Libia: obbligati a combattere per il Paese che li tortura

9 / 4 / 2019

Libia: un’altra violazione dei diritti umani. Migranti obbligati a combattere per il Paese che li tortura. L’appello di DossierLibia.

Si aggrava ulteriormente in queste ore la situazione in Libia dove si fronteggiano due fazioni ben note per i massacri dei civili: il governo nazionale di Fayez Al Serraj e le forze del generale Haftar.

Il primo appoggiato dalle nazioni unite, il secondo dagli Emirati Arabi. Diversi gli attacchi missilistici su Tripoli partiti dalle truppe di Haftar e si contano già i primi morti. A Open Online sono giunti messaggi e video dalle persone rinchiuse nei centri di detenzione della capitale, che testimoniano del conflitto in atto e di come la situazione sia fuori controllo.

Tre giorni fa, il 6 aprile, l’Eni ha fatto evacuare il proprio personale presente a Tripoli, Wafa ed ElFeel, raccordandosi con la Farnesina ed i servizi segreti.

Non c’è invece nessuna uscita per le migliaia di persone (donne, uomini e bambini) detenute nei lager libici che vi vivono in condizioni disumane, sottoposte a torture giornaliere, alla fame ed alla sete e che adesso si ritrovano in gabbia sotto i bombardamenti.

E’ di queste ore la notizia che cittadini eritrei e  sudanesi sarebbero stati costretti ad indossare divise militari per imbracciare le armi e difendere il paese che  tortura loro e le loro famiglie.

Un abominio continuo che ha il marchio anche dell’Italia che possiede interesse economici enormi in Libia con i giacimenti dell’ENI, (interessi fatti sulla pelle delle 5700 persone detenute nei lager libici) e che continua a considerare il paese come porto sicuro per i migranti che scappano e a rischio della vita cercano al salvezza in Europa.

L’Italia che ha firmato accordi di sangue e morte con la Libia. Libia che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra.

L’Italia, il cui Ministro dell’Interno continua a considerare la Libia un porto sicuro, che rimanda nelle carceri libiche uomini, donne e bambini che continuano ad essere abusati.

L’Italia che evacua in sicurezza il suo personale e non dice una parola per chi vi è trattenuto sotto tortura.

L’Italia che lascia morire in mare migliaia di persone e respinge chi arriva, contro ogni legge nazionale ed internazionale e contro ogni senso di umanità.

Sono molte le ONG che da tempo denunciano le condizioni dei lager libici, nell’indifferenza di tutti gli stati europei. Dossier Libia/LasciateCIEntrare si appella a tutte le forze nazionali ed internazionali perché vengano fatte evacuare dai centri di detenzione tutti gli uomini e le donne e i bambini trattenuti

Lanciamo un appello affinché tutti i detenuti nelle prigioni libiche formali ed informali abbiano quel diritto alla libertà che gli è stato di fatto negato (dall’intera compagine europea.) da una indifferente e corresponsabile Unione Europa

Lanciamo un appello affinché le oltre 5700 persone siano portate in luogo sicuro e che la cosiddetta Europa civile si adoperi ORA perché venga garantita la vita e l’incolumità di queste persone ed il raggiungimento di un paese dove possano trovare accoglienza in totale sicurezza e che garantisca dei diritti umani.