Messico - Ottava giornata globale per Ayotzinapa

A 4 mesi dalla scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa

27 / 1 / 2015

Pubblichiamo questo articolo postato sulla pagina Facebook di Desinformémonos. Traduzione a cura di Rita Tamiello. 
Galleria fotografica su La Jornada

 Città del Messico. 26 gennaio 2015. Una manifestazione moltitudinaria ha invaso le strade di Città del Messico durante tutto il giorno; la richiesta, sempre la stessa da quattro mesi: che i normalisti di Ayotzinapa scomparsi lo scorso 26 settembre a Iguala in Guerrero siano rilasciati vivi. La protesta si è estesa in più di settanta città nel mondo, ovunque sono state avanzate le stesse richieste: punizione dei responsabili, dimissioni dell’esecutivo federale e soprattutto “una trasformazione profonda di questo paese” perché ciò che è successo non debba succedere mai più.

Prima di mezzogiorno gli spezzoni del corteo hanno iniziato a muoversi da quattro punti diversi della città per poi confluire tutti in Avenida Reforma e entrare insieme nello Zocalo della capitale. Qui era stato allestito un palco dal quale i genitori e i compagni degli studenti della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa, hanno denunciato, ancora una volta, che le ricerche della Procura Generale della Repubblica (PGR) “presentano incoerenze e contraddizioni” e che “le dichiarazioni degli arrestati non sono sufficienti per dare per certo che gli studenti siano stati bruciati nella discarica di Cocula”. Hanno dichiarato che per darli per morti “ è necessario avere prove scientifiche inconfutabili, che ad oggi non si hanno, (per questo) quindi, continueremo a cercarli vivi e continueremo a denunciare in lungo e in largo in tutto per tutto il Paese le atrocità commesse dallo Stato criminale che uccise e fece sparire i nostri figli”.

Durante la manifestazione, il padre di Alexander Mora Venancio, l’unico dei quarantatré normalisti scomparsi di cui, secondo il rapporto della PGR, è stato identificato il DNA nei resti carbonizzati, ha denunciato che “ lo dichiararono morto due mesi e dieci giorni dopo la scomparsa. Ora è passato un mese e 54 giorni e non ho visto ancora nessuno dei resti che mi avrebbero dovuto consegnare. Oggi lotto per cercare Alexander Mora Venancio vivo. Questo maledetto governo non vale niente. A noi familiari vogliono fare paura minacciandoci, ma noi non abbiamo paura”, ha detto, e con le sue parole ha lanciato il famoso coro “ Non sono soli

Felipe de la Cruz durante il suo intervento a nome dei genitori dei ragazzi scomparsi ha affermato in modo categorico: “ Sono stati i militari che hanno rubato i loro telefoni. Sono stati i militari che li hanno picchiati. Come mai si sono dimenticati che anche loro appartengono a questo popolo?”, ha domandato, e subito ha dichiarato che in Guerrero non si terranno le prossime elezioni.

Dal canto suo, Omar Garcia, sopravvissuto al secondo attacco della polizia e uno dei portavoce più in vista dei normalisti, ha detto: “a partire da oggi, 26 gennaio, dobbiamo fare molto di più che marciare, dobbiamo iniziare a progettare la trasformazione del Paese. Noi studenti di Ayotzinapa insieme ai familiari dei nostri compagni vogliamo che sia fatta fede alla rivendicazione che ha fatto mobilitare il mondo intero: il rilascio dei normalisti scomparsi vivi, ma dobbiamo anche spingere per la trasformazione di questo Paese”.

Omar non ha dubbi: “Dobbiamo scommettere su qualcosa di diverso e dobbiamo costruirlo noi, perché già sappiamo a quale livello di cinismo possano arrivare quelli che ci governano e la classe politica, che non ha credibilità, adesso cercano con i propri generali, gli imprenditori e la parte più ostinata del clero di screditare i genitori”.

Sostegno Internazionale

In più di settanta città del Messico e di altri Paesi si sono svolte il 26 gennaio azioni di solidarietà con Ayotzinapa. Ovunque ci si è interrogati sul ruolo dello Stato messicano ed è stato chiesto che i normalisti scomparsi siano rilasciati vivi. Per l’ottava volta in quattro mesi, le persone sono scese in strada nelle principali città europee, sudamericane e nordamericane.

Manifestazioni di protesta davanti alle ambasciate e ai consolati messicani, cortei lungo le vie principali, performance, eventi nelle università, scritte sui muri, letture di poesia e varie attività culturali, roghi di fantocci raffiguranti Enrique Pena Nieto, si sono svolti nelle seguenti città: 

(Lista non completa)

Barcelona, España - Berkeley, CA, Estados Unidos - Berlín, Alemania - Bruselas, Bélgica - Calgary AB, Canadá - California- Caracas, Venezuela - Carolina del Norte - Chihuahua, Chihuahu - Ciudad de México, DF - Ciudad Jiménez, Chihuahua - Colima, Colima - Cordillera Real de los Andes en Bolivia - Cuernavaca, Morelos - Davos, Suiza - Euskal Herria - Frankfurt, Alemania - Guanajuato, Guanajuato - La Haya, Países Bajos - Las Vegas, Nevada - Londres, Inglaterra - Los Ángeles, California - Madrid, España - Manchester, Inglaterra - Melbourne, Australia - Milán, Italia - Montreal, Canadá - Nueva York, Estados Unidos - Orizaba, Veracruz - Oslo, Noruega - Paris, Francia - Playa del Carmen, Quintana Roo - Puebla, Puebla - Querétaro, Querétaro - Raleigh, Carolina del Norte - Riverside, California - Sacramento, California - Salta, Argentina - San Cristóbal de las Casa, Chiapas - San Luis Potosí, San Luis Potosí - Santa Cruz de la Sierra, en Bolivia - Suiza - Sydney, Australia - Tampico, Tamaulipas, -Tecoanapa, Guerrero - Tindur, Himalaya - Toulouse, Francia - Turín, Italia - Uruguay - Vancouver, Canadá - Viena, Austria - Zihuatanejo, Guerrero - Zacatecas, Zacatecas - Portland, Oregon, EU - Nuevo Laredo, Tamaulipas

8va. Jornada por Ayotzinapa 26 enero 2015

8va. Jornada por Ayotzinapa 26 enero 2015 (02)

8va. Jornada por Ayotzinapa 26 enero 2015: Omar Garcia