Report della delegazione di Osservatori di Pace a Van, Kurdistan turco dal 17 al 23 marzo 2010

4 / 4 / 2010

Componenti la delegazione a Van:

Antonio Olivieri – Associazione Verso il Kurdistan - Alessandria

Nuccio Puleio – Associazione Verso il Kurdistan – Alessandria

Franco Casagrande – Assopace – Novi Ligure (Alessandria)

Anna Maria Parolari – Ginecologa – Arco (Trento)

Francesco Piscioli – Medico patologo – Trento

Simonetta Crisci – Avvocatessa – Roma

Rossella Santi – Avvocatessa – Roma

Enrico Ventrella – Arci Valle d’Aosta – Aosta

Alfonso Augugliaro – Medico – Messina

Davide Berruti – Assopace - Napoli

17.3.2010  Milano Malpensa - Istanbul

Chissà perché ci si ritrova a partire per la terra dei Kurdi? Solidarietà politica, internazionalismo? O, più semplicemente, sogni e nostalgie: di un mondo diverso, dove si possa sorridere allo sconosciuto, senza mai chinare la testa.

Si parte da Malpensa: si ritrovano gli amici viaggiatori, sorrisi e discorsi che si riaprono come se non ci si fosse mai lasciati. Naturalmente sulle grandi questioni e ingiustizie internazionali. E’ un po’ come ritrovarsi a casa.

E appena arrivati, nella  suggestione del tramonto su Istambul, ci catapultiamo, in un lampo, nell’orrore della repressione della identità Kurda.

17.3.2010 - IHD di Istanbul

Si è discusso in particolare della situazione detentiva  dei prigionieri rinchiusi  nell’isola-carcere di Imrali insieme ad Abdullah Ocalan .

I detenuti del carcere di Imrali usufruiscono di un’ora d’ aria  per una sola volta a settimana; adesso, quest’ora è stata ridotta ad appena quaranta minuti.

I familiari possono incontrare i loro parenti detenuti solamente insieme agli avvocati .

I cinque detenuti che sono stati trasferiti ad Imrali, nel carcere   che fino ad ora era  stato solo di Ocalan,  non avevano fatto esplicita richiesta, ma sono  stati trasferiti d’ufficio, scelti in modo discrezionale, e si tratta di detenuti “rinnegati “ dalle loro famiglie.

Ascoltiamo attenti storie di un altro mondo e di un racconto che il mondo non vuole ascoltare: di detenuti abbandonati nell’abbandono delle carceri.

In concreto, la situazione carceraria è peggiorata: i guardiani fanno perquisizioni umilianti, sono frequenti le condanne all’isolamento, c’è un aumento delle punizioni, spesso durante le visite mediche delle detenute è presente, per un ulteriore oltraggio, una guardia carceraria maschio.

 Ci dicono che nel carcere di Bakirkoy  ad una detenuta politica kurda cieca è stato più volte promesso di sottoporla a visite specialistiche  in ospedale, che si concludevano in realtà  con lunghi giri in città  con ritorno in carcere senza aver effettuato la visita !

Ad Istambul sono 52 i dirigenti del BDP arrestati fino ad oggi; ma, nella regione kurda, ogni giorno vengono arrestate una quindicina di persone.  Il 16 marzo, a Siirt, sono stati arrestati tutti i dirigenti dell’ IHD, con la loro presidente.

Il tono dei nostri interlocutori è quieto, quasi fosse ormai una situazione scontata, e quotidiana. E un giovane, con uno sguardo altrettanto quieto, ci dice:

“ Questo è il genocidio politico dei kurdi”.

Prima la repressione era più pesante: torture, assassinii mirati.  Ora è divenuta più sottile come, ad esempio, la scomparsa di militanti kurdi rintracciati dalle famiglie, dopo mesi, sepolti in  qualche carcere sperduto.

Perché l’Europa permette tutto questo? E, anzi, arresta anche in Italia, Francia, Belgio? Sarebbe interessante porsi, e porre, domande imbarazzanti.

18.03. 2010 – Istanbul – Van  (anzi Erzurum)

Prima delle 8.00, con gli occhi ancora densi di sonno, siamo già in aeroporto: destinazione Van, cuore del territorio kurdo.

Tanta fretta per nulla. E’ vero che ormai, sempre di più, tutto il mondo è paese: fortissimo ritardo dell’aereo per Van!! La globalizzazione avanza ed è sempre più difficile tenere il ritmo, anche da parte dei settori più tecnologici e più organizzati. Per fortuna c’è il caso che, come dall’origine del mondo, segna la vita e gli incontri. Nella lunga attesa, ci abbracciamo con un gruppo di francesi: storie simili, nostalgie parallele, una solidarietà che unisce. E sono sorrisi, informazioni, parole amiche, passioni e pensieri condivisi su mondi possibili.

Alzati finalmente in volo per Van, verifichiamo che la tecnologia non ferma la natura matrigna. Su Van c’è nebbia e neve; ci dirottano su Erzurum, a circa 400 Km da Van. Un posto lunare: non un albero, in un pianoro chiuso tra montagne innevate. Un po’ di sconforto ma, incredibile, arrivano due pulmann nuovissimi, ci caricano e partiamo per Van.

Un’atmosfera quasi da gita scolastica: panorami estranei, montagne completamente brulle, non un albero, un vero facsimile di deserto. Qua e là gruppi di case, quasi baraccopoli e, accanto, case nuovissime, palazzi colorati: quasi una sfida alla povertà che si respira. Con il buio viaggiamo in una tempesta di neve. Intorno a noi un nero quasi infinito. Di tanto in tanto luci fioche di case nel deserto, pochissima e sempre fioca illuminazione pubblica: proprio un altro mondo.

Alle 21.00, finalmente Van, l’albergo, il ristorante con pesce di lago e poi il riposo. Non prima di un rendez-vous con una delegazione di compagni tedeschi.

19.3.2010 - IHD VAN

 Incontriamo i  dirigenti dell’IHD di Van  nella loro sede.

Nell’ultimo anno – ci dicono- quì in Kurdistan sono successe parecchie cose.

“Come sapete, ci sono state le elezioni e i kurdi hanno conquistato parecchie municipalità ed eletto 98 sindaci.

Subito dopo, il governo ha iniziato ad attaccare il partito e le organizzazioni kurde, non solo, ma anche tutti quei militanti che avevano un qualche legame con il movimento kurdo. Oggi, più di mille persone sono in carcere  e tra questi anche alcuni sindaci.

Il governo dell’ Akp ha dichiarato che ci saranno delle aperture sulla questione kurda, anzi ha riconosciuto che c’è un problema kurdo da risolvere.

Durante quest’anno, nel corso delle manifestazioni, la polizia ha attaccato i cortei in maniera violenta; molti dirigenti di associazioni sono in carcere.

Nel momento in cui il governo ha dichiarato di fare delle aperture, sono iniziate  le repressioni anche in Europa, segnatamente in Belgio, Francia e Italia.

 L’obiettivo  di questo governo è quello di distruggere politicamente il movimento kurdo  esistente nel sud-est, per poi avviare delle aperture verso quelle forze  che collaboreranno con lui.

La situazione è molto difficile: più nessuno  sa cosa esattamente fare. E’ sufficiente l’accusa di essere “fiancheggiatori del PKK” e subito scattano gli arresti. Neanche in Iran o in Iraq succedono cose simili.

 Si peggiora di giorno in giorno, non ci sono segnali di miglioramento.

L’Occidente,  gli Usa e i paesi europei quando si interessano a quest’area pensano solo a quello  che possono prendere.

“Nel 2005, alcuni parlamentari europei sono venuti quì; una settimana prima di questa visita una persona era stata ammazzata dalla polizia per strada;  abbiamo chiesto se queste cose succedono anche i Europa; ci è stato risposto di no.  Allora, abbiamo chiesto di far entrare la Turchia in Europa. Ci hanno risposto: gli Stati Uniti sono già quì, ci dobbiamo essere anche noi, la Turchia è molto importante, ha una popolazione giovane, un esercito potente, ha risorse, acqua, petrolio. . . Abbiamo chiesto allora: è per questo che siete qui ? Loro ci hanno  candidamente risposto di Si, è per questo che siamo qui !”

Il nostro interlocutore parla senza mai perdere il suo sorriso aperto e delicato, e continua precisando che circa 4000 giovani hanno problemi con la giustizia e molti sono in carcere. La grande maggioranza di questi sono presi durante le manifestazioni e scontri con la polizia. Molti di loro sono ancora in prigione. E ci sono ragazzi di 16 anni condannati a 40 anni di carcere.

Non ci sono parole.

Alla nostra domanda circa le azioni da intraprendere in Italia per essere loro di aiuto, ci dice : “ Dovete scrivere, parlare, far conoscere, far capire che c’è ancora una guerra che va avanti in Kurdistan e che i kurdi combattono per i propri diritti.”

Conclude rammentandoci che, in 30 anni di guerra in Turchia, sono stati distrutti 4500 villaggi, sono state uccise 50.000 persone, e milioni di persone sono scappate.

 Si! Dovremo trovare le parole.

Ore 12.00 – Incontro con le Madri della Pace

Muovendoci all’interno dello stesso edificio, entriamo nella minuscola e disadorna sede dell’ Associazione “ Madri per la pace”.

Ci attendono 4 donne vestite con abiti tradizionali e con sorrisi lievi e lontani.

Zuleyha con poche e sentite parole ci dice che hanno iniziato la loro attività nel 1994, lavorano per la pace e cercano di proteggere i loro figli che “come sapete, sono uccisi, picchiati messi in galera. Ciò che vogliamo è la pace, la libertà per i nostri figli, per i ragazzi che sono i carcere, per quelli che sono in montagna, per il Kurdistan.”

“Il governo belga sta facendo pressione sulle organizzazioni kurde in Belgio. Per questo siamo molto tristi”.

Sono parole con un altro tono, un’altra emozione, una risonanza antica. Dicono di storie di dolore e di relazioni, che vengono prima della politica e vanno in profondità. E forse rendono la politica umana e necessaria...come la speranza e la nostalgia di futuro.

Poi è Sirin, madre di sette figli e sarta, a dirci “ Due miei figli sono stati uccisi, mio marito è stato in galera 13 anni e, due mesi fa, è stato incarcerato nuovamente. La situazione in cui siamo è molto grave. Noi diciamo che abbiamo bisogno della pace. Nella tradizione kurda, quando c’è un conflitto tra due parti, una donna getta il velo.”.

Ha, e hanno, uno sguardo fermo. Non c’è spazio per una discussione. Le loro storie, e le loro parole, parlano di vita e di dolore, senza ambiguità e tatticismi:

“Mia figlia è sulle montagne, e io voglio la pace”.

“Come mogli e come madri non accettiamo quello che avviene qui e in Europa”

“I turchi buttano bombe sulle montagne. Turchi e americani sono alleati e noi attendiamo la pace.”.

“Hanno ucciso mio fratello e mio padre”.

“Hanno dato ad Ahmet Turk 45 anni di Galera, ad Aysel Tugluk 75 anni, a Leyla Zana 2/300 anni”

Parole che non spiegano la storia ma mettono sul tavolo la vita e le relazioni che la rendono preziosa. E noi non abbiamo parole per dirlo.  Poi si chiude l’incontro con sorrisi non di circostanza, ringraziamenti da parte nostra e foto tra donne. Per via di quel mistero.......

Ore 13,00 - Incontro con Tuyad – der.  Associazione che si occupa dei carcerati politici

Ci spostiamo in altre stanze dello stesso palazzo per incontrare e ascoltare altre voci. Volti duri e segnati che si aprono all’incontro con noi, stranieri amici.

In apertura si risolve la questione delle “Borse di studio”, gestite dalla nostra associazione, a favore di 10 bambine e giovani preadolescenti donne.

Poi lasciamo finalmente le otto valigie di indumenti che da tre giorni ci trasciniamo nel nostro peregrinare. E’ una bella liberazione.

Siamo attenti, e annotiamo gli elementi di un paesaggio di miserie:

i detenuti hanno, all’atto della liberazione, forti problemi di integrazione nella società civile e lo stato Turco si impegna a rendere più difficoltoso possibile quel reintegro.

un problema è rappresentato dal fatto che i detenuti vengono internati in carceri molto lontani dalle loro residenze.

in caso di malattia grave la direzione del carcere, spesso, si rifiuta di ospedalizzarli e, quindi, ci sono gravi problemi di salute. La direzione, inoltre, non accetta e rispedisce indietro i certificati medici e quindi raramente si procede a scarcerazioni per motivi di salute.

Molti sono gli ostacoli per le comunicazioni tra detenuti e famigliari:

 i detenuti hanno diritto ad una sola telefonata settimanale della durata massima di 15 minuti e possono parlare con una sola persona. Per di più devono parlare unicamente in lingua Turca:

in tutte le carceri c’è una stanza per le attività sociali e spesso, questa opportunità, viene negata ai detenuti politici;

i famigliari in visita vengono perquisiti, spesso fatti spogliare completamente, umiliati. Li fanno aspettare per molte ore fuori dal carcere. Nei colloqui, inoltre, devono parlare solo in turco e questo impedisce a molte persone anziane la visita.

i minorenni vengono picchiati e non sono rare forme di tortura fisica e psicologica;

la posta ha un tempo di consegna che giunge a tre mesi di ritardo e, sovente le lettere dei politici vengono date ai detenuti comuni;

i giornali a disposizione vengono censurati delle notizie politiche che possono interessare i detenuti.

Qualche dato per concretizzare:  nel carcere di Van si contano 360 detenuti politici, nel carcere di Bitlis sono detenuti 48 minorenni, 25 donne e 80 uomini.

Non occorre impegno per immaginare l’enorme numero di detenuti politici in tutte le carceri della Turchia.

Contro queste odiose condizioni, sono state promosse anche azioni di protesta. L’ultima: il rifiuto di parlare al telefono.

Ci informano dell’esistenza di una scuola di Panama in Israele in cui si addestra alla tortura fisica e psicologica, alla quale partecipano molti turchi, militari e poliziotti.

Poi, quasi a voler lasciare uno spiraglio alla miseria di queste condizioni e di queste pratiche, ci informano che i casi di tortura sembrano essere diminuiti

Non è facile trovare parole anche solo per esprimere lo sdegno.

Ore 14.00 – Incontro con l’Associazione Mayader: è l’associazione della gente che vive in Mesopotamia e che ha perso i figli in battaglia.

L’Associazione è stata fondata nel 2009.

Ci parlano quietamente di un dramma infinito. Lavorano con le famiglie che hanno perso i figli in guerra. E’ un luogo e un’occasione di incontro e di condivisione della propria storia, del proprio dolore e dei problemi conseguenti.

Organizzano circa 450 famiglie nel territorio di Van.

Sono presenti in tutta le regione Kurda e hanno la sede centrale a Diyarbakir dove hanno ben 5/6000 associati.

Ci ricordano che le famiglie con un morto in guerra sono almeno 30.000.

Tre mesi fa hanno arrestato un membro dell’associazione. E, se non li mettono in galera, li portano in tribunale e comminano multe per i motivi più diversi.

La discussione si sposta sui livelli diplomatici e politici più elevati ( Europa,Governo..): quelli su cui non possiamo fare nulla!

Ce lo ricorda il Presidente : “Qualunque sia il livello diplomatico noi continueremo la lotta per la liberazione”.  E ci invita a diffondere informazioni sulla situazione e, se possibile, di sostenerli nei loro progetti.

Incontro breve ma che ci immerge nel dolore e nelle tragedie personali di tante famiglie. Senza scappatoie.

Ore 14,40 - Incontro con Mazlum-der.  Associazione dell’ “Uomo buono e pio.” 

Associazione semiislamica, nata nel 1991. E’ presente in tutta la Turchia e si occupa di diritti umani: un lavoro del tutto simile a quello dell’IHD. La cosa ci lascia qualche interrogativo che, naturalmente, non riusciamo a chiarire.

Fanno rapporti sui diritti umani che inviano a parlamentari ed anche a ministri che non rispondono quasi mai. Si tratta spesso di denunce di torture che ritengono non siano in diminuzione, anche se il governo sostiene siano in diminuzione significativa.

I loro report, tuttavia, così sostiene il nostro interlocutore, forse hanno contribuito ad una certa diminuzione della pratica della tortura.

Poi ci parla, per la prima volta, dell’esistenza, di una organizzazione clandestina ( tipo la nostra “gladio” ) di nome “ErgeneKon” che ha sistematicamente impedito lo sviluppo dell’area Kurda, tanto dal punto di vista economico che sociale ed educativo.

Proprio per questo stanno facendo ricerche e pressioni sul governo sulle attività di questa organizzazione clandestina a cui, tra l’altro, fanno risalire migliaia di morti e migliaia di “desaparecidos”.

Per chiudere, sottolinea che le spese militari del governo turco raggiungono il 30-35 % del bilancio dello stato.

Usciamo dall’incontro con molte incertertezze e qualche domanda imbarazzante. Ma il tempo è tiranno, anche qui tra le montagne della Mesopotamia.

Ore 15,35 – incontro con il MKM DER – Centro di cultura Kurda.

 Con una breve passeggiata, cambiamo completamente aria e parole: una sala ampia e con molti giovani, allegri, curiosi e stralunati come tutti i giovani. Ci accoglie e ci parla una bellissima Kurda, elegante e con due occhi brillanti più del suo abito.

Ci tiene a valorizzare la nostra presenza sottolineando l’importanza della nostra visita. Poi ci spiega che l’associazione MKM DER è nata 10 anni fa e, qui a Van, 7 anni fa.

Sottolinea come, a fronte della sistematica distruzione dell’identità curda da parte del governo, l’obbiettivo dell’associazione è quello di – attraverso la valorizzazione della cultura e della musica curda – opporsi a questa distruzione.

Più volte sono stati “chiusi” e loro hanno ripreso sotto altro nome. Cocciutamente e orgogliosamente.

Chissà, forse come la forza e il segreto della “vita”.

Un mese e mezzo fa la polizia è entrata di notte, non si sa perché. Hanno preso documenti, libri, materiali e non li hanno ancora restituiti.

Quello messo in atto dal governo turco è “un vero e proprio genocidio culturale”.

E lo stesso – in riferimento ai recenti avvenimenti in Francia, Italia e Belgio -avviene in Europa, nonostante i molti amici che sanno di avere.

L’incontro, sempre sovrastato dalla musica e dalla curiosità dei giovani, si conclude con le parole della nostra ospite : “ Anche a me piacerebbe imparare la vostra lingua. Le lingue dei popoli sono i colori del mondo…….”

Ci lasciamo tra sorrisi e baci. Il cielo è sereno.

Ore 17.00 - Incontro con il sindaco di Van

In una bella sala di rappresentanza dell’amministrazione comunale, all’entrata di una specie di parco pubblico bello a intravedersi, incontriamo il primo cittadino della città: sguardo un po’ malinconico e voce flebile, quasi bisbigliata.

Sottolinea che c’è una differenza culturale e di impostazione tra la propria amministrazione ( BDP ) e l’amministrazione del partito di governo.

Indica quindi, come problemi principali di Van: la gestione dell’acqua potabile e della rete idrica, le strade e la loro manutenzione, i giardini e il verde pubblico.

Il problema sociale, tuttavia, rappresenta il problema più importante: l’educazione dei bambini, le donne…e il fenomeno dei bambini di strada che verrà affrontato con uno specifico progetto affidato ad una società specializzata di Van.

Un gravissimo e complesso problema è rappresentato dall’inquinamento del grande lago su cui si affaccia la città. A questo proposito, in accordo con altri comuni rivieraschi e lo stesso governatore della regione, è in atto un progetto teso a bloccare l’inquinamento ai livelli attuali. Successivamente è previsto un secondo progetto finalizzato al progressivo disinquinamento delle acque del lago.

A seguito di alcune nostre domande e pressato da impellenti impegni ( ricordiamo che il giorno successivo vedrà il Newroz 2010 a Van ) precisa che parte dei finanziamenti dell’amministrazione vengono dal governo sulla base del numero degli abitanti ufficiali, un’altra parte proviene dai  proventi dei servizi erogati  ( acqua, raccolta dell’immondizia, ecc… ).  Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria precisa che l’ospedale è pubblico e appartiene al governo. Specifica infine che l’assistenza sanitaria è gratuita per i lavoratori, mentre è a pagamento per chi non ha lavoro (Sic!! ). Tranne coloro che hanno la cosiddetta “carta verde”. Inutile sottolineare quali sono i criteri per ottenerla!

Con l’ultimo filo di voce ci saluta. Noi ringraziamo e ci perdiamo nelle prime ombre della notte e nei rigori del vento gelido che accarezza la città.

20.03.2010 - Newroz 2010 a Van

Per la speranza  ed una visione di futuro occorre il sole e un cielo azzurro.

Oggi a Van c’è un magnifico sole, caldo e brillante, che inonda di luce un cielo infinito e  azzurro. Le montagne innevate sono una scenografia possente; possente come questo popolo.

Ci avviciniamo al campo del raduno portati da un fiume di persone allegro come i torrenti di montagna. Cominciamo a scattare fotografie e a scambiare sorrisi di vicinanza e solidarietà, di allegria per essere trascinati tutti in un evento che sa di grandiosità imprevista e, per questo, forse indicibile con parole scontate.

All’entrata dell’immenso spazio che accoglie il fiume di folla: uno schieramento di polizia non bellicoso e non provocatorio. Anzi, imprevisto e imprevedibile, un elegante e sorridente funzionario di polizia ci facilita il passaggio del filtro della polizia che chiude l’entrata: è davvero  una giornata speciale.

Vediamo un grande palco colorato e ci avviamo rapidamente nel tentativo di raggiungerlo.

Non abbiamo problemi: chissà da che cosa si vede che siamo stranieri. Siamo accompagnati da sguardi curiosi e sorrisi caldi, che ti fanno sentire atteso, atteso e prezioso. Così, grazie anche al fatto che Antonio, Simonetta, Rossella, ecc... sono conosciuti da molti militanti, in breve siamo ospiti del sottopalco permesso a poche persone.

E comincia un vorticare di emozioni: saliti sul palco possiamo vedere e filmare la platea immensa e già stracolma. Di colori e di bandiere del BDP sventolate con orgoglio e allegria. Molte donne con i vestiti tradizionali: ancora mille colori e migliaia di occhi sorridenti. Uomini di tutte le età, e molti di loro con il vestito della tradizione e dell’identità: persone anziane che si muovono a fatica ma hanno lo sguardo che sembra voler andare sempre al di là di te e del presente. E poi donne anziane che ballano con le più giovani: serie, comprese in un rito che sa di lontananza. Giovani, uomini e donne, con la forza e il sorriso che ti parla di orgoglio, giovinezza e sfida al futuro ed al governo turco. Veramente un popolo, nessuno escluso. Un popolo che si riconosce e si abbraccia nel sorriso e nella danza.

Dal palco, sovrastando il ritmo delle danze, incitano continuamente la folla straripante.

Poi arrivano politici e amministratori: sono urla, sventolio ossessivo di bandiere, applausi per tutti. Un nome e una figura su tutte, però scatena l’ovazione: Ahmet Turk, ex presidente espulso dal parlamento turco.

E in questo vortice incessante di colori, ritmi, danze, sorrisi,bandiere al vento, abbracci, urla e applausi, scorrono gli interventi di sindaci, parlamentari, rappresentanti di associazioni. Discorsi accompagnati sempre da urla,  sventolio di bandiere, applausi. Peccato non capire quasi nulla. Ma qualcosa la nostra insostituibile traduttrice e accompagnatrice ci regala:

La frase di apertura del Newroz “ Newroz è importante, Newroz è la libertà, Newroz è la pace, Nwroz è il fuoco, Newroz Piroz be!

“La loro memoria illuminerà la nostra strada”: un minuto di silenzio per i martiri, caduti in questa guerra che dura da quasi trent’anni. E sono 300.000 mani alzate con le due dita divaricate in segno di vittoria e saluto dei guerriglieri del PKK.

Le parole del sindaco di Van: “Noi, nella nostra storia, abbiamo conosciuto soltanto la resistenza: i martiri sono grandi e sono preziosi per tutto il popolo.”.

E poi le parole emozionate di Aysel Tugluk, ex co-presidente del gruppo parlamentare DTP, espulsa dal parlamento  con processo in corso: “ Sono fiera e onorata di parlare davanti a questo popolo. Se non avremo la pace oggi, nè domani, arriverà dopodomani e, comunque la pace arriverà in questa terra”.

E noi, italiani felici di essere presenti, siamo altrettanto fieri e onorati di poter essere mescolati in questo popolo.

E poi ancora in riferimento agli atti repressivi e provocatori in Italia, Francia, Belgio : “ Ai profeti di pace europei diciamo ‘Non provate a toccare la nostra TV. E’ già stato dimostrato che il popolo Kurdo non abbandonerà mai la sua lotta”

“Il signor Ocalan ha dato se stesso in sacrificio per una politica di pace”

“Rivendichiamo l’amnistia, la liberazione di tutti coloro arrestati in questi mesi. Chiediamo di abbassare la soglia, per l’accesso in parlamento, dal 10 al 5%”.

“ La lotta del popolo Kurdo non è solo per i Kurdi ma per tutti i popoli della regione e della Turchia: noi salveremo questa società dalle trame oscure di Ergenekon  e dai tentativi di colpo di stato”.

Inutile dire ancora degli applausi, delle urla, della forza che accompagna le parole.

Ed è palpabile, concreto come un abbraccio caldo e profondo, forte come i colori indossati e sventolati al cielo, la presenza di un popolo intero.

Poi la folla immensa accoglie cantanti amati e solidali.

E,irresistibile, quel ritmo martellante, infinito come il diritto ad esistere.

E noi ci perdiamo tra abbracci, curiosità, sorrisi, foto ricordo, lezioni di identità, occhi curiosi e profondi di bambini e adulti.

Abbiamo assistito ad una lunga narrazione di sè da parte di un popolo. Un vero e proprio racconto indicibile.

Siamo stati fortunati ad esserci. Ci da la forza di immaginare che quel racconto..si faccia storia

21.03.2010 – Visita all’isola di Akdamar, sul lago di Van

Giornata invasa dal sole e, incredibilmente, quasi di completo riposo dopo la giornata del Newroz.

Prima un breve incontro con il presidente del Tuyad-der e genitori e bambine titolari delle borse di studio organizzate dalle compagne di Roma.  Risolte una serie di questioni necessarie per erogare i finanziamenti relativi delle “borse”, ci impegniamo in una raffica di fotografie delle bambine e dei loro volti seri e curiosi. E’ un bel momento che riesce a strappare anche qualche sorriso.

Alfonso distribuisce medicinali e conclude con la lettura di un biglietto di bambini di Messina. Momento delicato.

Poi usciamo nel sole e dedichiamo il pomeriggio alla visita dell’isola di Akdamar: bella e solitaria con la sua antica chiesa armena.

Sono chiacchiere, fotografie, risate e, attorno a noi un panorama forte di cime e possenti montagne innevate.

IL pomeriggio si conclude con un cedimento a un piatto di pesci di lago conservati bene al sole. Per fortuna abbiamo arricchito le nostre conoscenze sulle origini della civiltà mesopotamica grazie ad una lezione/lettura della sempre tonica Simonetta, instancabile.

22.03.2010 - Van

Oggi il tempo comincia a sfuggire, occupato dai pensieri e dagli impegni del ritorno a casa. E poi, Antonio ci lascia in anticipo: cominciamo a perdere i pezzi e le parole. Come sempre quando si intravede la fine di un viaggio o di una storia.

Ma abbiamo ancora qualche incontro, mentre attendiamo il rientro da Hakkary dei nostri compagni che hanno vissuto il Newroz in quella città.

Ore 11,30 – Incontro con la Confederazione sindacale KESK

Una grande sede, luminosa e ampia. Siamo ospiti di una organizzazione sindacale che organizza i lavoratori pubblici di 11 settori: dalla sanità, alla scuola, dalle Poste, alla Pubblica amministrazione, dai trasporti all’energia e alle costruzioni.

Si tratta di un’organizzazione che organizza, a livello nazionale, 270.000 lavoratori dei diversi settori. Ad illustrarci questi dati sono alcuni sindacalisti sorridenti e attenti.

Ci tengono a sottolineare che l’organizzazione che rappresentano non separa i problemi sindacali da quelli politici. Tanto per ricordarci dove siamo e chi sono loro!

A Van organizzano 5000 lavoratori su 10.000 lavoratori pubblici dei diversi settori.

Svolgono attività sindacale in genere: parte economica, progressioni di carriera, questioni pensionistiche.

A livello nazionale esistono altri due sindacati : il Kamysen di matrice fascista ed espressione dei lupi grigi e l’Amur-sen espressione dell’AKP. Quest’ultimo aveva, sino al 2003, 150.000 iscritti che oggi sono diventati circa 300.000.

A seguito della raffica di domande da parte nostra, ci danno le seguenti informazioni:

-        i salari nella Pubblica Amministrazione vanno da un minimo di 800 lire mensili ad un massimo di 2000 lire per i dirigenti. A questi ultimi, però, vanno aggiunte indennità variabili e legate alla produttività individuale;

-        nella scuola il 30% del personale sono donne. Nella sanità raggiungono il 50%;

-        nella Pubblica amministrazione c’è il divieto di sciopero. Per i privati esiste invece il diritto di sciopero;

-        i dirigenti con meno di 100 dipendenti possono iscriversi al sindacato. Oltre i 100 dipendenti non possono.

Che dire? In Turchia deve esserci qualcosa di poco compatibile con il concetto di stato democratico.

Su richiesta delle donne della delegazione, interessate a capire meglio la condizione delle donne, viene convocata una controllora di volo dell’aeroporto di Van. Veniamo così a sapere che:

-        non esiste una legge nazionale di tutela della “maternità”;

-        Un dirigente può però agevolare la donna spostandola da lavori pericolosi ad altre mansioni. E nella pubblica amministrazione hanno 4 mesi legati al parto. Mentre nel settore privato, non esiste l’astensione per maternità se non in misura molto limitata;

-        la scuola dell’obbligo ha la durata di 8 anni;

-        le classi vanno da 36 a 70 allievi. Sic!! E ci sono spesso pluriclassi numerosissime;

-        è ovvio che le scuole private si stanno espandendo sempre di più e la loro qualità è migliore.

Restiamo attoniti! Siamo proprio di fronte ad un mondo “altro” e la questione Kurda fa parte di un contesto altrettanto inaccettabile!

Ore 13,20 – Incontro con l’Associazione KURDI-DER

Si tratta di un’associazione impegnata sulla valorizzazione della lingua e cultura mesopotamica. La sede di Van è stata aperta nel 2007 come una succursale di Dyarbakir, e ce ne sono altre 14 nella regione Kurda.

Ci accolgono tre o quattro dirigenti, gentili come tutti : un piacere per la nostra stanchezza.

Il giovane presidente ci precisa che loro sono impegnati nell’approfondimento e diffusione della lingua Kurda che portano avanti attraverso la raccolta di informazioni dai vecchi dei villaggi. E organizzano corsi di Kurdo per coloro che vogliono impararlo ( molti giovani: 3/400 universitari ).

L’evacuazione dei villaggi ha provocato la concentrazione di queste popolazioni nelle grandi città e, quindi, loro chiedono che sia insegnato il Kurdo nelle scuole. Il divieto dell’utilizzo della lingua Kurda devasta soprattutto i bambini che imparano solo il turco.

Loro hanno presentato molti progetti alla Unione Europea ma non hanno mai ottenuto i finanziamenti. Nonostante la UE dichiari di sostenere le diverse culture.

Quando la prefettura di Van organizza feste o iniziative culturali, la loro associazione non viene mai invitata. Vengono isolati dallo Stato e gli viene impedito di prendere iniziative che non siano i corsi di lingua.

Ogni anno, il 15 maggio, organizzano una iniziativa sulla lingua Kurda. L’anno scorso, l’ex presidente è stato condannato  a 10 mesi di carcere per aver fatto la conferenza stampa parlando in Kurdo.

Sì, proprio non possiamo dimenticare in quale nazione stiamo vivendo.

Al termine, un compagno del trentino alto-adige pone loro la possibilità di poter pubblicare libri in lingua turca e Kurda, su finanziamento della regione Trentino Alto Adige. La doppia lingua sembra non convincerli. Tanto meno il bi-linguismo.

Situazione complessa e sfaccettata. Sarà per un’altra volta.

Ore 15.00 – Incontro con il GOC-DER

In forte ritardo, e ormai ridotti a fantasmi che camminano, giungiamo ( con alcuni compagni appesi a panini di una presenza rilevante ) nella sede del GOC-Der, organizzazione degli sfollati.

Ci presentano una vasta rappresentanza della dirigenza e, quindi, ci danno informazioni:

-        L’immigrazione forzata è conseguente alla guerra. Gli sfollati sono senza alcun sostegno e i villaggi sono stati radicalmente rasi al suolo. E le vittime più colpite sono donne e bambini. Le donne abituate a dare ospitalità, si trovano in grande difficoltà perché non hanno più nulla.

-        Lo stato promette sostegno economico se gli sfollati dichiarano che a radere al suolo il villaggio è stato il PKK. Dal 2006, comunque, non si accettano più le domande di sostegno.

-        Loro attualmente lavorano su alcuni progetti che la UE ha rifiutato di finanziare.

Poi la discussione si sposta su Belgio e Italia e le iniziative prese contro gli arresti, e loro ci chiedono di prendere iniziative verso il parlamento europeo.

Informiamo, a nostra volta, sulle diverse iniziative prese in Italia e a Bruxelles e su una iniziativa di avvocati ( anche Kurdi ) prevista per il 20 maggio al Parlamento Europeo.

Insistono poi sul malcostume nella gestione dei “sostegni” da parte delle autorità e dell’esercito, con molti e variegati esempi.

Noi ascoltiamo un po’ attoniti e un po’ travolti dalla stanchezza.

E una lunga discussione e confronto sull’atteggiamento dei Kurdi in Germania, in occasione delle elezioni, lancia una lunga discussione che ci piega ulteriormente.

L’intervento di uno psicologo che interviene sui bambini che hanno subito il trauma dello sfollamento tenta di riportare la discussione sulla vita e situazione quotidiana, e sulla sua gestione.

Ancora qualche breve parola. La presidente ci tiene a dirci che ha due figli in montagna e un terzo, condannato a 12 anni, attualmente in Romania.

Poi siamo tutti fuori, nell’ultima luce del meriggio.

23.03.2010

Siamo ormai all’ultimo giorno, e si sente. Come tutto ciò che finisce, si trascina dietro la ricerca di ultimi segni di questo “altrove” culturale, politico, etnico, emozionale.

C’è chi fugge verso gli ultimi acquisti al bazar, chi si ferma a scambiare le ultime parole e gli ultimi sorrisi.

Il furgone che ci deve portare all’aeroporto ritarda: rilassato nervosismo.Intanto ci si spartisce il business commerciale per l’associazione. Tutti collaborano alla grande.

Arriva il furgone: finalmente si parte. Poi la sorpresa: arriva Lerzan, di corsa, trafelata, per darci l’ultimo bacio. In quale angolo del cuore e della mente riporremo questa corsa e questo bacio?

Ora non ci restano che le nuvole e i cieli.

(Testi scritti da Nuccio Puleio per conto della delegazione presente a Van)

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