Liberata Dima, la bambina palestinese per 2 mesi prigioniera di Israele

27 / 4 / 2016

Dima è stata liberata.

Dopo 72 giorni di carcere, con l'accusa di aver nascosto sotto la sua maglietta un coltello che avrebbe utilizzato per colpire un soldato israeliano, Dima ha riacquistato finalmente la libertà.

Fino a qui nulla di strano: una delle classiche scene di ordinaria occupazione. Se non fosse che il soggetto in questione ha 12 anni e, fino a ieri, era una delle più giovani bambine arrestate dall'esercito israeliano.

Questo ennesimo episodio ci dà la possibilità di tornare a parlare di quanto Israele continui a infrangere il diritto internazionale, adottando misure sempre più drastiche anche quando si parla di bambini.

Khaled Quzmar, direttore del Defense for children International- Palestine, ha recentemente affermato che "il diritto internazionale parla chiaro: i bambini dovrebbero essere detenuti come ultima spiaggia, per il minor tempo possibile, e in nessuna circostanza possono essere soggetti a maltrattamenti".

Nonostante ciò,  i fatti ci dicono tutt'altro.

Secondo l'ultimo report del DCIP "No way to treat a child", basato sulle testimonianze di 429 bambini detenuti nelle carceri israeliane negli ultimi tre anni, da Dicembre 2015 sono 422 i minori palestinesi sotto misure cautelari. Era dal febbraio 2009 che non si registrava un dato così alto di arresti.

Purtroppo, non c'è da stupirsi se si pensa che quella che alcuni hanno definito "l'unica democrazia del Medio Oriente",  è l'unico stato al mondo che sistematicamente perseguita tra i 500 e i 700 bambini ogni anno.

La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minori, ratificata dallo stato israeliano nel 1991, afferma che la salute e il benessere del minore devono essere garantiti in qualsiasi caso e che, nel momento in cui un minore viene accusato di aver commesso un reato, deve poter usufruire di precise tutele legali.

Ma anche in questo caso la politica israeliana procede in maniera completamente diversa. Nella maggior parte dei casi, infatti, i minori subiscono interrogatori senza la presenza di familiari e/o avvocati. Inoltre, la polizia israeliana non informa nè i bambini, nè i genitori delle ragioni dell'arresto o del luogo di detenzione dei loro figli. Senza contare che l'autorità israeliana, sempre secondo i dati DCIP, trasferisce circa il 60 % dei bambini palestinesi dai territori occupati palestinesi alle prigioni presenti in Israele (violando, ancora una volta, la 4 Convenzione di Ginevra).

Come la dodicenne Dima, i minori sono perlopiù accusati di nascondere o lanciare oggetti pericolosi.

Va ricordato, a questo punto, che nel Giugno del 2015, la tristemente famosa ministra della Giustizia, Ayelet Shaked, ha proposto un disegno di legge che prevede una pena di dieci anni a chi lancia pietre.

Stiamo comunque parlando di un governo che ha emesso, nel corso degli anni, 1700 ordinanze militari che regolano la vita della popolazione palestinese e che fa del concetto di "due pesi, due misure" la sua arma vincente. Infatti, dal 1967 la West Bank è governata da due diversi sistemi giuridici: da una parte il popolo palestinese viene giudicato dalla Corte Militare israeliana, dall'altra ai coloni, che ricordiamo essere illegali, viene applicata la legge civile israeliana .

Un governo che, oltre ad arrestare indistintamente adulti e bambini, cerca di ammazzare sul nascere qualsiasi forma di resistenza, considerando reato anche il semplice gesto di sventolare una bandiera palestinese.

E dopo aver preso in esame questi dati sconfortanti, con la consapevolezza che il futuro alle porte non sarà poi così diverso, è giusto riportare proprio le parole della piccola, ma già pericolosa, Dima al Wawi, subito dopo essere stata scarcerata: " In questi giorni mi è mancata la scuola, ma ho giocato molto con le altre bambine che erano con me in carcere".

Anche in questo caso la resistenza palestinese insegna a vivere e sopravvivere in uno stato di Apertheid che sembra non trovare pace:

"We Palestinians teach life after they have occupied the last sky.

We teach life after they have built their settlements and apartheid walls, after the last skies.

We Palestinians wake up every morning to teach the rest of the world life, sir.

We teach life, sir" (Rafeef Ziadeh, poetessa palestinese)

L'arresto continuo di minori rappresenta un crimine contro l'umanità. E se da una parte i governi occidentali difendono il profondo legame con il poco democratico stato israeliano, chiudendo entrambi gli occhi sulle violazione da esso commesse, a noi resta l'arduo compito di sostenere la resistenza palestinese dando risonanza, per esempio, a quel movimento di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni (BDS), preso tanto di mira dallo stato israeliano.

Ci insegnano la vita, e noi impariamo.

Dati presi da: IDCP Report Aprile 2016