L’illegittimità delle elezioni Venezuelane secondo il ministro Moavero

13 / 2 / 2019

Alla fine il governo italiano rompe gli indugi e si schiera in modo soft col tentativo di golpe orchestrato in Venezuela dal presidente dell’Assemblea Nazionale Guaidó, con l’appoggio degli Stati Uniti, dell’Organizzazione degli Stati Americani e dell’informale Gruppo di Lima. La posizione dell’Italia è abbastanza ambigua da cercare di compiacere da un lato gli storici alleati a stelle e strisce chiedendo nuove e libere elezioni e dall’altro lato di non fare un torto al nuovo asse che unisce la Lega con Putin, non riconoscendo ufficialmente Guaidó come legittimo presidente. Naturalmente nessuno si aspettava un aperto sostegno a Maduro da parte dell’esecutivo giallo-verde, ma le dichiarazioni del ministro degli Esteri Moavero con cui è stata presentata la posizione dell’Italia, fanno venire in mente alcune semplici domande a cui il ministro dovrebbe dare risposta.

Perché le elezioni venezuelane del 2018 non sarebbero legittime?

Per prima cosa il ministro Moavero dovrebbe spiegare all’opinione pubblica perché non ritiene democratiche le elezioni del maggio 2018 che hanno portato alla rielezione di Maduro con il 67,84% delle preferenze e con il 46,07% di affluenza alle urne. Perché dalle dichiarazioni del ministro non risultano dati o prove utili a screditare il processo elettorale venezuelano ma piuttosto esternazioni catalogabili come considerazioni personali di antipatia verso il presidente eletto. “Il governo ritiene che le scorse elezioni presidenziali non attribuiscano legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Nicolas Maduro". Il ministro dovrebbe quindi fornire elementi utili per validare questa affermazione, perché la democrazia prevede proprio questo, altrimenti domani mattina lui e i suoi colleghi potrebbero svegliarsi con qualcuno che potrebbe ritenerli illegittimi e auto insediarsi al loro posto. Per il ministro tuttavia, «restano valide le elezioni dell'Assemblea Nazionale», vale a dire quelle in cui l’opposizione ha ottenuto la maggioranza nell’Assemblea stessa. Viene quasi da ridere ma davvero sembra che per il nostro governo, ma non solo, la legittimità, e quindi la democrazia, sia considerata tale solo quando a vincere sono quelli che li soddisfano. A mio modesto modo di vedere, invece, proprio il fatto che l’Assemblea Nazionale sia in mano all’opposizione è la prova più chiara che i processi elettorali venezuelani siano tra i più trasparenti del continente: quale dittatura lascerebbe in mano all’opposizione il Parlamento?

Facendo una rapida ricerca in internet, sono risalito alle notizie di quei giorni e non vi è traccia di prove portate dalle opposizioni in merito a presunti brogli elettorali. Si possono trovare solo dichiarazioni in tal senso delle opposizioni e dei soliti nemici giurati del Venezuela, ma senza alcun atto che provi tali dichiarazioni. D’altra parte, pure l’ONU nel marzo scorso ha rifiutato di partecipare al processo elettorale venezuelano non ritenendolo necessario nonostante proprio il presidente Maduro ne avesse richiesto la presenza [1]. Così, alle elezioni del 20 maggio 2018 hanno preso parte solo gli osservatori del CEELA (Consejo de Expertos Electorales de Latinoamerica), presieduto dall’economista ecuadoriano Nicanor Moscoso, per molti ritenuto un organo di parte, ma comunque organizzazione riconosciuta dalla stessa OSA [2]. Secondo il rapporto stilato dal CEELA (presente al processo elettorale con 2000 osservatori) e presentato dal presidente Nicanor Moscoso, «queste elezioni devono essere riconosciute da tutti […], sono il risultato della volontà del popolo venezuelano». Non solo, ma le operazioni di voto sarebbero avvenute «senza incidenti importanti e sempre garantendo la libertà del voto» [3].

Se le elezioni in Venezuela sono illegittime, cosa dire allora di quelle avvenute in Honduras?

Che sia un attacco prima di tutto politico e mediatico è evidente: non si è mai visto un così alto interessamento dell’Italia e delle potenze mondiali per processi elettorali dal dubbio risultato. Di casi di sospetti brogli elettorali ce ne sono molti, basti pensare alle elezioni in Messico del 2006 e del 2012 che hanno visto vincere tra molti dubbi appunto i candidati delle destre nazionali e considerati assolutamente ineccepibili da tutti nonostante le molte testimonianze dicessero il contrario. Forse il caso più esemplificativo però è quello dell’Honduras, dove il 26 novembre 2017 è andata in scena una farsa assolutamente incredibile. Una farsa che ha visto riconfermarsi presidente Juan Orlando Hernandez, con l’appoggio, nemmeno a dirlo, degli Stati Uniti, e il silenzio del mondo intero, ma soprattutto che ha portato a numerosi arresti, a oltre due mesi di violenza e a numerosi morti a causa delle proteste. I fatti: la giornata elettorale hondureña trascorre senza particolari momenti degli di nota. Fin dall’inizio dello spoglio si capisce subito che il vento sta cambiando, con il candidato di centro sinistra Nasralla nettamente in testa. Ad un certo punto però con oltre il 50% di voti scrutinati e la vittoria di Nasralla ormai certa, gli aggiornamenti del sistema si interrompono, per ore, e quando riprendono Hernandez risulta in testa per pochissimo, vantaggio che rimarrà invariato fino alla conclusione dello spoglio. A seguito di ciò, come già detto, le proteste esplose in tutto il paese sono state represse nel sangue e ancora oggi, a distanza di oltre un anno, il paese vive non solo nel terrore, ma pure nella miseria, tanto che sono oltre 300 i cittadini hondureños che ogni giorno fuggono dal paese per unirsi nelle ormai famose carovane migranti, con le quali cercano di attraversare in sicurezza il Messico per raggiungere il sogno americano. 

A fronte di quanto successo, nessuno si è mosso, nessuno si è sentito in dovere di mettere in dubbio un processo elettorale e un candidato che hanno evidentemente manipolato l’evento. Certo, in quel periodo il ministro degli esteri non era Moavero, ma vorrei ricordare al ministro che è tanto preoccupato per la democrazia e la violenza in Venezuela che in Honduras, oltre a quanto già raccontato, solo nelle prime due settimane dell’anno, di questo anno, 9 massacri hanno causato 33 morti violente. Che l’Honduras sia meno importante del Venezuela è ovvio, ma probabilmente è anche meno “interessante” non solo perché il paese non ha le riserve petrolifere del Venezuela ma anche perché Hernandez è un uomo di Washington. Utilizzare la democrazia a fini propagandistici, non vi rende quindi suoi paladini ma più modestamente degli approfittatori.

Scusi ministro, mi sa dire chi ha votato il governo giallo-verde?

La terza e ultima domanda viene spontanea e provocatoria: ma a voi che tanto fate la morale, chi vi ha votato? Perché alle ultime elezioni di casa nostra mi sembra di ricordare che il Movimento 5 Stelle e la Lega fossero avversarie e solo in un secondo momento hanno firmato quell’orrendo contratto di governo che oggi vi permette di stare lì. Potete girarla come volete, ma nessuno può dire che il nostro attuale governo sia stato votato. Sarà mica che manchi a voi invece la “legittimità democratica”? 

Concludendo, mi permetto di far notare al ministro Moavero che la legittimità democratica, non dipende dalle simpatie, né personale, né politica.

[1] https://www.europapress.es/internacional/noticia-maduro-pide-onu-envio-observadores-elecciones-20180315023651.html 

[2] http://www.oas.org/es/centro_noticias/comunicado_prensa.asp?sCodigo=C-488/10

[3] https://www.nodal.am/2018/05/venezuela-observadores-internacionales-piden-reconocer-las-elecciones-y-la-oposicion-exige-una-nueva-votacion/