In Russia, esattamente come nell’Europa degli anni sessanta, l’ambiente e la salute vengono considerati di fatto elementi trascurabili e sacrificabili nel nome del profitto e dello sviluppo industriale.

Libertà per gli attivisti di Greenpeace

8 / 10 / 2013

La vicenda degli attivisti di Greenpeace imprigionati in Russia dopo l’azione nel Mare dell’Artico contro le trivellazioni petrolifere ha dell’assurdo e continua a svolgersi in un penoso silenzio della comunità internazionale.

15 attivisti di Greenpeace, il 18 settembre scorso, hanno provato a salire sulla piattaforma petrolifera della Gazprom nel mare Artico per protestare contro i danni prodotti dalle trivellazioni in mare. Per effettuare i sondaggi nel sottosuolo e per la costruzione dei pozzi stessi, vengono utilizzati degli acidi lubrificanti altamente tossici. I liquidi in questione ovviamente si riversano in mare con conseguenze nefaste per la popolazione marina. Ma non solo. Nessuno potrà mai dimenticare le immagini dell’incidente nel Golfo del Messico nel 2010 con milioni di tonnellate di greggio finite in mare ed un pezzo di pianeta compromesso per centinaia di anni.

In Russia, esattamente come nell’Europa degli anni sessanta, l’ambiente e la salute vengono considerati di fatto elementi trascurabili e sacrificabili nel nome del profitto e dello sviluppo industriale. I 15 attivisti di Greenpeace hanno tentato un’azione dimostrativa. Su di loro sono stati esplosi anche colpi di arma da fuoco. Sono finiti tutti in carcere e due di loro, Ana Paula Alminhana, di nazionalità brasiliana, e il britannico Kieron Bryan, sono stati incriminati per pirateria. Un reato che in Russia è punito fino a 15 anni di carcere. La sorte degli altri attivisti sembra essere quella della medesima incriminazione avuta da Alminhana e Bryan. Tra di loro c’è anche un italiano: Cristian D’Alessandro, napoletano. Cristian lo conosco da tempo, abbiamo frequentato lo stesso liceo, lo Sbordone di Capodimonte, che è stato a Napoli una fucina di attivisti che hanno arricchito i percorsi di decine di gruppi ed associazioni. Da sempre sensibile alle questioni ambientali, oggi Cristian come i suoi 14 compagni (non sò onestamente tra loro come si chiamano), rischia una condanna pesantissima. Recentemente in diverse manifestazioni sportive gli attivisti di Greenpeace hanno calato striscioni sullo stesso tema: è avvenuto al gran premio di F1 di Hockenheim in Germania e durante la partita di calcio di Champion’s League Basilea – Schalke 04. Episodio quest’ultimo che ha generato anche scontri con la polizia finiti con l’arresto di 17 attivisti di Greenpeace.

Il silenzio della comunità internazionale non è grave solo per le accuse rivolte ai 15 attivisti e per le motivazioni che hanno condotto all’azione contro la Gazprom, ma soprattutto perché tutto ciò avviene nella Russia di Putin, dove i gay vengono pestati a morte, le Pussy Riot incarcerate, gli immigrati del Caucaso vengono gettati da treni in corsa e gli esaltati nazionalisti siedono in parlamento. Un paese dove non esiste lo stato di diritto ed un processo veloce di fascistizzazione sta attraversando la società e le istituzioni. La Russia è un paese che di fatto ha un governo di estrema destra che ha scelto la linea del laissez faire nei confronti di xenofobi ed omofobi e che vede i corpi di polizia adoperare metodi e strumenti da dittatura nei confronti di chi protesta. Greenpeace da sempre è una organizzazione che utilizza metodi spettacolari per proteste e campagne spesso condivisibili e senza dubbio sempre ben articolate da un punto di vista comunicativo. Ammetto di essere stato particolarmente impressionato quando circa una decina di anni fa incontrai per la prima volta un responsabile di Greenpeace a Napoli a casa sua in un lussuosissimo palazzo del Corso Vittorio Emanuele. Gli feci una domanda alla quale mi rispose con imbarazzo : “Ma con tanti guai che abbiamo qui in Campania dovete andare per forza dall’altro lato del mondo a fare ste cose?”.

Ed è quello che vorrei chiedere anche a Cristian e magari portarlo nelle terre del biocidio in Campania, la sua terra. Vorrei chiederglielo però da persona libera.

Per questo bisogna aumentare la pressione sul governo Russo per liberare i 15 attivisti di Greenpeace. Un appello a tutti quelli che credono che la difesa del territorio, della salute e dell’ambiente è un patrimonio comune di tutti quelli che credono che un altro mondo è possibile.

Liberiamo Cristian! Liberiamo tutti!

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