Marocco - Esplode la rabbia per la giustizia sociale a Jerada

16 / 3 / 2018

Abbiamo tradotto dall’arabo questo comunicato del Movimento 20 Febbraio [1] in solidarietà alle mobilitazioni di Jerada. Il movimento di Jerada sta subendo un giro di vite che rischia di essere simile a quello che ha già colpito il vicino Rif [2]. A partire dagli anni ’30, Jerada, città del nord marocchino non lontana dal confine algerino, è stata un grande centro di estrazione del carbone e un incubatore del movimento operaio marocchino. Nel corso degli anni ’90, però, le società minerarie presenti nella città chiusero i battenti. Nel 1998, la società Charbonnages du Maroc (Cdm), che impiegava circa 9.000 lavoratori, annunciò la cessazione delle attività, che terminarono definitivamente nel 2001 [3]. Da allora, la popolazione di Jerada è passata da 60.000 abitanti a 43.000 circa. La Cdm gestiva anche la distribuzione di acqua ed elettricità ai cittadini, e i costi delle bollette sono aumentati dopo la sua chiusura. A causa dell’assenza di fonti di reddito alternative, centinaia di lavoratori continuano a estrarre il carbone in condizioni di autoimpiego informale, precarie e rischiose. Per questo la silicosi colpisce ancora duramente gli abitanti della zona. Diversi abitanti hanno dichiarato ai media che il commercio del carbone è gestito da notabili locali, spesso facenti parte dell’apparato statale, che si arricchiscono senza assumere nessuna responsabilità per le condizioni lavorative dei minatori.

Il 22 dicembre 2017, due fratelli di ventitré e trent’anni sono deceduti a causa dell’allagamento di un tunnel minerario clandestino. Si tratta dello stesso destino toccato nel corso degli anni a numerosi minatori di Jerada. La tragedia ha dato il via a un prolungato movimento di massa per l’impiego stabile e lo sviluppo locale. Il movimento, conosciuto anche come il Hirak di Jerada, si è progressivamente organizzato in comitati di quartiere e ha visto diversi scioperi generali locali. La protesta si è acuita con la morte di un altro minatore l’1 febbraio 2018. Lo stato marocchino ha usato l’abituale tattica dilatoria di trattare prima e reprimere poi. A gennaio, il governo ha rapidamente proposto un piano di sviluppo locale che prevedeva numerose concessioni. La popolazione è rimasta però mobilitata, sapendo che in genere gli accordi di questo tipo non vengono applicati in assenza di pressione dal basso. Già dopo la chiusura della Cdm, lo stato aveva concordato con i sindacati un programma di sviluppo locale che non è mai stato messo in opera.

Il 10 marzo 2018, la polizia ha arrestato due leader del movimento, Amine Mkallech e Mustapha Dainane (l’immagine del profilo Facebook di quest’ultimo, raffigurante Lenin, lascia pochi dubbi sul suo orientamento politico). Le autorità hanno dichiarato che l’arresto non ha nulla a che vedere con il ruolo dei due uomini nelle proteste, si tratterebbe invece di una infrazione del codice stradale. Questa versione dei fatti non ha però convinto il Hirak di Jerada, che si è mobilitato per la liberazione dei due prigionieri con una manifestazione da migliaia di persone già l’11 marzo. Ma il 13 marzo il Ministero degli Interni ha vietato qualsiasi manifestazione nella città. Il 14 marzo, quando la polizia ha tentato di disperdere un presidio di protesta, sono cominciati duri scontri, conclusisi con circa 200 feriti tra manifestanti e poliziotti e l’incendio di cinque veicoli della polizia. Oggi il Movimento 20 Febbraio di Rabat-Salé-Temara ha convocato un presidio di solidarietà con il Hirak di Jerada. Le mobilitazioni per la giustizia sociale nel paese nordafricano modello del Fmi sembrano destinate a continuare, nonostante la dura repressione che prima ha colpito il Rif e ora sta calando su Jerada.

Protesta di solidarietà davanti al parlamento contro la repressione a Jerada

Libertà – Dignità – Giustizia sociale

Il regime marocchino conferma un’altra volta la sua lontananza dal popolo. Dopo la repressione delle mobilitazioni pacifiche del Rif, la campagna di fango diretta contro le sue lotte pacifiche e la grave militarizzazione del territorio, lo stesso scenario si ripete a Jerada, che subisce una povertà estrema pur avendo arricchito le casse dei dirigenti del paese.Nonostante l’embargo dei media e le loro distrazioni dai problemi del paese e dei cittadini, mercoledì 14 marzo sono emerse scene scioccanti di vetture della polizia che inseguono a sangue freddo i cittadini per investirli. Allo stesso modo, abbiamo visto giovani che si lanciavano nei buchi delle miniere di carbone minacciando il suicidio a causa della feroce repressione del diritto alla manifestazione programmata e pacifica contro la politica del saccheggio, della povertà e della repressione perpetrata dalla classe dirigente nonostante [nel 2011] milioni di marocchini siano scesi in piazza in tutte le regioni del paese rivendicando un sistema democratico.In risposta a questa repressione feroce contro la libertà dei cittadini e delle cittadine di Jerada, il Movimento 20 Febbraio della regione Rabat-Salè-Temara convoca una manifestazione di massa davanti al parlamento, il 16 marzo alle 18.00, in solidarietà contro la repressione feroce che ha colpito Jerada. Dimostriamo allo stato la pericolosità della continuazione di questo catastrofico approccio repressivo.

Movimento 20 Febbraio Rabat-Salè-Temara

*** A cura di Lorenzo Fe

[1] Il Movimento 20 Febbraio è una coalizione, formatasi nel 2011, che ha dato vita a un ciclo di mobilitazioni di massa per la giustizia sociale e la democrazia. Il movimento è andato affievolendosi nel corso degli anni, ma la sigla viene ancora usata da diverse organizzazioni che ne hanno fatto parte.

[2] http://www.globalproject.info/it/mondi/marocco-nel-primo-anniversario-del-hirak-lancio-di-una-petizione-internazionale-per-la-liberazione-dei-prigionieri-politici/21128

[3] http://www.liberation.fr/planete/2018/01/12/jerada-ville-symbole-des-luttes-syndicales-marocaines_1622021