Sport - Viaggio in Tunisia

Un incontro con Giacomo Carlotto, della polisportiva Indipendiente di Vicenza,di ritorno dal World Social Forum di Tunisi

6 / 5 / 2013

●●L'occasione è il World Social Forum tenutosi a Tunisi a fine marzo con una sezione dedicata allo sport, poi la carovana di «Sport alla Rovescia» ( www.sportallarovescia.it) ha visitato i luoghi interni della Tunisia, interdetti allo sport, ha cercato di capire anche nel campo dello sport che cosa è successo dopo la rivoluzione e la cacciata di Ben Alì. Il campionato di calcio vietato ai tifosi, soggetti a Daspo permanente, il calcio «europeizzato», l'incontro con una squadra di serie C prima in classifica, che non vede l'ora di passare in serie B e disputare il primo derby della sua storia con una vicina rivale.

Lo sport totalmente assente nelle zone interne per quanto riguarda le ragazze e la grande differenza con Tunisi, il lavoro paziente di un appassionato di giochi popolari che cerca di recuperarli alla memoria collettiva e in nome dei quali mantiene rapporti internazionali, compresi quelli con l'Italia. Ne abbiamo parlato con Giacomo Carlotto della polispostiva Indipendiente di Vicenza, che con il gruppo di San Precario e Assata Shakur hanno costituito la delegazione sportiva che ha partecipato a World Social Forum di Tunisi.

Che situazione sportiva avete trovato in Tunisia?

C'è una gran confusione, la situazione politica è molto difficile, vi è una disparità del livello di vita e di accesso alla pratica sportiva tra Tunisi e le zone interne.

A Tunisi abbiamo visto campi di calcetto nuovi frequentati da tanti giovani, sia maschi che femmine

che giocano anche a basket, pallavolo, tennis, mentre nei paesi dell'interno non vi sono attrezzature e non vi sono ragazzi che fanno sport, men che meno ragazze.

Qualche cartello indicava la pratica di arti marziali all'interno di un garage, ma era chiuso, è possibile che fosse vecchio.

Nei piccoli centri abitati non c'è neppure il sindaco e i salafiti fanno quello che vogliono, nei campi abbiamo visto lavorare solo donne, gli uomini sono tutto il giorno al bar.

Quali sono gli sport che avete visto praticare?

A livello di sport di base sono impegnati a recuperare gli sport popolari, i giochi tradizionali, quelli storici praticati da varie generazioni, che si pongono al di fuori del business e della commercializzazione, e costituiscono un momento di forte aggregazione.

C'è un signore che abbiamo incontrato, Ezzedine Bonzi, che è particolarmente impegnato su questo fronte, conosce anche italiani dediti al recupero dei giochi popolari con i quali mantiene rapporti.

Si disputano campionati nazionali?

Dopo la rivoluzione, l'unico sport è il calcio, ma solo nei piccoli centri.

Nelle città grandi e medie il campionato si gioca a porte chiuse, alcuni ci hanno detto perché gli ultrà colgono l'occasione delle partite per picchiarsi.

Durante la rivoluzione di due anni fa gli ultrà hanno avuto un ruolo importante, non decisivo, come in Egitto, ma comunque sono stati protagonisti, insieme ad altri giovani, della rivoluzione tunisina, sembra che le partite diventino occasione per regolare i conti, almeno nella capitale.

Altri ci hanno detto che i motivi della sospensione del campionato non sono questi e gli ultrà non c'entrano, gli scontri sono da attribuire alla polizia e agli infiltrati salafiti, che creano disordini.

Gli stadi sono stati aperti per tre mesi, poi chiusi, riaperti di nuovo e definitivamente chiusi.

Oggi le squadre giocano senza pubblico.

Gli stadi sono chiusi per «Daspo», in Tunisia usano proprio il termine italiano.

Dopo il Social Forum quali zone avete visitato?

Dopo Tunisi siamo andati verso il centro della Tunisia, ci siamo fermati a Regueb, appena prima del deserto, una zona povera lasciata a sé stessa per anni da Ben Alì.

Abbiamo incontrato Mohamed Al Ahmadi, attivista tunisino che è il contabile della locale squadra di calcio. La squadra del Envoi Sportif Regueb in serie C, ed è seguita da circa duemila spettatori per ogni partita.

Qui il calcio va avanti, rappresenta un momento di aggregazione piuttosto forte, però è organizzato e praticato sul modello europeo con gli sponsor.

Abbiamo parlato anche con l'allenatore che ci ha detto alcune cose sulla squadra: è prima in classifica e non vede l'ora di vincere il campionato e passare in serie B, per poter disputare il derby con la vicina squadra di Menzel Bouzaiane, un traguardo molto sentito. Al termine dell'incontro l'allenatore ci ha detto che il linguaggio del calcio è un linguaggio universale.

I calciatori sono privilegiati come da noi?

I calciatori prendono uno stipendio tra i 500 e i 2000 dineri, tra 250 e 1000 euro, piuttosto consistente se rapportato a quello di un giovane impegnato in un'attività lavorativa dipendente, che percepisce due dineri a ora, otto euro al giorno.

Lo sport rappresentato al Social Forum, non è un po' strano?

C'è stata poca partecipazione dei tunisini al Social Forum sui temi dello sport, sono presi da altri problemi, ci siamo ritrovati a discutere tra europei, principalmente con i tedeschi e i francesi.

C'è stato una sessione dedicata al ruolo dello sport nello sviluppo della società e una sull'impatto delle grandi competizioni sportive.

Qual'è stato il momento più significativo?

Noi italiani abbiamo gestito il campo sport del Social Forum con strutture molto semplici, un impianto di pallavolo e due porte per il calcio.

Non c'è stata la necessità di inventarsi tornei o altro, perché i campi erano sempre occupati da partite improvvisate al momento con un via vai continuo di giovani tunisini.

Tra un tiro in porta e una schiacciata di pallavolo si creava l'occasione per conoscersi e scambiare opinioni con giovani che due anni fa sono stati i protagonisti della rivoluzione tunisina.

Cosa pensate di fare per la Tunisia?

In Tunisia mancano i mezzi per realizzare qualsiasi progetto di sport, non vi sono sforzi di alcun genere, perché il problema principale è il piatto di pasta.

Ci proponiamo di stabilire contatti stabili e di aiutarli con materiale e progetti vari che valuteremo insieme prima di realizzarli.