Messico – Anche una azienda italiana dietro al gasdotto che si vuole imporre con arresti, minacce e violenze

Chomsky, Galeano, Zibechi ed una lunga lista di intellettuali si solidarizzano con le comunità che si oppongono al megaprogetto

27 / 4 / 2014

In tutto il Messico si contano a decine le resistenze contro megaprogetti, di qualsiasi tipo. Sono movimenti che si battono per tutelare le proprie terre, l'ambiente in cui vivono e la salubrità della vita. Il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y Agua Morelos, Puebla, Tlaxcala è uno di questi, composto da comunità contadine di tre stati a est e a sud della capitale del paese, che si oppongono all'insieme di progetti compresi nel Proyecto Integral Morelos, tra i quali un gasdotto che pretende attraversare le loro terre in una zona molto delicata essendo ai piedi del più grande vulcano del paese. Sarebbe solo una tra le tante lotte socioambientali di una lunga lista che forse non avrebbe attratto la nostra attenzione se non fosse che l'impresa che sta costruendo il gasdotto fosse una azienda italiana, la Bonatti SPA con sede legale a Parma. E forse, non ci sarebbe ugualmente interessato raccontare questa storia se non fosse per i modi illegali e violenti con cui si sta provando ad imporre il progetto e a reprimere gli oppositori, generando un clima di terrore che ha portato più di cento intellettuali, tra cui Noam Chomsky, Eduardo Galeano e Raul Zibechi, a lanciare un appello in solidarietà a coloro che resistono contro il progetto e per fermare la repressione.

La resistenza contro il gasdotto

Quello che si vuole costruire è un gasdotto di 150 Km che andrebbe ad attraversare le terre di 60 comunità contadine. Questa opera si inserisce all'interno di un piano più ampio, il Proyecto Integral Morelos, che prevede anche opere infrsatrutturali, un acquedotto ed una centrale termoelettrica che sarebbe rifornita dal gasdotto in questione. Le comunità che si oppongono denunciano di non essere state consultate e che la sua realizzazione implicherebbe l'espropriazione delle loro terre che rappresentano il principale mezzo di sostenmtamento. Un altro problema che ruota attorno al gasdotto è il fatto che attraversa una zona ai piedi del Popocatepetl, il più grande vulcano attivo messicano, e per questo un comitato scientifico della principale università del paese, la UNAM, ha espresso un parere di non fattibilità. Nel mese di febbraio alcune comunità denunciarono l'ingresso illegale dei macchinari della Bonatti SPA nelle loro terre, ed in sette occasioni bloccarono i lavori. Dopo queste azioni il movimento scrisse in un comunicato che “si prevede una repressione regionale di grande dimensione per imporre il gadotto”; e denunciava che la strategia diretta da Bonatti SPA consisteva nel “provocare le comunità invadendo illegalmente le loro terre senza un permesso, per poi, in collaborazione con i governi, identificare gli oppositori e denunciarli con reati inventati, così da intimidire ed incarcerare gli oppositori di ogni comunità ed infine riuscire ad espropriare i terreni dei contadini”. Purtroppo questa previsione ha cominciato ad avverarsi.

L'escalation delle violenze e l'estendersi della solidarietà intorno al movimento contro il gasdotto

Da inizio di aprile sono cominciate una serie di azioni repressive ed intimidatorie. Enedina Rosas di 60 anni, rappresentante delle terre comunali di San Felipe Xonacayucan viene arrestata da uomini armati che irrompono in una assemblea. Il giorno seguente tocca a Juan Carlos Flores, assistente legale del movimento che viene prelevato per strada subito dopo essersi incontrato con la commissione statale per i diritti umani. Poi è la volta di un altro attivista, Abraham Cordero. Nei tre casi le detenzioni sono state realizzate da uomini vestiti da civili, con armi di alto calibro ed auto senza targa. Nei giorni seguenti uomini armati entrano in casa di un professore dell'università di Puebla, Ricardo Pérez Avilés, minacciando i suoi familiari per intimarlo ad abbandonare la collaborazione tecnica che sta offrendo al movimento; così come giungono minacce telefoniche allo studente Alberto Melchor perchè sospenda un suo programma radio dove si tratta della questione del gasdotto. A tutto questo si aggiungono le dichiarazioni di una deputata, Roxana Luna, che afferma alla stampa di essere a conoscenza di un documento ufficiale con una lista nera di 150 cittadini contro cui dirigere degli ordini di cattura per l'opposizione al gasdotto.

Di fronte a questo clima di terrore la risposta della società divile è stata forte. Sono state numerose le manifestazioni realizzate dal movimento per la liberazione degli arrestati e a sostegno della gente minacciata. Il 23 aprile anche gli studenti dell'università di Puebla sono scesi in piazza; lo stesso giorno sono giunti perfino dei rappresentanti dell'ONU per parlare della vicenda con funzionari del governo. Le comunità del Congresso Nazionale Indigeno hanno espresso il sostegno al movimento, così come è stato diffuso un appello firmato da alcune centinaia tra intellettuali, organizzazioni sociali e per i diritti umani che si schierano dalla parte degli oppositori e chiedono di fermare le violenze e gli atteggiamenti illegali adottati contro il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y Agua Morelos, Puebla, Tlaxcala. A quanto pare, non sarà facile imporre il gasdotto.