Quello che ieri si è prodotto a Tunisi e in altre città dell’interno, con gli scontri tra gruppi salafiti e forze di polizia, con l’arresto del portavoce di Ansar al Sharia e di Amina, rappresentano bene il cortocircuito sociale che si sta vivendo in tutta l’area maghrebina

Scontri tra salafiti e polizia. Arrestata Amina.

20 / 5 / 2013

Salafiti in Tunisia

Quando, circa 3 mesi fa in occasione del Forum Mondiale, siamo andati in Tunisia e con la carovana multiculturale ci siamo addentrati nella Tunisia profonda, abbiamo toccato con mano quanto contradditoria fosse e sia la situazione sociale nella madre di quella che è stata la primavera araba: le spinte più progressiste, moderne, tecnologiche, comportamentali, comunicative si mescolavano e si contrapponevano con il peggio del conservatorismo, del fondamentalismo religioso e sociale.

Quello che ieri si è prodotto a Tunisi e in altre città dell’interno, con gli scontri tra gruppi salafiti e forze di polizia, con l’arresto del portavoce di Ansar al Sharia e di Amina, rappresentano bene il cortocircuito sociale che si sta vivendo in tutta l’area maghrebina, qui, in Tunisia, il partito di governo Ennahda utilizza queste contraddizioni per puntellare la propria posizione – già fortemente contestata – e per presentarsi come la formazione politica in grado di gestire la complessa realtà sociale, affiorata con la primavera araba, e garantire stabilità contro tutti gli estremismi.

Ennahda,ha bisogno, da un lato, di prendere e distanze dal radicalismo salafita e, dall’altro, di proporsi come paladino dei veri valori islamici, infatti, secondo un recente sondaggio il partito Nidaa Tounes, nel quale si riconosce gran parte dei riformisti e dei laici, conterebbe sull’appoggio del 44,7% della popolazione mentre Ennahda si manterrebbe intorno al 32%. Un quadro che sconvolgerebbe l'attuale composizione del Parlamento.

In Tunisia si consuma, dunque, senza esclusioni di colpi, lo scontro tra islam moderato e radicale: gli aderenti ad Ansar, con la loro politica assistenzialista, sostenuta dai finanziamenti arabi wahabiti, nelle zone più depresse, alla stregua di quanto fanno i Fratelli musulmani in Egitto, Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, si sono radicati tra gli strati sociali più bisognosi e giovanili della popolazione. Dopo la «primavera» del 2011 che ha portato alla caduta del regime di Ben Alì, la penetrazione salafita è cresciuta di giorno do giorno: i fondamentalisti hanno trovato terreno fertile nella crisi politica e nei conflitti sociali provocati dalle condizioni di povertà in cui si trovano tanti tunisini.

Veniamo ai fatti, così come ci vengono riportati dalle agenzie.

A inizio maggio il Governo tunisino, dopo aver ammesso la presenza di gruppi qaedisti sul territorio tunisino, aveva deciso di vietare la riunione annuale del gruppo integralista Ansar al-Sharia nella città di Kairouan, a 150 chilometri da Tunisi. Incontro che avrebbe dovuto tenersi ieri, il 19 maggio. La reazione salafita non si è fatta attendere, infatti già la settimana scorsa è stata segnata da una serie di incidenti tra la polizia e gli estremisti, a cui sono seguiti centinaia di arresti, tra cui quello del portavoce di Ansar al-Sharia, Seifeddine Rais.

Ieri invece la violenza è esplosa intorno a mezzogiorno nel quartiere occidentale di Tunisi, a Ettadhanen City, quando “circa 700 salafiti, muniti di proiettili e coltelli, hanno iniziato a manifestare in barba ai divieti governativi”, scrive l’Afp. A quel punto è scattato l’intervento della polizia in assetto antisommossa e il risultato è stato uno scontro protrattosi fino alle 15, con un morto, centinaia di feriti e numerosi altri arresti.

Sempre ieri a Kairouan, città nel centro del Paese, è stata arrestata la femen tunisina Amina Tyler un attimo prima che si esibisse in una delle sue clamorose proteste a seno nudo per rivendicare la libertà e i diritti delle donne, provocatoriamente, proprio davanti alla moschea in cui si erano radunati decine di islamici radicali.

BB sherwood.it

arresto Amina da SKYtv