Oltre la COP25: "popoli per il clima".

Appello per la partecipazione al Summit sociale per il clima a Madrid

6 / 12 / 2019

Abbiamo tradotto l'appello della Cumbre social por el clima, che si terrà a Madrid nei giorni di Cop25.

Madrid

La decisione unilaterale del governo cileno di Sebastián Piñera di non ospitare la COP25 in Cile, ignorando il lavoro di mesi già fatto dai movimenti sociali cileni e latinoamericano e, d’altro canto, del governo di Pedro Sánchez di accogliere nel proprio Paese lo stesso summit costringe i movimenti sociali spagnoli ad assumersi un compito per cui non erano stati consultati in un arco di tempo estremamente limitato per garantire un’adeguata partecipazione e una risposta sociale.

Consapevoli del chiaro eurocentrismo che ospitare una COP in un Paese europeo per la terza volta consecutiva implica, noi accogliamo la sfida di articolare proteste e critiche contro queste politiche come una grandissima responsabilità. Lo facciamo con un senso di rabbia e impotenza di fronte alle ingiustizie e alle atrocità che vengono perpetrate contro il popolo cileno, in solidarietà e sostegno alla decisione di mantenere il Summit dei popoli e il Summit sociale per l’azione per il clima in Cile, e con la determinazione di cercare di creare uno spazio in cui anche le loro voci possono essere ascoltate.

Condanniamo fermamente le violazioni dei diritti umani in Cile e pretendiamo il loro immediato stop. La dichiarazione di guerra del governo contro la popolazione cilena è un attacco alla democrazia e alle battaglie per la giustizia sociale. Pretendiamo che i responsabili di quest’ondata di repressione siano puniti. Vogliamo puntare i riflettori sul fatto che le proteste sociali in Cile, e altrove nel mondo, sono anche espressione di una crisi ambientale. Il paradigma della crescita economica illimitata sta facendo scontrare l’umanità con i limiti del pianeta che il sistema economico insiste nel rendere invisibili.

Viviamo in tempi frenetici di vera emergenza ecologica, climatica e sociale. La diagnosi scientifica è molto chiara rispetto alla serietà e all’urgenza del momento. La crescita economica avviene a scapito delle persone più vulnerabili: persone razzializzate, popolazioni indigene, persone che abitano le zone rurali, poveri/e, migranti, LGBTQI, comunità resistenti… E avviene allo stesso modo a scapito del nostro ambiente, delle altre specie e dell’ecosistema. Le donne, che sono parte di queste collettività, vengono colpite in maniera diversa e sono vittime delle peggiori conseguenze del modello capitalista cisgender e patriarcale.

Come attivisti/e attivi in Spagna e nell’Unione Europea, vogliamo assumerci la responsabilità di denunciare il ruolo di sfruttamento delle regioni ricche del pianeta e il loro ruolo chiave nella creazione di “zone sacrificabili” nei Paesi impoveriti attraverso l’estrattivismo culturale, materiale ed energetico che distrugge comunità e beni comuni. Viviamo in un Paese che promuove il consumo e la distruzione dell’umanità e della natura, imponendo il nostro modello e la nostra visione di mondo ad altre parti del pianeta.

In questi stessi Paesi, che dispongono di un vasto potenziale militare (in particolare di armi atomiche), viene promosso un nuovo concetto di securizzazione climatica funzionale alla protezione dei loro interessi per mezzo dell'occupazione di importanti snodi del potere e lasciando il controllo delle tecnologie chiave per la transizione energetica nelle mani di grandi compagnie di sicurezza, mentre la militarizzazione dei confini aumenta e i territori vengono sistematicamente espropriati in ogni angolo del mondo.

La crisi climatica continuerà ad alimentare i conflitti armati, le guerre e la violenza tra le comunità.

Da questa posizione privilegiata, noi ci impegniamo ad assumerci la responsabilità per il nostro comune passato, presente e futuro. Ci ribelliamo per cambiare questo sistema letale.

È necessario denunciare l'ipocrisia dei governanti che hanno fallito le negoziazioni sul clima per decenni, mentre proteggevano i mercati e gli accordi finanziari come strumenti della dominazione del capitale, nello sforzo di mantenere inalterato lo squilibrio di potere che rende possibile il lusso di pochissimi a scapito della sofferenza delle maggior parte della popolazione, accumulando, privatizzando e finanziando sempre più sfere della vita.

Gli stessi governi hanno nutrito l'industria del carbonfossile con incentivi miliardari, hanno protetto e salvato le banche fossili che traggono profitto dalla crisi climatica e dalla devastazione ambientale e sociale.

Il ruolo delle multinazionali internazionali spagnole ed europee in regioni come l'America Latina hanno portato a un prolungamento della lunga notte di 500 anni di colonialismo, peggiorando la crisi ambientale e riducendo le possibilità di autodeterminazione dei popoli. Il Cile, oggi, è l'espressione dell'esaurimento delle politiche neoliberiste ed estrattiviste in tutto il continente. l'America Latina è il Cile e il Cile è l'America Latina.

Noi crediamo nella giustizia climatica come colonna dorsale delle battaglie sociali del nostro tempo: la sostenibilità è impossibile senza giustizia sociale, e la giustizia non può esistere senza il rispetto per tutti gli esseri viventi della Terra.

La giustizia climatica è l'ombrello più ampio che copre e protegge tutta la gamma di battaglie per un altro mondo possibile: ambientalismo, attivismo per il clima, femminismo, LGBTQI+, sindacalismo, antirazzismo, antifascismo, antimilitarismo, movimenti decoloniali, movimenti indigeni, movimenti rurali...noi portiamo avanti la giustizia climatica come il movimento dei movimenti al cui interno tante diverse parole possono trovare spazio.

Promettiamo di lavorare per dare voce alle istanze che garantiscono una giusta transizione portate avanti sufficientemente in fretta per evitare nuove catastrofi, come il superamento della soglia di +1,5° C o il collasso dell'ecosistema e della società. È necessario prendere decisioni basate sulla scienza.

La comunità scientifica ha già indicato con chiarezza la necessità di lasciare la maggior parte del carbonfossile nel sottosuolo per raggiungere la riduzione delle emissioni di gas serra necessaria per vincere la sfida climatica.

Questo è il motivo per cui ci ribelliamo al modello estrattivista connesso alla produzione e consumo di carbonfossile in tutto il mondo, e allo stesso tempo rifiutiamo con enfasi specifica l'uso militare e civile dell'energia nucleare.

Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nel modello di mobilità, verso la riduzione del trasporto di massa di beni e persone - responsabile, tra le altre cose, dell'eccessivo turismo e della gentrificazione delle città, che produce gravi diseguaglianze sociali. Il modello dei trasporti deve allo stesso tempo mitigare il crescente isolamento delle aree rurali, una delle cause del loro spopolamento.

Noi denunciamo i tentativi di promuovere false soluzioni come quelle basate sulla geo-ingegneria, che sembrano mantenere lo status quo dell'attuale sistema produttivo, spostando l'attenzione lontano dalle soluzioni reali e minacciando in diversa misura tutto il pianeta, in cui ancora una volta verranno sacrificate le comunità più a rischio.

Denunciamo anche l'imposizione di un modello di sviluppo e consumo che non riconosce il cibo come un diritto ed è responsabile per la crisi del clima e della biodiversità che condanna più di 800 milioni di persone alla fame. Pretendiamo una transizione agro-ecologica che promuove un sistema giusto e sostenibile che rispetta la sovranità alimentare della popolazione.

Allo stesso modo, denunciamo l'imposizione di un modello di produzione e consumo basato sull'usa e getta che ancora una volta grava ancor di più sui più poveri. L'enorme quantità di rifiuti prodotta dai Paesi del Nord Globale viene tendenzialmente spostata nei paesi del Sud, costringendo le comunità e i gruppi sociali più vulnerabili a vivere in una spirale di povertà, violenza e condizioni malsane.

D'altro canto, l'esplosione sociale cilena e la sua brutale repressione mostra che la crisi di civiltà che stiamo vivendo è al contempo una crisi democratica. Abbiamo bisogno di andare avanti verso la costruzione di modelli di società più democratici che garantiscano la decisione collettiva mettendo al centro il bene comune.

A questo proposito, la decisione di spostare la COP25 a Madrid è una perdita democratica, che minaccia il lavoro di mesi di numerose reti, gruppi e organizzazioni intorno al mondo che ora non potranno partecipare nel modo in cui avrebbero voluto.

Ci alziamo in piedi solidali con chi ne sta soffrendo di più, con i lavoratori e le comunità che resistono in prima linea in tutti i continenti. Siamo in oltre al fianco e solidali a coloro che hanno alimentato in misura minore la crisi climatica e di coloro che ne soffrono di più dell’impatto di questa crisi.

Siamo al fianco di tutte le persone senza distinzione di genere, etnia, lingua, provenienza, razza, disabilità, orientamento sessuale, esperienza, età o credo.

Chiediamo a tutti i gruppi e a tutte le persone a ribellarsi contro il sistema capitalistico oppressivo che sgombera sempre più persone, alcune delle quali sono costrette ad emigrare dai loro territori, e che erode la vita stessa.

Chiediamo a tutti di partecipare alla risposta dal basso alla COP25 e a creare e costruire comunità che facciano fronte alla crisi climatica, che è la manifestazione più visibile di un sistema strutturalmente ingiusto.

Invitiamo tutte le persone e tutti i gruppi che si sentono spinti da queste rivendicazioni a partecipare alla costruzione del Social Summit per il clima, a ribellarsi, a proporre e a costruire comunità.

In risposta alla repressione crescente e alle strategia di divisione e demolizione dei movimenti, dimostreremo più che mai la nostra forza e unione nella lotta comune per la giustizia climatica.