I social network al centro dell'attenzione governativa con blocco e rallentamento di internet nelle principali citta turche.

Pugno di ferro in Turchia

Gli scontri continuano e si diffondono in oltre 100 città.

Utente: zambeppi
3 / 6 / 2013

Scontri in Turchia, almeno 1700 arresti

Ed Erdogan si scaglia contro Twitter: 'Minaccia per la societa''

All'indomani delle grandi manifestazioni antigovernative di Istanbul e Ankara, convocate attraverso twitter e facebook, il premier Recep Tayyip Erdogan ha definito le reti sociali "una minaccia per la società". "Oggi abbiamo una minaccia che si chiama twitter" ha affermato in una intervista tv. I manifestanti anti-Erdogan accusano le tv turche di minimizzare la rivolta, sotto pressione del governo. Le informazioni sulla protesta e sulle violenze della polizia circolano solo sulle reti sociali, dove le info che girano danno idea di una rivolta che si sta generalizzando e allargando a tutto il paese. Sono oltre 100 le città grandi e piccole in cui in questi 3 giorni ci sono state manifestazioni e scontri con la polizia, in particolare tra sabato e domenica sono state assaltate e date alle fiamme molte sedi del partito islamista di governo. L’accusa che si legge spesso è che “Erdogan è un liberale in economia così come vuole l’Europa e un dittatore nella società civile così come vuole l’islam”. Una protesta ed una rivolta partito dal parco Taksim ed estesasi a tutto il paese, una Turchia che si è dimostrata come una pentola a pressione che ha preso a sfiatare e che ha riproposto tutte le modalità delle proteste euromediterranee di piazza di questi ultimi 3 anni: le caseroladas, gli escrace degli indignados spagnoli, i tumulti di massa della primavera araba, la guerriglia urbana delle metropoli europee.

Nella notte tra domenica 2 e lunedì 3 giugno sono continuati gli scontri e le proteste contro il governo in numerose città della Turchia. Diversi gruppi di manifestanti si sono scontrati contro la polizia, che ha risposto con il lancio di lacrimogeni e utilizzando gli idranti. Alcune sedi del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), di cui è presidente il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, sono stati incendiati. Oltre 1700 persone sono state arrestate in 67 diverse città del paese: molte di queste sono state rilasciate dopo poche ore, in seguito a una serie di accertamenti.

Secondo diversi giornali e agenzie di stampa, l’ultima notte è stata la più violenta in buona parte della Turchia da quando sono iniziate le proteste tre giorni fa. A Istanbul le principali violenze si sono verificate nel quartiere di Besiktas. Centinaia di manifestanti hanno costruito barricate con ciò che hanno trovato per strada, confrontandosi per diverse ore con la polizia. Poco distante, gli agenti si sono dati da fare per mantenere isolato l’ufficio del primo ministro Erdogan, uno degli obiettivi della protesta.

Il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury racconta "Anche la nostra sede è stata raggiunta dai fumi dei lacrimogeni" e sono "una ventina i volontari - tutto personale medico - che hanno curato decine di feriti, tra i quali alcuni bambini", riferendo di maltrattamenti e abusi della polizia nei confronti degli arrestati. "I manifestanti fermati sono stati tenuti in massa, fino a 12 ore, nei blindati della polizia senza acqua, cibo e senza servizi igienici", ha detto ancora il portavoce di Amnesty raccontando anche di "violenze nella stazione di polizia vicino a piazza Taksim e nella stazione centrale di polizia di Istanbul". Secondo fonti mediche, ha precisato Noury, "lacrimogeni sono stati lanciati anche all'ingresso degli ospedali" e la polizia "ha arrestato feriti che necessitavano di cure".

L’Agenzia Reuters riferisce che nella notte un manifestante ha guidato una escavatrice verso la polizia, aprendo la strada al passaggio di altri manifestanti. Gli scontri sono stati particolarmente violenti e hanno causato il ferimento di decine di persone. Diversi locali commerciali della zona, più che altro negozi e ristoranti, sono stati utilizzati per raccogliere i feriti e per dare loro le prime cure. Non ci sono cifre ufficiali, ma si stima che da venerdì a oggi siano state curate negli ospedali circa 484 persone.

report dalla turchia