San Paolo – 7.09.2013. #OperaçãoSetedeSetembro. Violenti scontri nel giorno in cui il Brasile riscende in piazza.

Nell'articolo proponiamo una cronaca video della giornata e degli scontri.

8 / 9 / 2013

Fino a ieri, giorno precedente le grandi mobilitazioni annunciate per oggi 7 settembre da settimane e rimbalzate dai social network, nessuno sapeva niente o quasi. Più chiedevamo informazioni su un orario e un luogo di concentramento, più ci arrivavano notizie discordanti, anche se la risposta più frequente era “non so, scendete in strada e troverete qualcosa”. In extremis, ieri sera, incontriamo per caso un ragazzo di OcupaAlckmin che avevamo conosciuto qualche giorno fa. Ci dice di andare alle due al MASP, il museo d'arte di San Paolo. “Io sarò da quelle parti, ci vediamo là” ci dice, salutandoci in fretta. Oggi lui non c'era. Incontriamo un suo amico che ci racconta che proprio questa mattina è stato arrestato e picchiato. Poco dopo ci arriva un suo messaggio “Non ci sarò, sono in ospedale”. Il nostro amico è stato una delle numerose vittime degli arresti preventivi che, a San Paolo come a Rio de Janeiro, hanno colpito gli attivisti, fermati ed arrestati per avere con sé maschere e altri oggetti utilizzati durante le manifestazioni.

Comincia così il nostro 7 settembre a San Paolo. È il giorno dell'Indipendenza del Brasile, durante tutta la mattinata si sono svolte parate militari in tutte le città. E in tutte le città la contestazione è stata massiccia: già in tarda mattinata ci arriva notizia di scontri a Rio de Janeiro, Brasilia, Fortaleza, Salvador, Paranà e molte altre.

Quando arriviamo al MASP l'aria è pesante e la tensione tangibile, già dai primi momenti. Contemporaneamente in altri punti della città sono stati chiamati altri concentramenti e anche qui dal MASP diversi spezzoni percorreranno vie differenti, per poi ricongiungersi assieme a Praça da Republica, la piazza principale di San Paolo, dove dovrebbe concludersi la manifestazione. 

Il concentramento del MASP presenta una composizione particolare. Da una parte del concentramento un grosso gruppo di manifestanti “di destra”, con slogan contro Lula (“ladro”) e Dilma, di cui chiedono le dimissioni, e rivendicazioni riguardo misure penali più severe per la corruzione e la criminalità organizzata, chiedendo addirittura l'introduzione della pena di morte.

Dall'altra i giovani che hanno animato le proteste di giugno e le occupazioni che in seguito hanno continuato a presidiare le piazze e il palazzo del governo, e i Black Bloc. Sono tanti, hanno i volti mascherati, con sé portano bastoni e scudi arrangiati con materiale trovato qua e là. 

La rottura tra i due gruppi è immediata. Circa tre quarti d'ora prima l'inizio del corteo, previsto per le 16, il gruppo dei Black Bloc si muove, taglia a metà il resto dell'assembramento, raggiunge la testa del corteo. Dispiega lo striscione su cui si legge “Fora Alckmin/Liberdade dos Mascarados” e comincia a correre, mettendo subito metri di spazio tra il loro spezzone e il resto del corteo.

Noi seguiamo loro: iniziano subito a sanzionare banche, a scrivere sui muri. Si muovono veloci e in un primo momento ci colpisce la loro apparente disorganizzazione. È evidente la presenza di giovanissimi che, rimasti colpiti dall'immaginario rivoltoso dei BB, assaltano edicole e macchine private, ma vengono immediatamente richiamati dal resto del corteo. Hanno obiettivi precisi e le loro azioni sono radicali, rapide, colgono di sorpresa gli agenti della Policia Militar che sono schierati lungo le strade

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Mentre il corteo percorre Avenida Paulista gli agenti cominciano a scortarlo, camminando in file serrate a lato, seguendolo con moto e automobili.

Dopo circa un'ora di marcia, a ritmo sostenuto e inframmezzata da corse improvvise, il primo cambio di percorso. I manifestanti, diventati ora qualche migliaia, imboccano una via laterale, cogliendo impreparata la PM che è costretta a sciogliere i blocchi e a seguire il corteo nel suo cambio rotta per poi riposizionarsi.

I manifestanti scendono lungo la via laterale e arrivano in Avenida 23 de Mayo, una delle arterie principali di San Paolo. La strada è invasa, il traffico bloccato, si sente lo stridore delle frenate improvvise degli automobilisti che stavano percorrendo la strada, tra le più trafficate della città.

Poco dopo un altro cambio di percorso, anche questo molto veloce: i manifestanti si arrampicano su per una rampa erbosa che costeggia l'arteria, muovendosi in direzione della Prefeitura e del centro della città. Da qui in poi la tensione sale, i manifestanti cominciano a muoversi velocemente, coordinati, un ragazzo con il megafono dà direttive brevi, precise.

Uno dei quattro elicotteri della Policia che dall'inizio hanno sorvolato il corteo si abbassa di molto, tanto da alzare un forte vento che spazza le foglie e la terra delle aiuole spartitraffico, crea confusione.

Il corteo arriva davanti a Palacio Anchieta, sede della Camara Municipal. È un attimo e vola la prima pietra, in direzione del palazzo e dei massicci cordoni di polizia schierati in sua difesa. La reazione è immediata e violenta, spropositata. Parte immediatamente il lancio di lacrimogeni, fitto e ininterrotto, la gente inizia a correre. E con “gente” intendiamo non solo i manifestanti: per strada ci sono passanti, moradores da rua (senzatetto), gente che riempe i bar come in un “normale” week end a San Paolo, giornalisti. La dispersione è immediata: una parte, grossa, del corteo arretra e si infila in una strada laterale, un'altra, più piccola, percorre delle stradine in salita, un po' nascondendosi nei bar aperti, un po' cominciando a costruire barricate. L'aria è acre, l'odore dei lacrimogeni la rende difficile da respirare, si sentono in continuazione botti ed esplosioni, spari anche, rumori che noi non siamo abituati a sentire durante le nostre manifestazioni e che ci colpiscono immediatamente.

Il tutto si svolge in pochissimi minuti: lungo la strada principale compaiono quasi subito enormi mezzi blindati, lanciati verso la direzione in cui si è disperso il grosso del corteo. Sul cofano anteriore è ben evidente la scritta CHOQUE (che tradotto in italiano significa “urto”), corpo speciale della Policia Militar: hanno le porte aperte, al loro interno si vedono gli agenti antisommossa, armati fino ai denti. Scendono di corsa, brandendo in mano fucili. Cominciano a percorrere le strade, si infilano nelle vie laterali, lanciano lacrimogeni e sparano, proiettili di gomma ma anche proiettili veri. I rumori “strani” che sentivamo, a cui non eravamo abituati. Ci si abitua in fretta, in realtà, si cominciano a riconoscere tra gli altri. Sparano per terra, sapremo in seguito, ma i proiettili di rimbalzo feriscono al meno due fotografi.

La Policia è tanta, tantissima. Non solo i famigerati CHOQUE, ma anche gli agenti che fino a prima avevano “scortato” il corteo cominciano a dare vita ad una repressione violentissima, truculenta: le macchine sfrecciano per le strade, tra le persone che riprendono aria e camminano cercando di ricongiungersi con gli altri, i poliziotti escono dalle vetture con le pistole in mano. A terra restano 3 manifestanti feriti, investiti dalle macchine lanciate tra la folla.

Riusciamo ad arrivare, non sappiamo come, un po' seguendo i giornalisti un po' seguendo i rumori delle esplosioni di lacrimogeni e il fumo bianco che si alza, in Praça da Sé, una delle piazze principali di San Paolo. Nelle vie laterali della piazza continuano gli scontri, dovunque ci sono barricate incendiate. Ricompare il CHOQUE, gli enormi blindati sfrecciano in mezzo alla piazza, gli agenti scendono di corsa, si muovono a blocchi compatti infilandosi nelle vie, altri percorrono la piazza: è una vera e propria caccia all'uomo quella a cui assistiamo, senza tregua per le strade del centro di San Paolo.

Durante tutta la giornata, un insistente rumore di fondo: quello di quattro elicotteri che, anche ora, quando tutto dovrebbe essere finito, continuano a sorvolare la città. Sappiamo per certo di un ragazzo ferito gravemente all'occhio, l'abbiamo visto sdraiato a terra, circondato da un cordone di agenti della PM.

Il rumore dell'elicottero non cessa nemmeno alla sera: la mobilitazione continua, invade Avenida Paulista e Praça Osvaldo Cruz e anche qui le azioni sono radicali e la repressione violenta. In 4 restano feriti, alcuni li vediamo reggersi garze a tamponare ferite alla testa, altri portati via in ambulanza, privi di sensi. Alla fine della giornata gli arrestati di cui siamo a conoscenza sono 15, le prime notizie parlano di più di 300 in tutto il Brasile, ma si continuano a vedere automobili della Policia Militar che percorrono le strade a bassa velocità e lampeggianti accesi, accostano, si fermano. L'impressione che sia in atto una vera e propria caccia all'uomo anche quando le manifestazioni sono concluse è forte e inquietante.

Durante tutto il monitoraggio che abbiamo fatto delle mobilitazioni in Brasile, dall'Italia e da quando la nostra carovana è arrivata qui, abbiamo sempre sentito parlare, da tutti e in ogni occasione, della violenza della polizia, della repressione brutale che essa opera durante le manifestazioni. Ne avevamo coscienza, ma non l'avevamo vista. Ora invece sì, si è impressa a forza di suoni, di odori, di immagini truculente, di stomaci chiusi e occhi aperti e attenti.  

#OperaçaoSetedeSeptembro - Scontri a San Paolo

San Paolo - 7.09.13 - #OperaçaoSietedeSeptembro

San Paolo - 7.09.13 - #OperaçaoSietedeSeptembro - parte2

San Paolo - 7.09.13 - Fuga dei manifestanti

#OperaçaoSetedeSeptembro - video della giornata