Marocco: Il giornalista Omar Radi ancora in carcere

10 / 8 / 2020

Il giornalista marocchino Omar Radi è stato arrestato il 29 luglio a Casablanca ed è ora in carcere in attesa di processo. Da sempre critico della monarchia, e già militante del Movimento 20 Febbraio che nel 2011 aveva organizzato un ciclo di mobilitazioni di massa per la giustizia sociale e la democrazia, si era occupato di tutte le principali lotte per una distribuzione più equa delle risorse nel paese più diseguale dell’Africa del Nord, dove l’uomo più ricco di tutti è non a caso il capo di stato.

Omar aveva scritto su molti temi sensibili come gli scioperi dei lavoratori, i diritti dei carcerati, le confische dei terreni tribali da parte dello stato e le mobilitazioni per la giustizia sociale del Hirak del Rif, il più grande movimento di massa contro l’emarginazione sociale registratosi nel paese negli ultimi anni, conclusosi con l’incarcerazione di centinaia di leader e manifestanti.

È stato proprio quest’ultimo soggetto a costare a Omar un primo arresto nel 2017 e poi un altro il 26 dicembre 2019, questa volta a causa di un Tweet nel quale criticava un giudice che aveva inflitto pesanti condanne carcerarie a militanti del Hirak del Rif: “Lahcen Talfi, giudice della corte d’appello, boia dei nostri fratelli, ricordiamoci bene di lui. In molti regimi, i piccoli scagnozzi come lui sono spesso venuti a supplicare dopo [la caduta del regime] con la scusa di ‘avere eseguito gli ordini’. Non dimentichiamo e non perdoniamo questi funzionari senza dignità!”. Omar fu messo in libertà provvisoria il 31 dicembre in seguito a una grande campagna di solidarietà, ma venne condannato nel marzo 2020 a quattro mesi di carcere in condizionale per oltraggio al magistrato. Le attenzioni nei suoi confronti da parte di polizia e giudici non sono però terminate con questa sentenza.

A giugno, Amnesty International ha rivelato che la polizia marocchina aveva installato lo spyware di produzione israeliana Pegasus nel cellulare del giornalista, creando un nuovo scandalo per un regime che vuole reprimere il dissenso all’interno ma allo stesso tempo godere di una reputazione liberale e illuminata nella stampa estera. Inoltre, il sito prossimo al regime Barlamane ha riportato candidamente che le ricerche di Omar sulle confische dei terreni rischiavano di: “mettere in pericolo la conclusione dell’ultima tappa delle operazioni di confisca, tentando di relazionarle con la situazione politica generale al fine di creare un sentimento d’ingiustizia sociale presso il cittadino marocchino”. È così iniziata una nuova persecuzione fatta di dieci lunghissimi interrogatori (tra le sei e le otto ore) che vedevano Omar pretestuosamente indagato con ridicole accuse di spionaggio per entità straniere.

La situazione è però precipitata quando, il 25 luglio, una donna ha denunciato Omar Radi per stupro, cosa che ha portato al suo arresto il 29 luglio. In un comunicato preparato appena prima del suo arresto e pubblicato dalla pagina Facebook Free Omar Radi, il giornalista ha respinto l’accusa dichiarando che un rapporto consensuale era avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 luglio e sottolineando la sospetta scansione temporale dei fatti: “Sono assolutamente certo che l’opinione pubblica nazionale e internazionale, nonché tutti coloro che mi conoscono che si tratti di amic*, collegh* e compagn*, non si lasceranno ingannare dalle menzogne e le diffamazioni contro di me. Nessuno può pensare che l’attivazione di tale denuncia in malafede, in questo preciso istante, sia una mera coincidenza o una questione separata dalla persecuzione giudiziaria nei miei confronti”.

Fermo restando che nessuna accusa di stupro può essere accantonata senza i dovuti accertamenti, la scena militante marocchina ha pochi dubbi sul fatto che si tratti di una montatura e chiede quindi che il giornalista sia perseguito a piede libero. Un gruppo di militanti femministe marocchine ha rilasciato in merito un comunicato che dichiara: “Denunciare gli stupri, le violenze sessuali e la strumentalizzazione dei corpi femminili significa anche rifiutare che tali lotte siano strumentalizzate per manovre politiche”. Non sono mancate le prese di posizione di Amnesty International (“Le accuse di violenza sessuale devono essere prese sul serio” ma “le autorità marocchine hanno una storia di utilizzo di accuse di crimini sessuali come strategia per perseguitare i giornalisti e i militanti per i diritti umani”) e persino del Time. L’arresto senza prove di Omar è parte di un più ampio contesto di repressione delle lotte per la giustizia sociale, per questo sono tante le voci in Marocco e all’estero che ne chiedono la liberazione.

Pic Credit: Illustrazione di Wissal Houbabi