l’Ucraina, vaso di coccio tra blindati di acciaio

I colloqui a Londra tra Kerry e Lavrov non hanno portato ad una soluzione.

di Bz
15 / 3 / 2014

Ci siamo tra 2 giorni assisteremo volenti o nolenti al posizionamento dell’Alleanza atlantica, leggi USA, dell’Unione Europea e della Russia in relazione all’esito, pressoché scontato, del referendum che si terrà in Crimea.

Abbiamo visto Obama stendere le sue ali protettive sull’Ucraina, garantendo assistenza militare e nell’immediato inviando derrate alimentare di primo intervento; abbiamo sentito il FMI garantire un finanziamento di quasi 15 miliardi come misura di accompagnamento alla politica economica ucraina di uscita dalla crisi economica; abbiamo sentito Putin minacciare di chiudere le canne del gas oltre che sospendere i propri aiuti economici e finanziari; abbiamo visto le milizie filo russe in attività, oltre che in Crimea, nelle regioni a ridosso del confine con la Russia, causando per la prima volta alcuni morti e molti feriti; abbiamo letto dei piani Nato, vecchi del 2006 al tempo dell’aggancio dei paesi baltici, di espansione in Ucraina; siamo a conoscenza dell’affanno e determinazione di Putin a non farsi mettere nell’angolo, circondato da apparati militari ostili, ridotto a semplice potenza regionale.

In tutto questo bailamme internazionale è sparita l’Ucraina, vaso di coccio tra blindati di acciaio, e, soprattutto, sono spariti gli ucraini, le loro richieste di libertà alla occidentale, sopraffatti dalla precipitazione nazionalistica a cui il Paese è stato costretto dalle sparate di Svoboda, destra nazionalista, e da quelle di Settore Destra, partito filo nazista, tanto da far sembrare la Giulia Timoschenko, acclamata in piazza e subito accantonata, una inveterata filorussa da cui guardarsi.

Le diplomazie di mezzo mondo hanno discettato sulla similitudine o meno del referendum di Crimea con quello prossimo di Scozia, di Catalogna, di quelli passati del Kossovo, di Cipro e giù declinando tutti retoricamente.

Il braccio di ferro tra Obama e Putin con nel mezzo a fare da supporter preoccupato l’Europa continuerà con tentativi di strappo da parte dei 2 contendenti, intanto continua il fuoco diplomatico incrociato per rendere pubblica la tensione internazionale che grava sulla faglia politico militare che separa l’Europa dalla Russia.

Lo stesso incontro a Londra, in territorio neutro, tra i ministri degli esteri  dei Big Boss, non scioglie alcun problema: le 2 potenze rimangono, almeno formalmente, ognuna sulla propria posizione.

“Non riconosceremo l'esito del referendum in Crimea.”  Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo il colloquio a Londra col ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. ''Non c'e' la stessa visione'' tra Russia e Stati Uniti sulla crisi in Ucraina e restano disaccordi. Ha affermato Lavrov, aggiungendo che ''La Russia rispettera' il risultato del referendum in Crimea''. "Non è nei piani di Mosca invadere l'Ucraina dell'est", ha assicurato Lavrov.