Messico - 17 anni dalla sollevazione

3 / 1 / 2011

Los de Abajo

Gloria Muñoz Ramírez

Diciassette anni dalla sollevazione in Chiapas

In silenzio e con il lavoro accumulato per la costruzione dell’autonomia, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) arriva al 17° anniversario della sollevazione che scosse il mondo intero. Quale altro movimento in Messico può, dopo tanti anni, andare a testa alta e senza vergogna per non aver mai tradito? Quale altro movimento è stato tanto duramente attaccato politicamente e militarmente per più di tre lustri e si mantiene vivo, coerente e degno?

Come ogni anno, molto inchiostro viene fatto scorrere per fare domande allo zapatismo, applaudirlo o, come ogni anno, darlo per morto. Intellettuali e giornalisti che si adattano al governo di turno riempiono pagine di giornali per dare sepoltura ad un movimento che, piaccia o no, è l’unico che può rivolgersi al Messico con la certezza che, benché non sempre si condividano le sue posizioni, è rimasto coerente e continua a guardare in basso e a sinistra.

Sotto o lontano dai riflettori e dopo 17 anni di costruzione interna e verso l’esterno, l’EZLN e la sua colonna vertebrale (le basi di appoggio appartenenti ai popoli che lo formano) non solo sono sopravvissuti a quattro presidenti che hanno cercato di annichilirli, ma hanno presentato al mondo la certezza che un altro mondo è possibile e che, nel sudest messicano, quest’altro mondo esiste già, nonostante la guerra di sterminio che si perpetua contro di loro.

La formazione dei suoi governi autonomi, nei quali si creano nuove relazioni comunitarie e la politica è luogo di incontro e convivenza dal basso, resta un riferimento e, benché non lo propongano, un esempio di organizzazione. Hanno ripetuto fino alla stanchezza che la loro esperienza è inimitabile, perché avviene in un tempo e spazio determinati ma, così come l’hanno spiegato, non si tratta di ripetere o copiare, bensì di sapere che ci sono alternative e che le risposte, quali che siano, non verranno mai dall’alto.

Nel gennaio del 1994 il mondo intero tornò a guardare il Messico diversamente. Non era per la prima Miss Universo messicana o per la celebrazione del Pentapichichi, né per il Trattato di Libero Commercio e l’ingresso nel primo mondo del Messico salinista. L’insurrezione degli indigeni maya mostrò un popolo fino a quel momento invisibile ed a partire da quel giorno molti cambiamenti sarebbero arrivati. Il Messico non è più lo stesso, anche se ora si nega allo zapatismo il suo ruolo decisivo nelle riforme che ebbero luogo.

La guerra iniziata in Chiapas il primo gennaio 1994 continua fino ai nostri giorni… e così le sue cause. L’EZLN ed i suoi popoli sono vivi, non si sono arresi e continuano ad essere una speranza. L’unica, per molti.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

La Jornada – Domenica 2 gennaio 2011