Sciopero sociale dei gilet gialli: bloccata la raffineria di Donges

20 / 2 / 2019

Mentre Macron sta assistendo inesorabilmente al fallimento del grand débate, da lui proposto per arginare le proteste sociali di questo autunno/inverno, la Francia vive l’ennesima giornata di sciopero sociale.

L’appello fatto dai gilet gialli di bloccare i punti strategici dell’economia francese per martedì 19 febbraio ha raccolto molti consensi e adesioni spontanee. Alcune indicazioni su ipotetiche “alleanze sociali” tra i gilet e le componenti del mondo del lavoro c’erano state già lo scorso 5 febbraio, nella giornata di sciopero generale indetta dalla CGT. Una giornata che ha visto, soprattutto nelle aree metropolitane, una grande partecipazione ai blocchi e alle manifestazioni, ma che è stata meno impattante nella Francia rurale, che costituisce il retroterra storico principale dell’attuale movimento.

I blocchi di ieri hanno invece avuto una diffusione realmente nazionale. Certo, si è trattato di uno sciopero sociale a macchia d’olio, ma che è riuscito a intrecciare una composizione moltitudinaria e ha paralizzato per l’intera giornata alcuni punti cruciali della produzione francese.

Il blocco più importante è avvenuto nella raffineria Total di Donges che si trova nel dipartimento bretone della Loira Atlantica. Si tratta di un colosso, uno dei principali del Paese, che si estende su una superficie di 350 ettari e produce 11 milioni di tonnellate di greggio all’anno, pari al 12% della produzione nazionale. Oltre a essere uno dei principali poli produttivi del Paese, la raffineria di Donges è anche una delle grandi centrali d’inquinamento. Nel maggio di quest'anno si è verificato un grave incidente ad una delle unità produttive, con conseguenze ambientali notevoli in tutta la regione.

Centinaia di persone hanno occupato il sito alle 4 del mattino e solo l’intervento delle forze dell’ordine ha impedito che gli occupanti fossero raggiunti da altri manifestanti. Gli scontri nei pressi della raffineria sono andati avanti per diverse ore, a partire da mezzogiorno, e solo in tarda serata c’è stato lo sgombero degli ultimi manifestanti.

Il blocco di ieri smaschera di fatto il tentativo di Macron di accreditarsi come leader politico in grado di portare la Francia verso la cosiddetta “transizione ecologica”, ponendo con forza nel dibattito pubblico il tema dell’impraticabilità di un’alternativa ecologica reale che sia compatibile al modello di sviluppo capitalista.

Lo sciopero di ieri inoltre salda ancora di più il legame tra giustizia climatica e giustizia sociale, che era già stato posto chiaramente nel corso dell’Assemblea delle Assemblee tenutasi a Commency lo scorso 27 gennaio. Non è un caso che le azioni di blocco, e in particolare quella della raffineria di Donges, siano state sostenute dai tanti movimenti giovanili che in Francia si battono contro il climate change.