Messico - Militari reprimono i genitori degli studenti scomparsi ad Ayotzinapa

Nuove violenze in Guerrero durante la manifestazione di fronte alle caserme di Iguala

16 / 7 / 2015

Ieri i genitori dei 43 normalisti scomparsi il 26 settembre scorso ad Ayotzinapa hanno dato vita ad una marcia per le vie principali di Iguala, per esigere l'apertura delle caserme militari e la restituzione degli studenti. La manifestazione è partita proprio dal luogo in cui, nove mesi fa, i militari avevano violentemente attaccato ed arrestato i giovani. 

Circa mezz'ora dopo la marcia ha raggiunto il quartier generale del 27° Reggimento di Fanteria: qui i manifestanti hanno tolto i lucchetti dai cancelli della caserma e rimosso le transenne di sicurezza, esigendo che un gruppo di esperti della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) potesse entrare ed intervistare i militari. Qualche giorno fa infatti la CIDH aveva nominato un Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI) per investigare sul caso degli studenti scomparsi e per spingere le autorità a dare risposte sulle sparizioni. 

Nel momento in cui si sono trovati faccia a faccia, i militari hanno lanciato gas lacrimogeni contro i genitori dei normalisti scomparsi: "Non abbiamo dubbi sulla responsabilità dell'esercito per quanto accaduto ai nostri figli", ha dichiarato uno dei genitori.

Felipe de la Cruz, portavoce dei genitori, ha affermato che la marcia era stata convocata per "ricordare" alla popolazione di Iguala ciò che era avvenuto nella notte del 26 settembre scorso e che la violenza nello stato del Guerrero non accenna a diminuire". Ha poi continuato: "Pretendiamo l'apertura delle caserme militari per cercare i 43 futuri professori, per questo oggi ci troviamo qui, esigiamo che i membri della CIDH possano entrare e portare avanti i loro controlli".

È intervenuto anche Vidulfo Rosales, rappresentante giuridico e membro del Centro per i Diritti Umani della Montaña Tlachinollan, il quale ha spiegato che la mobilitazione non si fermerà finché non si troveranno gli studenti e finché non si vedranno tutti i colpevoli dietro le sbarre: "Ci prenderemo ogni piazza, ogni paese per continuare a chiedere alle autorità il ritorno dei nostri ragazzi, non è possibile che Iguala, che le nostre città diventino tombe dove si seppellisce e si scompare senza alcuna responsabilità".

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