L’ombra della corruzione dietro l’indulto a Fujimori

28 / 12 / 2017

«Si tratta di salute e della possibilità di vita di un ex presidente del Perù che, avendo commesso eccessi e gravi errori, è stato condannato e ha già scontato dodici anni di reclusione». Con queste parole Pedro Pablo Kuczynski ha concesso la grazia per motivi umanitari ad Alberto Fujimori, ex dittatore peruviano[1], condannato nel 2009 come mandante dell’assassinio di 25 persone nei massacri di Barrios Alto nel 1991 e La Cantuta nel 1992. Tra gli "eccessi" e i "gravi errori" va ricordata per esempio la sterilizzazione forzata[2], su base etnica e di estrazione sociale, di 236 mila donne, recentemente denunciata dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani.

In Perù il fujimorismo[3] è ancora al centro del dibattito politico e anzi, ha ancora forza e legittimità: per ben due volte la figlia Keiko Fujimori[4] è andata vicina alla vittoria alle presidenziali del paese andino; nel 2016[5] a sconfiggerla è stato l’uomo delle “banche” Pedro Pablo Kuczynski che ha avuto la meglio solo al ballottaggio[6]. Durante la campagna elettorale si era dibattuto a lungo sulla possibilità o meno di concedere la grazia all’ex dittatore, ma l’attuale mandatario si era espresso negativamente e forse anche per questo era riuscito a vincere d’un soffio le elezioni. Nonostante il presidente lo neghi, ciò che è successo nelle ultime settimane ha sicuramente avuto un ruolo significativo, nel fargli cambiare idea.

Su tutta la vicenda pesa come un macigno il caso Odebrecht[7], la multinazionale brasiliana delle costruzioni, che ha scoperchiato un sistema di corruzione internazionale talmente vasto da coinvolgere governi reazionari e progressisti del continente[8]. Proprio di alcuni mesi fa, il vicepresidente ecuadoriano, Jorge Glas, ha subito una condanna a sei anni per aver ricevuto oltre 13 milioni di dollari in mazzette. L’ombra di Odebrecht ha coinvolto anche il presidente Kuczynski[9], accusato di aver ricevuto ben 782 mila dollari tra il 2004 e il 2007 quando era un importante funzionario governativo, attraverso la sua società Westfield Capital. Nei giorni scorsi il presidente ha evitato l’impeachment in Parlamento che, va ricordato, vede in maggioranza Fuerza Popular, il partito di Keiko Fujimori, vincitrice del primo turno delle presidenziali.

Ed è proprio qui che entra in gioco la potente famiglia di Fujimori, infatti Kuczynski è riuscito a sbarazzarsi dell’impeachment scendendo a patti con i figli dell’ex dittatore peruviano; infatti all’interno del Congresso la corrente fujimorista aveva già raccolto 87 voti necessari per approvare la deposizione del presidente in carica.

All’improvviso un colpo di scena, un accordo nemmeno così troppo sotto banco che ha visto entrare in gioco Kenji[10], fratello minore di Keiko - rivale per antonomasia di Kuczynski - che dissociandosi dal partito e votando contro la mozione di impeachment, portandosi altri otto voti dalla sua parte, ha di fatto comprato - in cambio - la liberazione del padre.

La successione e la relazione degli eventi non è passata inosservata e da più parti si è gridato allo scambio di favori[11]. L’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu[12] si è detto preoccupato della decisione di Kuczynski in quanto i gravi crimini commessi da Fujimori “sono di interesse della comunità internazionale nel suo insieme”, pertanto “la comunità internazionale deve essere coinvolta in questo tema così importante”. Anche all’interno del governo ci sono state delle reazioni radicali: i ministri dell’interno e della cultura e altri parlamentari hanno dato le proprie dimissioni in seguito alla concessione dell’indulto e ora si apre un nuovo scenario politico con il partito del presidente che si avvicina all’opposizione fujimorista di Fuerza Popular.

Si aggrava in un certo senso la situazione politica peruviana, Kuczynski paga il favore concesso nonostante abbia vinto su altri fronti e sia riuscito a rimanere al governo.

Fujimori dal canto suo ha chiesto scusa dal letto d’ospedale, dove è ricoverato: “Sono cosciente che i risultati durante il mio governo da una parte sono stati ben accolti, ma riconosco anche che ho defraudato altri compatrioti. A loro chiedo perdono con il cuore.” Ovviamente, nemmeno queste parole hanno convinto i peruviani che in molte città si sono riversati per le strade per protestare nonostante fosse la vigilia di Natale[13].

A Lima, oltre 5000 persone si sono scontrate con la polizia davanti alla casa del presidente. Nei prossimi giorni sono attese altre manifestazioni[14] nella capitale e nelle maggiori piazze del paese. Le manifestazioni spontanee hanno dimostrato che il popolo peruviano non ha dimenticato il terribile periodo della dittatura e che non è disposto a perdonare l’autore di tali crimini.

«Indulto es insulto» riecheggia nelle strade della capitale, eppure Fujimori riesce ancora a spaccare in due il paese: "amato" da quella borghesia che si è sentita minacciata da Sendero Luminoso[15],combattuto militarmente dell'ex presidente; "odiato" perché ha abolito le libertà costituzionali e si è macchiato di numerosi crimini contro l’umanità. Dopo circa 20 anni ci ritroviamo in una situazione simile, la grazia presidenziale ad Alberto Fujimori ha scatenato una enorme crisi politica, un accordo vergognoso dal punto di vista dei diritti, ma necessario a tenere in piedi un governo che ha permesso anche quest’anno all’economia andina di crescere. 

Ancora una volta la corruzione ha vinto.



[1] Articolo di archivio di Repubblica dopo la notizia - il 7 aprile 1992 - del golpe bianco quando Alberto Fujimori salì al potere

[2] La dignità violata di migliaia di indigene, l’ex dittatore Alberto Fujimori è responsabile della sterilizzazione forzata imposta negli anni Novanta a migliaia donne in Perù. La maggior parte donne delle comunità indigene, soprattutto contadine, dedicate alla pachamama

[3] Un articolo tratto da “El tiempo”; dopo l’indulto, ci sono molte domande sul futuro di Fujimori. Ora ci troviamo davanti ad un Partido Fuerza Popolare che ha al suo interno due diverse correnti.

[4] Un articolo di archivio di Limes; rispetto alle elezioni del 7 aprile 2011 nello Stato andino. I candidati erano 5 e fino all’ultimo fu difficile fare proiezioni.

[5] Un articolo tratto da BBC; nel 2016 Keiko Fujimori perse per la seconda volta - seppur al ballottaggio - le elezioni.

[6] Grande mobilitazione contro l’eventuale elezione di Keiko. La protesta si muoveva sui social network con l’hashtag #KeikoNoVa (Keijo non va bene) e nelle piazze: grosse manifestazioni in varie città del Perù, tra cui la capitale Lima. Il timore dei manifestanti era che se fosse stata eletta presidente, Keiko potesse seguire le orme del padre e rilanciare un regime autoritario. Non bastò che la favorita firmasse un documento in cui pubblicamente si era impegnata a rispettare le istituzioni democratiche e i diritti umani

[7] La corruzione di Odebrecht tocca anche il Perú

[8] Dalla Colombia all’Argentina scoppia lo scandalo Odebrecht: la corruzione è il sistema. Si tratta, attualmente, del più grande scandalo al mondo. Praticamente governatori e funzionari di quasi tutti gli stati della federazione sono coinvolti

[9] Pedro Pablo Kaczynski ha rischiato l’impeachment dopo che sono emersi i legami commerciali decennali con la società di costruzioni brasiliana Odebrecht, che è stata al centro del più grande scandalo di corruzione dell'America Latina.

[10] Un approfondimento su Kenji, il deputato "ribelle" del fujimorismo - nonché figlio di Alberto Fujimori - che è stato la chiave per salvare il presidente Pedro Pablo Kaczynski dall’impeachment.

[11] Durante la campagna presidenziale Kuczynski aveva promesso che non avrebbe perdonato Fujimori, ma nel giustificare il suo cambio di opinione, martedì 26 dicembre, ha dichiarato che da allora ha "seguito con preoccupazione il progressivo deterioramento della salute di Alberto Fujimori".

[12] "La concessione di grazia è una prerogativa che richiede un'analisi rigorosa in ciascun caso, considerando la serietà dei fatti nel quadro di un processo trasparente e inclusivo, alla luce degli standard internazionali sui diritti umani", ha affermato Amerigo Incalcaterra, rappresentante dell'Alto commissario per l'America latina, in un comunicato stampa.

[13] Galleria fotografica delle mobilitazioni di protesta contro l’indulto a Fujimori

[14] La notizia dell’indulto all’ex presidente condannato per crimini di lesa umanità ha scatenato una enorme mobilitazione popolare in Perù. Quali sfide per le lotte sociali in questa nuova fase?

[15] Articolo su QCodeMag; a 25 anni dall’arresto di Abimael Guzman, leader di Sendero Luminoso, che ha segnato la fine del terrorismo in Perù, il paese è ancora alla ricerca di una forma di resilienza collettiva che permetta di superare il trauma provocato dal conflitto armato che ha devastato il paese.