Quanto ci costano i confini in Europa?

2 / 12 / 2015

Il 29 novembre è stato concluso l’accordo tra Turchia e UE, patto che prevede l’intesa sulla gestione dei flussi migratori, la liberalizzazione dei visti per i turchi e la negoziazione per l’adesione turca all’Unione Europea.

In cambio di un finanziamento europeo di 3 miliardi di euro, che potrebbero aumentare, la Turchia si assume il compito di accogliere e rimpatriare quei migranti che hanno attraversato l’Anatolia per entrare in Europa ma che, non essendo in fuga da una guerra, non hanno riconosciuta la protezione internazionale. Nella fortezza europea dei diritti e delle libertà civili è ormai una pratica ordinaria, dagli accordi bilaterali Italia-Libia che hanno fatto scuola, affidare ai Paesi limitrofi al nostro continente il lavoro sporco di sistemare i migranti indesiderati. Già il 30 novembre la polizia turca si prodigava ad adempiere all’impegno preso arrestando 1300 migranti a Aycacik, cittadina turca al confine con la Grecia, compiendo il più grande arresto di massa di migranti degli ultimi mesi. Infatti, il piano d’azione per il controllo dei flussi migratori prevede che la Turchia si impegni nella gestione dei profughi, che verrebbero bloccati in una stretta fascia di terra occupata militarmente al confine siriano, per impedirne la marcia verso l’Europa, così mentre lunedì si è svolta questa operazione organizzata ed estesa, la polizia turca a Izmir ogni giorno chiude gli occhi sui trafficanti che fanno affari da migliaia di euro e trasportano centinaia di persone in Grecia attraverso il Mar Egeo.

Si tratta della più grande operazione di questo tipo negli ultimi mesi, nel momento in cui i migranti sono stati per ora mandati in un centro di rimpatrio e dove alcuni di loro potrebbero affrontare la deportazione forzata verso il loro paese di origine. Si parla di un record di 500.000 persone in fuga dalla sanguinosa guerra civile ormai in corso da quattro anni in Siria che si sono mossi verso la Turchia, quindi rischiato la vita per raggiungere la Grecia via mare per approdare in Europa: prima tappa di un lungo viaggio della speranza. Ad oggi quasi 600 persone sono morte sul cosiddetto percorso orientale.

Questo accordo oltre ad minare i fondamenti dell’Europa costituisce un pericolo ulteriore per le vite dei migranti che ogni giorno si mettono in viaggio alla ricerca di una vita migliore. Invece di prendere decisioni pratiche che rallentino il cambiamento climatico e, di conseguenza, migliorino le condizioni di vita in molti dei Paesi da cui i migranti definiti economici fuggono, si continuano ad affrontare le tematiche dei conflitti e della gestione dei flussi migratori senza un respiro ampio e attento ai diritti umani ma solo in base a interessi economici delle varie parti chiamate in causa.

Da tempo vengono denunciate le mancanze turche sulle libertà civili e sulla repressione che investe i curdi, ma l’Europa sembra cieca a vedere tutto questo; l’ennesima dimostrazione  si da anche dall’arresto di due giornalisti che stavano documentando quanto accade sui confini tra Turchia e Grecia: prova della totale mancanza di libertà di parola. Si lascia che la Turchia goda dei vantaggi che derivano da questi accordi e in cambio l’Europa dorme sogni più tranquilli sapendo che vi è una guardia costante ai suoi confini e al suo servizio.