Messico – Da un mese in sciopero della fame i prigionieri politici in Chiapas

La rete contro la repressione lancia una serie di iniziative per la loro liberazione

27 / 10 / 2011

Il 29 settembre hanno iniziato la loro protesta i prigionieri politici della Otra Campagna in Chiapas. Sono in carcere, alcuni casi “per aver difeso i nostri diritti ed altri solo perché poveri ed analfabeti”, vittime di un sistema giuridico arbitrario e pieno di irregolarità. In questi anni hanno sopportato torture fisiche e psicologiche, processi senza traduttori nella loro lingua indigena e continue violazioni dei loro diritti durante la detenzione.

Appartengono a La voz del Amate e Voces inocentes, collettivi di detenuti politici nati alcuni anni fa nelle carceri del Chiapas per lottare per i loro diritti e la loro libertà. Alcuni di loro sono in sciopero della fame, altri, quelli con problemi di salute, protestano attraverso il digiuno intervallato di 12 ore. Le condizioni di salute di tutti si stanno aggravando negli ultimi giorni. A San Cristobal, di fronte alla Cattedrale è istallato da giorni un presidio dei familiari e di cittadini solidali che sostengono e danno visibilità alla loro lotta.

La protesta ha portato i primi frutti il 15 ottobre, con la liberazione di due detenuti originari della comunità di Mitzinton, conosciuta per la lotta che sta portando avanti contro la costruzione dell'autostrada San Cristobal-Palenque e contro gli attacchi dei paramilitari dell'Esercito di dio. Ma le direzioni dei tre carceri in cui sono reclusi gli altri 11 prigionieri politici stanno cercando in ogni modo di ostacolare la protesta attraverso vessazioni nei loro confronti: viene impedito l'accesso di coperte, libri, e alcuni giorni fa persino dei medici che volevano visitarli.

Un atto molto grave, denunciato anche da Amnesty Internacional, è avvenuto il 20 ottobre. Il professore Alberto Patishtan, indigeno tzotzil detenuto più di 10 anni, gravemente malato, è stato trasferito senza nessun avviso e senza dare informazioni ai familiari. Successivamente si è saputo che è stato portato nel carcere di massima sicurezza di Guasave, nello stato di Sinaloa, a 2000 km di distanza, e dopo alcuni giorni non gli è stato ancora permesso di comunicare con l'esterno.

Le violazioni nei confronti di questi indigeni detenuti ingiustamente sono solo alcuni tra i tanti crimini che vengono commessi in Chiapas contro i poveri e contro che lotta per una vita migliore. Come ad esempio gli attacchi verso le comunità zapatiste di queste settimane, con paramilitari che assediano, minacciano, picchiano e distruggono scuole autonome, raccolti e case. Oppure a San Sebastian Bachajon, presso le famose cascate di Agua Azul, i contadini aderenti alla Otra Campagna hanno denunciato detenzioni arbitrarie, sequestri e torture avvenuti nel mese di settembre a opera delle forze di polizia.

In questi giorni tante organizzazioni sociali hanno espresso solidarietà ai prigionieri politici del Chiapas, ed in Messico e nel mondo hanno organizzato iniziative per chiedere la loro liberazione. La Rete contro la repressione della Otra Campagna ha manifestato in questi giorni a Città del Messico di fronte alla delegazione dello stato del Chiapas e al palazzo dell'ONU. Per sabato 29 ottobre ha lanciato una giornata di mobilitazione internazionale per tentare, attraverso la pressione da tante parti del mondo, di raggiungere la liberazione dei prigionieri politici che da un mese sono in sciopero della fame.

di Daniele Fini