Rojava Resiste! La regione autonoma curda sotto attacco dell'ISIS

Il territorio autonomo della Siria del Nord, Kurdistan dell'Ovest, dove si è insediato un autogoverno curdo, è l'argine e l'obbiettivo delle milizie islamiste

8 / 8 / 2014

Due mesi dopo la cattura di Mosul i miliziani islamisti dell' ISIS hanno occupato Rabia, Zumar e Sinjar entrando nella regione autonoma curda della Rojava che si estende tra il nord della Siria e i territori ad ovest dell' Iraq.

La Rojava è una regione strategica controllata da un autogoverno comunitario curdo resasi indipendente durante il conflitto siriano e “incastrata” tra la Turchia e Iraq ed è il territorio dove si sono riversati decine di migliaia di profughi di etnie varie e confessioni diverse, cristiani siriaci di Mosul e musulmani sciiti in primis ma anche popolazioni di origine turca, in fuga difronte alle milizie islamiste del Califfato di Bagdad.

Da domenica gli scontri fra truppe curde del Rojava che sono intervenute a sostegno di unità Peshmerga locali, e con l'aiuto dell'YPG, esercito iracheno, e Califfato Nero sono violentissimi. La controffensiva guidata dai curdi è riuscita a avanzare per 100 km a sud alla vetta del Monte Sinjar bloccando l'avanzata dell' ISIS e riuscendo ad istituire un corridoio di sicurezza per proteggere le decine di migliaia di profughi in fuga.

Nei territori iracheni al confine con la Rojava tutte le minoranze sono ora in grave pericolo e crescenti sono le segnalazioni di massacri dell' ISIS contro le popolazioni civili locali.

Fonti dell'autogoverno curdo precisano che dopo la presa di Mosul, forte era stato l'invito delle autorità curde irachene perchè si arrivasse ad un organizzazione di difesa territoriale su base comunitaria, come nella vicina regione autonoma, con distribuzione di armi e organizzazione delle singole comunità e ad un effettivo controllo del territorio su base unitaria tra curdi, formazioni Peshmerga ed esercito regolare iracheno, come avviene ora.

La priorità invece è stata, per mesi, quella di isolare e rendere difficile proprio l'esperienza politica e militare dell'autogoverno curdo, un'anomalia nel quadro della ingarbugliata situazione politica di quel quadrante.

Lo confermano anche i rappresentanti dell'autogoverno curdo:

"Il loro piano era quello di isolare la regione della Rojava. Ora che il piano non ha funzionato il piano procede ad una seconda fase. Vogliono occupare tutte le regioni curde di confine. L'attacco a Sinjar è parte di questo piano perchè l'ISIS ritene strategica la regione per arginare i curdi. L'autogoverno del Rojava ha invitato tutti a mobilitarsi, che altro si può fare? Tutti i gruppi etnici e religiosi hanno bisogno di essere uniti ed è necessario che le forze di difesa seguano una strategia comune per proteggere le persone e le minoranze. Ci addolora che le chiese vengono bruciate e distrutte a Mosul e anche per i Santuari sciiti. È necessario proteggere le persone e tutti i luoghi di fede di culto. Questo è il motivo per cui la formazione di una forza di difesa comune è assolutamente necessaria. Se sono organizzate le persone posso fare molto; dove si sono organizzate – in Rojava - nulla di tutto quello che sta succedendo è avvenuto. Se avessimo avuto la possibilità, se solo ci avessero dato l'opportunità di organizzare le popolazioni nella regione del Sinjar questa tragedia certamente non sarebbe successa. Ora stiamo lavorando per proteggere la nostra gente e in modo che i nostri villaggi non vengono distrutti. L' ISIS è come uno sciame di cavallette che distrugge ogni luogo che attraversa. Ci autogoverniamo e difendiamo per evitare tutto questo. In questo momento non sappiamo quanto tempo andrà avanti. Ma siamo determinati".

La Rojava resiste e contrattacca le milizie islamiste dell'ISIS, contro la finta indifferenza del governo turco che ha militarizzato e costruito un muro al suo confine, contro il vittimismo degli organismi internazionali che nulla fanno.

E' una guerra di resistenza di donne e uomini che stanno immaginando e praticando autonomia e autogoverno dentro un conflitto armato, per dare un alternativa alla barbarie del fanatismo religioso e degli interessi politcoeconomici delle potenze locali.