Il diario di bordo di Paolo Do - Shanghai (Cina)

Nice work if you can get it

17 / 12 / 2009

Gli organizzatori dell’ottava fiera Asiatica dei giochi on line che si dovrebbe aprire entro poco in Cina hanno avuto una idea brillante per incrementare le presenze di visitatori. Includere, tra joystick e giochi di ruolo, la possibilità per i visitatori di cercarsi un lavoro. La novità della ottava fiera espositrice infatti è che essa ospiterà anche gli stand delle stesse case produttrici che cercano nuovi dipendenti come grafici o game designer. Con questo escamotage gli organizzatori prevedono una presenza di 450,000 visitatori (paganti) contro i 100,000 dello scorso anno.


Ma non sono solo loro che stanno approfittando di migliaia di giovani laureati in disperata ricerca di lavoro. L`esercito Cinese è riuscito quest`anno ad incrementare notevolmente i laureati che hanno optato per il colletto verde (della divisa militare) anziché bianco. Secondo una nota ufficiale del People Liberation Army 130,000 laureati sono entrati nella fila dell`esercito. Un numero consistente se comparato con i soli 39,000 dello scorso anno. Attraverso una alleanza con il ministero della istruzione per offrire incentivi fiscali ai laureandi che decidono di intraprendere la carriera militare, il PLA ha fatto il pieno di operatori radar, medici, esperti di logistica e comunicazione tra gli altri. Un ottimo successo per un esercito che vuole essere sempre più hi tech e meno contadino.


Nel frattempo la Cina ha iniziato una campagna per incentivare imprenditori e lavoratori nel campo tecnologico e della finanza a ritornare nella Grande Cina a lavorare. Il governo di Shanghai, per esempio, ha intrapreso da poco un ‘tour promozionale’ tra New York, Chicago e Londra per far incetta dei cinesi espatriati che stanno lavorando nel settore finanziario. Questo proprio nel mentre paesi come gli Usa scoraggiano l`ingresso di migranti ad alto skill, seppure con conseguenze pesanti per una economia come quella americana. Basti pensare che un quarto di coloro che hanno depositato brevetti e copyright in Usa non sono americani e tra loro il 16.8% sono Cinesi che lavorano negli States e il 13.7% sono Indiani.


Eppure per le Sea Turtle, come vengono chiamati gli studenti che decidono di tornare in Cina dopo aver compiuto gli studi all`estero (Haigui), tale ritorno non è cosa affatto facile (questo appellativo è comune in Cina perché Haigui ha la stessa pronuncia di tartaruga marina; da qua il riferimento a questo gruppo di persone). Magari figli di migranti che hanno speso tutti i loro risparmi, per questi neo-laureati non trovare un adeguato stipendio si trasforma in una pressione insopportabile. E nel paese del socialismo senza protezione sociale alcuna sono sempre più i casi di suicidio tra le “tartarughe marine”, laddove una laurea all`estero può non fare più la differenza in un mercato del lavoro bloccato. L`ultimo caso è Tu Xuxin, tornato con un master e dottorato in ingegneria dall’università di Chicago. Ma questa volta, morire non è per gioco.