Il ministero delle finanze, è andato ad Ahmad Galal, economista per molti anni alla Banca mondiale, ben addentro alle relazioni internazionali e al tempo stesso garante degli interessi economici transnazionali.

Morti e feriti in piazza mentre il governo dei militari giura

di Bz
17 / 7 / 2013

Sette morti e 261 feriti è il bilancio della notte di scontri nella notte tra lunedì e martedì tra i sostenitori di Morsi e le forze di sicurezza egiziane. Questo è quanto divulgato dal capo dei servizi di emergenza Mohamed Sultan.

Al centro delle manifestazioni la liberazione di Morsi, il presidente esautorato lo scorso 3 luglio dall’esercito che ha fatto leva sulle precedenti multitudinarie ondate di manifestazioni guidate dal movimento Tammarod. I manifestanti gridano al golpe e richiedono che quello che è stato il primo presidente democraticamente elettosia rimesso al proprio posto.

Tutto questo avviene mentre il governo di transizione guidato da Beblawi, che vede 33 ministri tra i quali tre donne, una novità in Egitto, ha giurato. 

Tre i vice-premier tra i quali il ministro della Difesa Abdel Fattah el Sissi. Uomo forte dell’esercito, Sanità, Informazione e Ambiente i dicasteri alle donne. Rispettivamente  Maha Zeneddin, Doriya Sharaf el Dine e Laila Rashed. Agli Esteri va l'ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy. Mentre agli Interni resta Mohamed Ibrahim. Il ministero delle finanze, è andato ad Ahmad Galal, economista per molti anni alla Banca mondiale, ben addentro alle relazioni internazionali e al tempo stesso garante degli interessi economici transnazionali.

Un governo che, a differenza del plauso internazionale, non ha ricevuto il riconoscimento della Turchia e dell’Iran fondamentalmente per un paio di ragioni che si intersecano tra loro. La Turchia di Erdogan, islamista amico dei Fratelli mussulmani, teme che l’esempio egiziano sia fatto proprio dall’esercito turco da sempre garante della laicità dello Stato e grande esperto in putch militari, che potrebbe approfittare delle insorgenze sociali interne che non si vogliono placare, inoltre sullo sfondo rimane la questione siriana, l’appoggio ad Assad del gotha dell’esercito egiziano, che Morsi aveva cassato e abbandonandolo al suo destino.

Così per l’Iran del nuovo presidente Rohani, islamista anch’egli amico dei Fratelli Mussulmani, che ha applaudito all’abbandono di Assad da parte dell’Egitto di Morsi che ha rafforzato l’offensiva degli hezbollah libanesi e delle milizie volontarie iraniane in territorio siriano e ha intravisto la possibilità di un asse islamico strategico che leghi l’Iran, la Turchia e l’Egitto in contrapposizione al fondamentalismo islamico sotto egida dei petrodollari degli Emirati arabi.