combattiva conferenza stampa a Mosca

Pussy Riot: uno schiaffo a Putin

Combattiva conferenza stampa a Mosca

28 / 12 / 2013

Putin ha giocato le sue carte per ingraziarsi l'opinione pubblica internazionale, gli è andata bene con tutti tranne che con le Pussy Riot.

Con una prima trance dei promessi 15 miliardi ha tacitato gli ucraini, con un biglietto aereo per la Germania e 1 anno di anticipo ha allontanato Khodorkovsky, il miliardario russo possibile avversario politico, con la liberazione degli attivisti di Greenpeace ha incoperchiato - per il momento - le nefandezze ecologiche nel mar Artico.

Con le Pussy Riot no, lo si è capito subito, fin dal rilascio della prima, Maria, che appena uscita dall'infermeria del carcere, senza aspettare il rilascio della compagna, ha subito puntualizzato che la loro liberazione è stata una mossa propagandistica di Putin, che comunque non avrebbe comprato il loro silenzio. E così è stato.

Nella loro prima conferenza stampa a Mosca dopo essere state scarcerate il 23 dicembre grazie all’amnistia voluta dal Cremlino, le due attiviste hanno dichiarato di voler continuare a fare «ciò per cui sono andate in prigione» e che il loro atteggiamento nei confronti del presidente russo «non è cambiato».  

Le due Pussy Riot hanno inoltre auspicato che Mikhail Khodorkovsky, l’ex oligarca oppositore di Putin rilasciato la settimana scorsa dopo 10 anni di prigionia, possa correre per il Cremlino. Khodorkovsky è stato invitato dalle due femministe a collaborare al loro nuovo progetto chiamato «Campo del diritto» con l’obiettivo di cambiare il sistema penitenziario russo. «Non vogliamo il suo denaro», ha sottolineato la Tolokonnikova, «ma piuttosto una collaborazione ideologica e culturale». «Molte persone rinchiuse nelle carceri sono sul punto di morire», ha affermato la Alyokhina, «dobbiamo difendere i diritti dei detenuti».