Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità

Messico- E' partita la carovana al sud del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità

Nel sud del Messico, voci di dolori e di resistenze

14 / 9 / 2011

E' partita lo scorso 9 settembre la carovana del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità, che per 10 giorni visiterà alcuni stati del sud del paese. Il movimento, nato a maggio a partire dall'appello del poeta Javier Sicilia, è stato uno spazio di incontro e di organizzazione dei familiari e gli amici delle vittime della violenza che imperversa nel paese, e che solo negli ultimi 5 anni ha lasciato più di 50 mila morti. Soprattutto, il movimento ha avuto il grande merito di ribaltare la rappresentazione ufficiale che i media e il governo davano del problema della violenza: non una violenza che viene solo dai narcos, ma una violenza diffusa, una violenza contro i cittadini, con gli apparati politici e polizieschi collusi con i gruppi criminali, con migliaia di innocenti, di leader sociali, di migranti uccisi o fatti sparire, il tutto in un contesto di totale impunità, ingiustizia e disuguaglianze sociali.


Questa iniziativa è la seconda carovana del movimento, dopo che a giungo si era mosso verso il nord del paese per arrivare alla città di frontiera di Ciudad Juarez. In quella occasione centinaia di persone ebbero la possibilità di gridare pubblicamente il loro dolore per i propri cari uccisi. Il nord del Messico è principalmente urbano e industrializzato; in molte zone la situazione è devastante con città completamente in mano ai gruppi di narcos, dove ogni giorno si registrano qualche decina di morti ammazzati. Addirittura, nello stato di Chihuahua una decina di città non contano con un comandante della polizia; perchè nessuno lo vuole fare, visto che coloro che lo hanno fatto negli ultimi mesi sono stati tutti sistematicamente uccisi.


Nel sud del paese la situazione è diversa. Qua la violenza dei narcos è minore, ma non è minore il dolore delle popolazioni per altri tipi di violenza. Nel sud del Messico ci sono gli stati più poveri, con la maggioranza della popolazione contadina ed indigena. Per loro la violenza non è arrivata in questi anni, ma è ormai da secoli che si manifesta sotto forma della disuguaglianza sociale, dell'ingiustizia e dello sfruttamento. La violenza arriva soprattutto dallo stato che impedisce ogni possibilità di rivendicazione di diritti, che risponde con la repressione, con i gruppi paranilitari, gli arresti dei leader sociali, fino agli omicidi e le sparizioni. Inoltre nel sud c'è un ulteriore elemento di differenza rispetto al resto del paese: in molti territori ci sono esperienze di comunità organizzate, come le più di mille comunità zapatiste del Chiapas, le 70 comunità che nel sud del Guerrero hanno costituito la propria polizia comunitaria, ed altre esperienze soprattutto indigene. Nei loro territori non si registra la presenza dei narcos, a dimostrazione che nei luoghi dove il controllo del territorio non dipende dallo stato, ma dalle comunità locali, si può realmente frenare il problema della criminalità e della violenza.


La carovana è pasata in questi giorni dagli stati di Guerrero e di Oaxaca. In Guerrero la violenza dei narcos è soprattutto intorno alla città di Acapuclo. Qua da due settimane più di 300 scuole sono chiuse di fronte allo sciopero dei maestri che denunciano l'impossibilità di poter lavorare: alcuni di loro sono stati sequestrati e in molti sono costretti dai gruppi criminali a pagare un pizzo pari alla metà del loro stipendio. Durante le iniziative in questa città, hanno partecipato delegazioni di organizzazioni indigene e contadine che hanno raccontato della violenza che lo stato esercita nelle loro comunità, attraverso la militarizzazione e la criminalizzazione dei loro movimenti. Abel Barrera, direttore del contro per i diritti umani Tlachinollan ha raccontato di come lo stato del Guerrero ha sopportato continue violazioni ai diritti, da fine anni '70 che videro la militarizzazione dei territori indigeni con centinaia di desaparecidos, fino agli anni recenti con l'assassinio da parte dell'esercito di una decina di contadini in una scuola della comunità di El Charco. Dal 2005 ad oggi nello stato si registrano 200 desaparecidos, alcuni dei quali sono leader di organizzazioni sociali come il caso di Victor Ayala Tapia, denunciato da Tadeco. Nessuna di queste sparizioni è stata indagata dal governo.


E' proprio lo stato, ed i suoi apparati, tra i principali accusati negli interventi dei partecipanti. Un governo che col pretesto della "guerra al narcotraffico" ha in questi anni militarizzato il paese, producendo un escalation della violenza, nella quale sono vittime sempre più innocenti. Nello stato di Oaxaca più di una persona che ha parlato ha testimoniato di un figlio o parente che è stato prelevato da casa dalla polizia e poi è sparito per sempre. Nessuno ha ormai più fiducia negli apparati dello stato, perchè spesso complici dei narcos, e sempre più spesso autori della violenza indiscriminata.

Nel sud di Oaxaca, a Ixtepec si è parlato anche della violenza che subiscono i migranti che attraversano il paese per raggiungere gli Stati Uniti. Anche per loro i numeri sono da bollettino di guerra: secondo la Commissione Nazionale per i Diritti Umani (CNDH), circa 11 mila migranti centroamericani sono desaparecidos in Messico nel 2010; nell'agosto dello scorso anno fu trovata una fossa comune con i cadaveri di 72 migranti nello stato settentrionale di Tamaulipas.


La carovana al sud del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità continua. In questi giorni giungerà nello stato del Chiapas, per poi passare da Tabasco, Veracruz e Puebla. Saranno ancora centinaia i dolori che faranno sentire la loro voce; ma saranno molte anche le voci delle resistenze e le lotte di molte comunità ed organizzazioni che nel sud del Messico si battono ogni giorno per un futuro di pace e di dignità.