle ritorsioni minacciate. “Lavoriamo in un industria che fa profitti mostruosi frutto del duro lavoro di tanti precari; c’è chi pensa che lavorare in un fast-food è un “lavoretto” e quindi merita un salario basso, ma bisogna rendersi conto che queste imprese non posso fare profitti senza i lavoratori. Questo è il nostro potere”
C’è chi ha partecipato agli scioperi da quando sono cominciati nel novembre 2012 e ha visto questo movimento crescere e divenire più forte.
"All'inizio c’era paura. Non si sapeva cosa sarebbe successo. Molti non sapevano nemmeno cosa fosse un sindacato e come ci si organizza: ora guardano con entusiasmo quello che sta succedendo. Abbiamo iniziato a New York il 29 novembre 2012, con 127 lavoratori che hanno deciso di lottare per chiedere un salario di 15 dollari l’ora e la possibilità di formare un sindacato. Ora sono 200 le città dove si svolgeranno azioni, ci stiamo diffondendo in tutto il paese, stiamo difendendo i nostri diritti, il nostro futuro e non siamo soli".

A una settimana dalla mobilitazione dei lavoratori della Wall-Mart anche la lotta dei dipendenti dei fast-food pone negli Stati uniti il problema di una rivendicazione salariale che combatta la povertà e la precarietà ma anche la conquista di diritti e tutele suoi luoghi di lavoro contro lo strapotere delle Corporation con forme di azione diretta e autorganizzazione sui luoghi di lavoro.

Il punto di forza delle mobilitazioni degli addetti alla logistica, distribuzione e ai fast food è il nodo del salario minimo orario che è bloccato da molti anni a quota circa 7$ per una grandissima parte dei lavoratori a bassa qualificazioni di tutti i settori. Un tema all'ordine del giorno a tutti i livelli, che lo stesso presidente Obama ha preso in mano avanzando la proposta di portarlo per tutti a 10$, incontrando l'opposizione delle grandi centrali sindacali e padronali, tanto che l'iniziativa di Obama viene commentata sarcasticamente come una 'boutade' per recuperare consenso sulla pelle dei lavoratori poveri.